titoli di stato

Una montagna alta 44mila miliardi di dollari. Ecco la mappa del debito pubblico mondiale

di Maximilian Cellino

2' di lettura

Cresce, cresce sempre di più il debito pubblico globale: un’eredità delle politiche ultra-espansive con le quali i Governi di tutto il mondo hanno cercato di sconfiggere la crisi finanziaria nel corso degli ultimi 10 anni, e che certamente i propositi di spesa del neo presidente Usa Donald Trump non contribuiranno a interrompere. È ormai una montagna che secondo le stime di Standard & Poor’s Global Ratings supererà i 44mila i miliardi di dollari a fine 2017 quella che 130 stati sovrani emittenti dovranno prima o poi restituire ai sottoscrittori del loro debito, il 2,3% in più rispetto al 2016.

L’Italia sul «podio» dietro Usa e Giappone
In testa alla classifica svettano i due grandi debitori Usa e Giappone, rispettivamente con l’equivalente di 14.500 e 9.500 miliardi di dollari, che insieme fanno oltre il 50% del totale. Già al terzo posto di questa classifica forse poco invidiabile arriva però l’Italia con i suoi poco più di 2mila miliardi di dollari (1.922,5 miliardi di euro) di debito piazzati sul mercato: un impegno enorme per il nostro Tesoro, attutito soltanto in parte dal crollo dei tassi di interesse negli ultimi anni (dovuto principalmente al quantitative easing della Bce) che ha ridotto a circa il 3% il costo complessivo a servizio del debito italiano.

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In calo le emissioni per il 2017
La notizia migliore che traspare dallo studio di S&P è il fatto che nel corso del 2017 la velocità con cui si sta edificando, dollaro dopo dollaro, questa montagna tenderà a diminuire un po’. Fuori dalla metafora, tutto ciò significa che gli Stati emetteranno a livello globale un po’ meno debito a lungo termine rispetto agli anni precedenti: circa 6.800 miliardi di dollari contro i poco più di 7mila miliardi dell’anno appena concluso. Questo è in parte un’effettiva conseguenza del consolidamento fiscale in atto in molti Paesi, ma anche un’illusione ottica legata al fatto che tutti i debiti contenuti nella statistica sono tradotti in dollari, moneta che si sta rafforzando. Ancora una volta saranno comunque Usa e Giappone a emettere il 60% dei nuovi titoli del globo, mentre l’Italia si «difenderà» con 276 miliardi di dollari (260 miliardi di euro) e occuperà una fetta rilevante pari al 4% a livello mondiale.

Diminuisce la «qualità» del credito
L’altra faccia della medaglia è rappresentata da una generale diminuzione della qualità del credito. Per ora l’Italia, con il suo rating «Bbb-» riesce a mantenersi al di sopra del livello di «junk bond», o rating «spazzatura» che dir si voglia, che dalla «Bb» in giù raccoglie invece circa il 7,5% del debito globale (con il piatto forte del Brasile e dei suoi 191 miliardi di dollari). Il declassamento della Gran Bretagna ad «Aa» dopo l’inattesa Brexit ha ridotto ulteriormente il quantitativo di titoli sovrani con il massimo dei voti («Aaa»): nel 2017 saranno appena il 7% (e il 6% delle emissioni a lungo termine nel corso dell’anno) contro il 13% di un anno fa. Circa la metà del debito ricade nella categoria «Aa», dove oltre al Regno Unito stazionano altri cinque «grandi» emittenti come Usa, Giappone, Cina e Francia.

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