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Una nuova value creation per il Private Equity

di Marco Mazzucchelli

(Olivier Le Moal - stock.adobe.com)

5' di lettura

Il tema della creazione di valore per tutta l'industria del Private Equity è sotto i riflettori, ancor più che in passato. Potendo contare meno che in passato sui trend di crescita dei multipli e dei business, il PE è per la prima volta obbligato a “lavorare” davvero il portafoglio. Ma quali sono i temi principali da affrontare per poter implementare pienamente un modello di business molto più orientato alla creazione di valore? Ne elenchiamo alcuni che riteniamo molto rilevanti.

La trappola dei talenti

Le capacità professionali che hanno portato a concludere operazioni valide e di successo in passato potrebbero non essere necessariamente le stesse che aiuteranno a concludere operazioni di successo in futuro. Il tema delle competenze dei talenti riguarda sia i key managers delle società in portafoglio sia gli investment professionals nei fondi PE.

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La selezione dei managers giusti per le società in portafoglio è meno ovvia oggi data la mancanza di esperienza della maggior parte dei managers di settore in ambienti geopolitici, macro e microeconomici come quelli che stiamo attualmente vivendo e dove l’attenzione alla crescita quantitativa e qualitativa degli utili è probabilmente fra le competenze necessarie la principale. D'altro canto, una maggiore comprensione trasversale, tecnologica e sostenibile delle problematiche trasformative tipiche delle aziende odierne con una particolare capacità di interpretare le investment thesis come momenti trasformativi nel medio-lungo termine è sempre più richiesta agli investment professionals dei fondi. Quasi tutti i fondi internazionali sviluppano da tempo al proprio interno competenze di creazione di valore con l’inserimento di ex gestori di settore ed ex consulenti con competenze di settore, trasformative ed esecutive. Se guardiamo ai fondi regionali e/o locali, tali risorse sono ancora limitate.

Thematic Investing

Pur mantenendo e spingendo ancora di più sull’approccio classico che mira a selezionare i campioni nei settori industriali di riferimento, la questione dell’investimento tematico è sempre più importante. L’investimento tematico, ovvero l’investimento in cambiamenti a medio-lungo termine che promettono di alterare le attuali tendenze e ipotesi di mercato, si è rapidamente ampliato al servizio sia degli investitori che desiderano navigare attraverso la volatilità a breve termine estendendo i propri orizzonti su un periodo più lungo, che di coloro che mirano a diversificare i propri portafogli non solo per asset class, regioni e capitalizzazioni di mercato, ma anche per idee. Quali sono le tendenze tematiche più rilevanti? A titolo esemplificativo: i) Tecnologia come settore di riferimento e implicazioni della trasformazione digitale su tesi di investimento di altri settori; ii) Gli SDGs e le implicazioni della trasformazione ESG sulla tesi di investimento di ogni settore; iii) L’invecchiamento della popolazione e le conseguenze per l’assistenza sanitaria, le life sciences e il settore assicurativo; iv) Il gap di talenti, la formazione delle risorse umane e l’allineamento tra domanda e offerta di forza lavoro; v) L’evoluzione generazionale dei consumatori e degli stakeholder e le loro future abitudini/esigenze di acquisto; vi) Il tema della transizione energetica come area di investimento e come trasformazione delle imprese in altri settori.

Investire in qualsiasi società che impatta su questi trend tematici ha sicuramente maggiori possibilità di generare rendimenti significativi nel medio-lungo periodo e prospettive di arbitraggio di multipli significativi. Lo scouting delle aziende target diventa forse più complicato nel breve termine, passando necessariamente da una conoscenza più approfondita e verticale dei trend tematici selezionati, ma sicuramente più sostenibile e ricorrente in futuro.

Value Creation come approccio all'investimento

Il processo di creazione del valore è ormai imprescindibile, inizia ben prima della chiusura di un deal ed è preceduto da una comprensione ampia delle tematiche generali su cui l’azienda target è focalizzata e delle conseguenti esigenze evolutive e trasformative dell’azienda nel medio- lungo termine. È più che mai chiara la necessità di costruire, già in fase di valutazione, un piano di creazione di valore di ampio respiro e omnicomprensivo e dettagliato. Non è più sufficiente preoccuparsi delle aspettative di un settore e del posizionamento strategico di un’azienda in quel settore; elementi tipicamente inclusi nelle tesi di investimento. Ulteriori questioni molto più verticali devono essere affrontate come ad esempio: gli impatti geopolitici sui modelli di business, le implicazioni della trasformazione digitale sulle operations e sul modello di business, gli effetti ESG sulla strategia e sul modello di business e come guidare la ESG transition all'interno della catena del valore di riferimento, come valorizzare e mantenere ingaggiato il capitale umano e costruire un ambiente di lavoro migliore e sostenibile, come migliorare l’approccio alla governance, al rischio e al controllo e tanto altro. Questi temi dovrebbero far parte delle investment thesis ed essere suddivisi in un piano di creazione di valore che entri in azione subito dopo il closing.

ESG Transition

I giorni in cui la sostenibilità era una questione morale sono lontani, con un numero costante e crescente di aziende, governi, investitori e agenzie di regolamentazione che guidano con vigore la ESG transition. Finora, tuttavia, i dati a disposizione degli operatori sulle metriche di sostenibilità sono ancora un work-in-progress e non sono sempre realmente rappresentativi e collegabili ai multipli di uscita e ai ritorni sugli investimenti. Quello che però si può ormai affermare con sicurezza è che la trasformazione ESG-driven delle aziende, il più delle volte, porta a risultati finanziari migliori e maggiormente sostenibili nel tempo con un chiaro impatto sul valore dei sottostanti.

Il PE deve agire tutelando l'interesse a lungo termine dei suoi beneficiari, riconoscendo che le questioni ESG possono influenzare la performance e la valutazione delle società in portafoglio e di conseguenza i rendimenti. Resta ancora molto da fare per implementare accuratamente le logiche ESG su tutti i portafogli. Il divario tra ambizione e implementazione è alla base di gran parte delle recenti critiche sui temi ESG (greenwashing). Il PE può oggi guidare un ulteriore passo in avanti, continuando a porre il tema ESG come centrale nella identificazione delle opportunità di investimento e nello sviluppo delle azioni di creazione di valore sulle società in portafoglio durante l'holding period, il tutto con una consapevolezza sempre più chiara che la qualità ESG di un asset ha un impatto significativo anche sui multipli di uscita.

Un approccio innovativo alle questioni relative ai talenti, in particolare per quanto riguarda i professionisti del PE e le C-suite delle società in portafoglio, un orientamento a investimenti tematici e orientati all’ESG, una capacità di front-end reale e proattiva per la creazione di valore e un approccio significativo e sostanziale alle questioni ESG sono quindi cruciali per navigare nell'incertezza di questo momento e cogliere la prossima ondata di rendimenti sostenibili. Considerando la rilevanza quantitativa del settore del Private Equity, una maggiore attenzione ai temi predetti consentirà all'industry di rendere ancor più evidente il proprio impatto qualitativo in aree attualmente considerate chiave, strategiche e sistemiche (i.e. ESG, lavoro, transizione energetica , diffusione e trasformazione digitale).

(EMEIA Private Equity Consulting leader di EY)

Riproduzione riservata ©

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