Una Pasqua all’insegna dell’incertezza per il comparto turistico
La guerra in Ucraina ha neutralizzato le aspettative positive derivanti dalle restrizioni anti Covid. Pesa in alcune località l'assenza dei russi
di Nino Amadore
4' di lettura
Incertezza. È questa la parola chiave del settore turismo in questa fase molto complicata. Da un lato la pandemia dall’altro la guerra in Ucraina. Il settore si sente assediato anche se non mancano, a sentire gli operatori, segnali positivi come la ripresa degli arrivi dei viaggiatori del Nord America di alta fascia. Segnali che, però, non sono certo sufficienti a dire che splende il sole: quel tipo di viaggiatori, in genere, sceglie poche e selezionate mete come Taormina, Capri, la Costa Amalfitana. Segnali però smentiti da Fiavet che ha lo sguardo largo su tutte le destinazioni e non solo su quelle blasonate: «I dati positivi sulle previsioni di prenotazione dagli Stati Uniti già stanno cambiando, di pari passo con il crollo delle borse: è spaventoso» dice il presidente Ivana Jelinic.
Ovviamente il tema vale per tutto il Mezzogiorno che guardava con speranza alla fine delle restrizioni. Nessuno si azzarda a fare previsioni vere. Prima che scoppiasse la guerra in Ucraina c’era chi puntava a una ripresa secca: a Napoli, per dire, circolava una proiezione per la Pasqua di quest’anno che parlava di un tasso di riempimento delle strutture ricettive intorno al 70 per cento. Per la verità la sensazione è che le cose, in questo contesto internazionale così turbolento, siano cambiate. Lo dice Ornella Laneri, presidente del settore Turismo, cultura ed eventi di Confindustria Catania e amministratrice del Four Points by Sheraton di Acuicastello in provincia di Catania: «C’è stata una grande contrazione rispetto alle previsioni – dice – poi bisogna però andare a vedere nel dettaglio secondo le varie fasce. Andiamo avanti nel giorno per giorno in attesa di capire come si evolverà la situazione. Posso dire soltanto che la gente ha una grande voglia di viaggiare». In alcune località della Sicilia ma non solo (in Campania per esempio) peserà certamente l’assenza dei turisti russi: «I turisti russi in Italia erano 1,5 milioni nel 2019 e hanno speso nel nostro Paese un 984 milioni di euro. Dopo due anni in cui abbiamo perso oltre l'80% del fatturato del turismo la guerra è l'ennesimo colpo al nostro comparto. Avevamo appena finito di rallegrarci per l'ammissione in Italia dei turisti vaccinati con Sputnik ed ora dobbiamo prevedere perdite ulteriori, soprattutto in alcuni luoghi, come le grandi città d'arte, già sofferenti, le località di vacanza sulla riviera romagnola, senza dimenticare la Sardegna, una delle mete predilette dai russi» dice ancora Ivana Jelinic.
Oggi restano solo analisi generali e per i numeri bisognerà aspettare forse ancora qualche giorno. C’è forse anche la speranza che il vento, per questo settore, possa cambiare. Lo si vede da quello che dice il presidente dell’Enit Giorgio Palmucci: «Stiamo orientando l' ago di una bilancia che va ricalibrata con grande rigore scientifico, metodo, fiducia e proposte concrete come i 9 milioni messi a disposizione da Enit per le aziende private. Non abbiamo mai arrestato la spinta verso il futuro. E già a Pasqua avremo una piccola rinascita dai Paesi di Prossimità e dal turismo domestico».
Il dato fornito da Assoturismo Confesercenti ci spinge a ragionare per il peggio: «Complessivamente, ad oggi scontiamo una riduzione di circa il 30% delle prenotazioni da parte di italiani e stranieri per il periodo primaverile – si legge in una nota –. L’aumento dei costi dei carburanti si riflette sul costo dei viaggi, e gli italiani – già messi alle strette dal caro bollette – hanno deciso di ridurre il budget: uno su tre, in particolare, taglia le spese turistiche, e anche la domanda internazionale rimane sotto le attese». Più dettagliata l’analisi del presidente nazionale di Assoturismo Vittorio Messina: «Il conflitto russo-ucraino – spiega Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Confesercenti - non ha fermato solo i viaggiatori di questi due paesi: assistiamo, a una diminuzione generale delle prenotazioni da tutta l'area dell'Europa orientale e del Baltico, dalla Finlandia all'Ungheria passando per Polonia, Estonia Lettonia e Lituania, mercati minori ma che prima della pandemia avevano mostrato un crescente interesse nella destinazione Italia, e anche dagli Usa. Speriamo che si tratti di un rallentamento momentaneo: si sta profilando di nuovo una situazione difficile per il settore turistico, già messo in crisi da due anni di stop and go. I provvedimenti varati dal Governo per il contenimento dei costi energetici e per l'estensione degli ammortizzatori sociali per il turismo fino a fine anno sono senz'altro positivi, ma non è da escludere la necessità di nuovi sostegni».
Ma c’è chi intanto guarda oltre la Psqua facendo i conti con le criticità del momento: «Pasqua è troppo vicina. Confidiamo però che la Sicilia riesca, comunque, a svolgere il suo tradizionale ruolo attrattivo nei confronti della clientela nazionale, anche magari con prenotazioni last minute – dice Nico Torrisi, presidende di Federalberghi Sicilia – . Si sta verificando però una tendenza, molto positiva, che è quella dell'anticipo delle vacanze estive: i portali di prenotazioni confermano già per giugno un vero e proprio boom di presenze, anche estere, soprattutto per le località marine».
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