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Una commedia contro il nazismo

A small light. Dagli ideatori di «Grey’s anatomy», la serie di Rater e Phelan parla dell’impegno di Miep Gies, la donna che nascose la famiglia Frank e ritrovò il diario di Anna. Bene il registro scanzonato e moderno unito alla lotta politica

di Gianluigi Rossini

Dramedy. Bel Powley nei panni di Miep Gies in un ballo corale di piazza

2' di lettura

La storia di Anna Frank contiene molte altre storie, e una di queste è quella di Hermine “Miep” Gies: nata a Vienna ma cresciuta in una famiglia adottiva olandese, Miep lavorava per la ditta di Otto Frank (padre di Anna) ad Amsterdam quando i nazisti entrarono in città. Con l’aiuto di alcuni colleghi nascose i Frank e varie altre persone, prendendosene cura dal 1942 al 1944. Fu lei a recuperare il diario di Anna dal nascondiglio e infine a restituirlo a Otto, l’unico che sopravvisse ai campi di concentramento.

In A small light (su Disney+ dal 2 maggio) la protagonista è proprio Miep, interpretata con brio e carisma da Bel Powley (Diario di una teenager, The morning show), affiancata dal devoto marito Jan (Joe Cole). All’inizio Miep è una party girl che si sveglia a ora di pranzo e non ha ambizioni né progetti, finché i genitori adottivi non la mettono di fronte alla scelta tra trovarsi un lavoro o sposare uno dei suoi fratellastri. Motivata dalla disperazione, riesce a convincere Otto Frank ad assumerla, andando così incontro al proprio destino.

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Creatori e showrunner sono la coppia Joan Rater e Tony Phelan, storici sceneggiatori di Grey’s anatomy, e infatti non solo la serie utilizza un tono e una sensibilità contemporanei, ma in certi momenti incorpora stilemi ripresi dai progetti di Shonda Rhimes o di Amy Sherman-Palladino: dialoghi rapidi e brillanti, movimenti degli attori elaboratamente coreografici, citazioni di cliché da commedia romantica, il tutto affiancato da una fotografia di colori pastello e da un sofisticato repertorio di costumi (dubito che la Miep storica avesse un armadio così ben fornito).

Non è certo la prima volta che i codici della commedia vengono usati per raccontare l’orrore nazista, ma qui lo stratagemma funziona bene nel dare corpo a quella che credo sia l’idea fondamentale, ovvero raccontare l’ordinarietà dei tempi straordinari. Tutta la tensione drammatica si gioca proprio sul fatto che, per sopravvivere, Miep e Jan devono continuare a vivere come se niente fosse. Gli autori, però, si premurano di distinguere la capacità di ridere e trovare la felicità ovunque propria di Miep, dalla complicità passiva di altri olandesi come l’amica Tess, che preferisce proseguire la sua vita privilegiata girando lo sguardo dall’altra parte.

Joan Rater e Tony Phelan A small light
Disney+, dal 2 maggio

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