Una blockchain immobiliare a garanzia del mercato Npl
La tecnologia, applicata per la prima volta in Italia a un credito deteriorato per due palazzine in costruzione, ha portato a ridurre drasticamente carta e burocrazia
di Adriano Lovera
2' di lettura
Arriva anche in Italia la prima operazione immobiliare in blockchain, che apre le porte al concetto di “tokenizzazione”. Protagonista della società è la startup milanese Realhouse Srl, che ha messo a disposizione la tecnologia, in partnership con importanti sviluppatori immobiliari. Al centro di questo esempio di applicazione per il real estate ci sono i crediti deteriorati (Npl) con base immobiliare.
Di cosa si tratta
I promotori hanno creato una società veicolo, denominata Immobiliare Casati, che ha concordato con Unicredit l'acquisto di un credito non performing del valore di 4 milioni di euro (stralciato a 3 milioni), il cui sottostante è rappresentato da due palazzine residenziali nuove a Roma, una pronta da vendere e l'altra ancora da terminare e mettere sul mercato nel giro di un anno e mezzo. Ma quel che conta, in questo caso, è la natura digitale di tutto l'iter. “Realhouse si è interessata alla creazione di “token”, ossia della realizzazione di un passaporto digitale in grado di incorporare tutte le informazioni relative alla società veicolo e che rispecchia esattamente i documenti tradizionali previsti dalla legge” spiega Lorenzo Rigatti, co-fondatore e ceo di Realhouse, che ha mosso i primi passi in questo settore d'avanguardia con la società svizzera Luxochain. Al momento, i token non sono in alcun modo trasferibili.
I vantaggi della blockchain
In tutti i settori, a prescindere dall'immobiliare, la natura stessa della blockchain garantisce velocità, perché ogni transazione o modifica societaria viene registrata in tempo reale, e sicurezza, perché tutto è crittografato e validato dai soggetti partecipanti alla rete. Così si riducono tempi e costi legati alla burocrazia e all'utilizzo di documenti cartacei. «Qualora dovesse esistere un mercato secondario regolamentato, in cui gli investitori accreditati possano scambiarsi “token”, cioè frazioni di immobili come fossero azioni, il mercato sarebbe molto più liquido e si abbasserebbe la soglia minima di investimento. Oppure, in tema di Npl, se in futuro le banche si strutturassero al loro interno per tokenizzare direttamente i crediti, potrebbero rivenderli sul mercato senza per forza svenderli ad altri operatori» continua Rigatti.
Una serie di opportunità, insomma, di sicuro ancora acerbe sul nostro mercato. E che fanno drizzare le orecchie ad alcuni soggetti, come i notai. «Non spariranno come alcuni sostengono, anzi, serviranno a validare un'operazione in blockchain, che di conseguenza diventa un segmento in cui possono specializzarsi e valorizzare il loro ruolo. A sparire sarà tanta carta. Più in generale – conclude il ceo Rigatti – la novità non deve spaventare il mercato immobiliare. Deve essere chiaro che la blockchain è solo il veicolo tecnologico, non è il cuore del business. In questo primo caso si trattava di Npl, ma potrebbe riguardare qualsiasi altra cosa. A decretare la bontà di un investimento resta l'attività immobiliare sottostante».
* In seguito a una richiesta di precisazione della società Realhouse, e non per errore commesso dalla nostra testata, il testo è stato modificato in data 4 marzo e risulta diverso dalla prima versione, pubblicata sul quotidiano il Sole 24 Ore e su questo canale on line il 2 marzo 2020.
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