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«Mercato dell’auto? Una selezione darwiniana, sopravvive chi fa scelte chiare»

Dario Duse (AlixPartners): «Le pressioni competitive saranno sempre maggiori, serviranno investimenti enormi per l’elettrificazione»

di Alberto Annicchiarico

Dario Duse, Country Leader Italia e co-responsabile EMEA del Team Automotive di AlixPartners

2' di lettura

Dario Duse, Country Leader Italia e co-responsabile EMEA del Team Automotive di AlixPartners, passato lo shock pandemico a che punto è il mercato dell’auto?

Dopo anni di volumi depressi, quest’anno vedremo un rimbalzo dovuto al venire meno delle tensioni sulle forniture. I volumi di chip destinati al settore saranno sufficienti per produrre tutti i veicoli richiesti dal mercato. Ma la crescita della domanda dopo il 2024 sarà moderata, tra il 2 e il 4% annuo, e il percorso evolutivo necessario per rimanere competitivi aggiungerà diverse sfide.

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Quali?
L’elettrificazione e più in generale il C.a.s.e. (Connected, Autonomous, Shared, Electrified, acronimo creato da AlixPartners per indicare i veicoli di nuova generazione, ovvero connessi, a guida autonoma, condivisi ed elettrici, Ndr) è già da diversi anni al centro della profonda trasformazione dell’industria. Il trend è verso un “iPhone con le ruote”. Serviranno armi affilate sulla connettività e sulla guida assistita. Ci saranno minori possibilità di far leva sui prezzi e il prodotto sarà più uno strumento che un bene. Le pressioni competitive saranno sempre maggiori.

Quanto alle pressioni competitive ne sanno già oggi qualcosa i costruttori europei, alle prese con l’imminente alluvione cinese. Qual è l’arma segreta dei produttori del Dragone?
Una combinazione difficile di elementi chiari, unita a un contesto favorevole: nessuna legacy a schemi e processi consolidati, ma una partenza da foglio bianco o quasi, cercando di indirizzare solo gli elementi di valore per il cliente e ottimizzandone i costi, un’attitudine al rischio da nuovi sfidanti, lavoro sistematico e sovvenzioni per colmare i gap essenziali, inclusi tecnologia elettrica, software e design. Ma anche velocità nello sviluppo del prodotto. I “nuovi” costruttori, Tesla per prima, ma anche Xpeng, Byd o Zeekr, hanno meno difficoltà ad adottare approcci disruptive. D’altro canto, la rivoluzione è ancora in atto e serviranno investimenti enormi: 616 miliardi di dollari annunciati per i prossimi 5 anni solo per l’elettrificazione. Senza ancora aver veramente catturato i ricavi addizionali provenienti dalle nuove funzionalità “connesse” del veicolo.

Quali sono le prospettive per le big?
I costruttori consolidati hanno maggiori possibilità finanziarie e operative in un’industria che ha elevata intensità di capitale e necessità strutturale di una scala che consenta di ammortizzare gli enormi costi fissi e di sviluppo. Considerando che l’evoluzione richiederà cambiamenti profondi e rapidi, sostenuti da un adeguato bagaglio finanziario e di competenze, assisteremo ragionevolmente a un’evoluzione darwiniana dell'industria. Solo in Cina ci sono più di 50 brand automotive con meno del 2% di quota di mercato.

Evoluzione darwiniana è premessa di scomparsa di alcuni attori?
I costruttori occidentali dovranno soddisfare le richieste dei consumatori cinesi. La selezione darwiniana includerà anche una revisione profonda delle logiche, del footprint e delle alleanze su motori a combustione e trasmissioni. I motori a combustione continueranno a esistere ancora nel breve periodo, ma la contrazione imporrà consolidamento e razionalizzazione sui modelli per rimanere competitivi. E la transizione all’elettrico forzerà alcuni player a cercare opportunità in industrie diverse. Niente di nuovo, ma anche in questa evoluzione/rivoluzione, avrà maggiori possibilità di sopravvivere chi prenderà una direzione chiara prima degli altri.

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