MICROCOSMI

Una lezione dalla piazzetta di Cerignale

di Aldo Bonomi

3' di lettura

Sentiamo forte la discontinuità data dal “non riconoscerci più in ciò che ci era abituale”. La rottura della forza dell’abitudine prodotta da Covid 19 interroga processi complessi come economie, lavori e trasmissione dei saperi dei grandi apparati dalle imprese alla sanità alla scuola. Preoccupazioni grandi del settembre incombente.

Ma è stata anche una cesura della microfisica del quotidiano delle comunità locali. Abitualmente ogni anno ad agosto, su iniziativa del sindaco di Cerignale, Massimo Castelli, ci si ritrova in questo comune polvere, centoventotto anime, in alta Val Trebbia ad interrogarci sullo sviluppo locale. Luogo emblematico, su nei piccoli comuni s’incontrano quattro regioni strategiche dello sviluppo del Nord del Paese, giù nelle terre basse dei capannoni della logistica inizia il regno di Amazon e le terre del LOVER novello triangolo industriale tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. L’anno scorso il tema era la crisi ecologica, con Carlin Petrini a dar speranza di un altro sviluppo possibile partendo dalla rivitalizzazione del margine. Quest’anno il protagonista è stato il personale dell’ospedale di Bobbio, dai medici agli operatori tutti, con la richiesta di valorizzazione dell’ospedale di comunità depotenziato nel 2017. Partendo dalla coscienza e dall’esperienza di luogo, partendo da Cerignale, si è fatto comunità larga andando giù fino a Piacenza contigua a Codogno epicentro con Bergamo e Brescia della geografia del male. Si è presentato il libro di Mauro Molinaroli “La notte più buia” un viaggio racconto nel dramma del territorio ricordando le figure note e meno note della comunità che ci hanno lasciato. Partendo da medici e personale sanitario ai parroci ed ai volontari della comunità di cura, sino ad arrivare agli imprenditori della comunità operosa, si è elaborato il lutto delle tante “vite minuscole” nella microstoria locale da necrologio per il giornale locale «Libertà» facendone un racconto condiviso della comunità. Un libro per fare comunità condivisa. Iniziativa supportata da Confindustria Piacenza, come se la comunità operosa delle imprese avesse chiaro che solo recuperando una memoria del dolore ed un sentire collettivo condiviso dopo la “Notte più buia” si può sperare.

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Quasi un messaggio ultimo lasciato da Cesare Betti, direttore di Confindustria che “amava il dialogo ed il confronto” quando organizzava lì in mezzo ai capannoni della logistica il convegno riflessivo sul destino di “Piacenza città impresa”. Ed è dal dislivello che va da Cerignale a Piacenza, da quelle differenze territoriali che occorre ripartire per sperare. Partendo da una riflessione sul Vuoto e sull’abbandono dei comuni polvere in sincretismo con una più che urgente riflessione sul Pieno della terra della logistica che sta tra Piacenza e Codogno. Imparando dai medici e dai sindaci. Come ha ricordato Luigi Cavanna, primario oncoematologo, nel pieno degli ospedali si decise di andare casa per casa facendo cura di territorio ritrovandosi con i volontari che portavano la spesa in una comunità di cura larga. Racconta: “Ho proposto di fermare l’onda prima dell’arrivo in ospedale. Si sono formate squadre di intervento rapide a domicilio, tante persone anziane, sole ed impaurite. Si sono sentiti accuditi, ascoltati. Molti ripetevano andrà come andrà ma almeno qualcuno è venuto». Solitudine, rumore muto interrogante i sindaci lungo le vallate da cui in tanti scendono e sono scesi a valle verso il pieno del capitalismo delle reti.

Sarà per questo che, ricordando i sussurri della coscienza dei luoghi attraversati dalla malaombra del virus, hanno ricominciato a tessere e ritessere comunità di valle in rapporto con la città. Erano in tanti a Cerignale, per ricordare, ma anche per percorrere il dislivello tra vuoto e pieno, tra margine e centro, tra territorio e città che riscoprono, dopo il trauma “da debito di ossigeno “, le terre alte. Sarà per questo che siamo tornati a Carlin Petrini continuando a ragionare della crisi ecologica, dei prodotti locali chiedendoci come tenere assieme il Gutturnio DOC, La Coppa piacentina DOP ed Amazon, la tradizione dei vini e dei salumi e l’ipermodernità. Questione per nulla marginale come aveva intuito il direttore di Confindustria Piacenza. Non è solo un territorio per le gite fuori porta, ma un nodo panottico sulla metamorfosi dei capitalismi: dalle agricolture, alle manifatture sino alle reti algoritmiche e logistiche. A queste “rughe delle differenze territoriali” che segnano il volto sociale del territorio ha fatto riferimento nel suo intervento la vicepresidente della regione Elly Schlein, dando una prima risposta guardano al vuoto dei piccoli comuni: l’infermiere di comunità. Forse, anche guardano al pieno, sarebbe auspicabile un riprendere il filo olivettiano impresa e comunità. Dalla piazza di Cerignale sospesa sull’Appennino verso il finire di ogni incontro si vedono arrivare i caprioli. Anche quest’anno sono arrivati. Buon segno.

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