strategie di gestione

«Una consulenza sofisticata per un risparmiatore evoluto»

di Lucilla Incorvati

3' di lettura

Alessandra Losito, napoletana di nascita, dall’inizio dell’anno è a capo di Pictet Wealth Management Italy. Risponde direttamente a Sven Holstenson, head of Europe Onshore of Pictet Wealth Management. Con oltre 21 anni di esperienza nel mondo della gestione di grandi patrimoni, è un’ esperta di finanza a tutto tondo (laurea in economia, master in finanza e Chartered Financial Analyst) da molti anni tra i top private banker italiani.

Cosa cambia in Pictet WM Italy con Alessandra Losito?

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Di fatto nulla. La mia sarà una gestione nel segno della continuità (succede a Luca Toniutti ora chairman di Pictet WM Italy ndr), sostenuta anche del fatto che possiamo contare sul forte commitment verso l’Italia della nostra casa madre. Questo ci garantisce risorse e la possibilità di realizzare progetti. Come quello di continuare nell’impegno ad inserire giovani talenti in affiancamento ai banker senior (in totale sono 30 nelle sedi di Milano, Roma, Verona e Torino). Un progetto al quale tengo molto e che sta dando molte soddisfazioni. Quello che registro in 21 anni di esperienza nella gestione dei grandi patrimoni è il cambiamento della clientela e di conseguenza anche il nostro approccio non può che non andare di pari passo.

A che cosa si riferisce esattamente?

La clientela che serviamo (soggetti che affidano almeno 2 milioni di euro di patrimonio) è diventata molto più sofisticata di un tempo. Sono individui e/o nuclei familiari che hanno superato diverse crisi (da quella del 2008 a quella del 2012 a fino quest’ultima legata al Covid) e per i quali si è alzata l’asticella. Oggi per servirla al meglio non basta più un unico banker, seppur capace e preparato. Ma si deve lavorare in team con incontri ravvicinati con il cliente. Servono più competenze combinate, spesso facendo ricorso a più specialisti da quelli nel private equity a quelli in hedge fund oppure in specifiche aree geografiche o settori d’investimento. Cresce l’interesse per i servizi di advisory e via via negli ultimi anni l’advisory sta sostituendo il classico servizio di gestione patrimoniale. Il cliente sofisticato è sì disposto a ridurre la sua liquidità ma a fronte di investimenti realmente ad alto potenziale. E a queste esigenze è opportuno dare risposte adeguate.

Come è articolato questo servizio e come viene prestato?

Il primo livello di servizio viene prestato dai banker. Poi si coinvolgono gli investment specialist in Italia e successivamente intervengono gli esperti product specialist. Abbiamo creato due anni fa il desk di specialisti ma, anche grazie alla tecnologia, siamo supportati da tutti i team che risiedono a Ginevra. Penso a quello sull’Asia oppure al grande interesse che registriamo nei private asset (investimenti illiquidi).

C’è poi un tema trasversale che è quello degli investimenti sostenibili al quale sempre più clienti sono sensibili.

Quello degli investimenti Esg in prospettiva è quello che crescerà di più. Per noi non è una novità e in questo settore possiamo vantare una grande expertise. Solo per citare un esempio vorrei ricordare che siamo stati i primi nel 2000 a lanciare un fondo che investe nell’acqua, ovviamente come risorsa da proteggere e la gran parte delle nostre soluzioni è Esg, oltre al fatto che nelle aziende dove investiamo siamo spesso impegnati con azioni di engagement. Nei prossimi anni assisteremo ad un passaggio di ricchezza enorme (oltre 3mila miliardi) verso le nuove generazioni, decisamente più sensibili al tema. Non solo. Gli studi ci dicono che il 75% dei clienti istituzionali non vuole più investire in prodotti che non siano Esg mentre l’81% dei millenials è interessato a saperne di più. A questo si aggiunga che è stato dimostrato ampiamente che se in passato si fosse utilizzando maggiormente il criterio Esg oggi si avrebbero maggiori risorse finanziarie. Insomma, è un percorso tracciato dal quale non si può prescindere.

Nel settore finanziario il 2021 segna una svolta per quanto riguarda la parità di genere. In Usa è arrivata Jane Fraser alla testa di Citi, in Italia Elena Goitini in BnlBNP Paribas sarà il primo ad di una grande banca commerciale e Alessandra Losito è tra questi nuovi leader.

Dal confronto con altri settori, quello finanziario e’ forse l’ultimo baluardo di una certa disparità di genere se si pensa a quante sono le donne impiegate (oltre il 50%) e quante quelle in ruoli apicali. Ma le cose stanno cambiando grazie ad una spinta che arriva in primis dagli investitori e poi dalla consapevolezza dei top manager. Vorrei citare a questo proposito l’esempio di una grande Fondazione come Yale che in ottobre ha scritto a tutti i gestori di cui si avvale chiedendo a ciascuno come si stanno organizzando per intervenire sulla questione diversity (intesa in senso lato) . E’ un monito non da poco in un contesto fortemente sbilanciato sulla presenza di donne in ruoli chiave. Ma la strada da fare è ancora tanta.

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