sanità e sovranismo

Ungheria, Orban inventa la natalità di Stato: «nazionalizzate» le cliniche di fecondazione

Per il governo di Budapest l’aumento del tasso di fecondità è una priorità: adesso è pari a 1,49, sotto la media Ue di 1,59. Di questo passo entro il 2050 la popolazione calerà di oltre il 20% rispetto al 1989

di Roberta Miraglia

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2' di lettura

La fecondità è un affare di Stato nell’Ungheria di Viktor Orban alle prese con tassi sotto la media europea. Dal primo gennaio nel Paese sono caduti i limiti al finanziamento pubblico dei trattamenti di fecondazione in vitro, i medicinali sono diventati completamente gratuiti e il settore, definito di «importanza strategica» dal premier, è stato chiuso agli investitori privati in seguito alla recente nazionalizzazione di sei cliniche specializzate.

«Abbiamo comprato tutte le società che operavano nel settore della fecondità - ha detto Orban nel suo discorso di inizio anno - e d’ora in poi ci sarà una sorta di monopolio statale nel senso che per fornire tali cure sarà necessario un permesso». È meglio che i privati restino fuori, ha aggiunto, perché non verranno loro concesse autorizzazioni.

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Tutte le coppie ungheresi che ne hanno bisogno possono ora accedere gratis alla Fivet senza più liste d’attesa grazie all’eliminazione di tetti ai trattamenti erogabili con finanziamento statale. Secondo il fondatore del Kaali Institute - il principale istituto per fecondazione assistita di Budapest - in questo modo il numero di bambini nati con tali tecniche potrebbe aumentare del 75% annuo, passando da 2mila a 3.500. Per il Governo Orban l’aumento del tasso di fecondità è una priorità: in Ungheria esso è pari a 1,49, sotto la media Ue di 1,59. Di questo passo, dicono le proiezioni europee, entro il 2050 la popolazione calerà di oltre il 20% rispetto al 1989.

La nazionalizzazione delle cliniche per la Fivet è dunque l’ultima di una serie di iniziative - forse la più spettacolare - volte ad aumentare la natalità per far fronte al declino della popolazione, comune a gran parte dell’Europa. A differenza di altri Stati Ue, il Governo nazionalista di Budapest ha eretto un muro invalicabile all’accoglimento di migranti nonostante l’acuta mancanza di manodopera, specializzata e non, che sta creando problemi all’economia.

In quest’ottica, diretta a tenere fuori dal Paese gli stranieri non europei al fine di preservare «le radici cristiane» dell’Ungheria - uno dei chiodi fissi di Fidesz, il partito del premier - oltre un anno fa alle coppie sono stati offerti prestiti da 30mila euro senza obbligo di restituzione qualora mettano al mondo almeno tre figli. Dal quarto figlio, poi, in futuro potrebbe scattare l’esenzione totale dalle imposte.

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