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Il governo ungherese ha lanciato una campagna di informazione sui «piani di Bruxelles a favore dell’immigrazione», per far conoscere ai cittadini le proposte che «mettono in pericolo la sicurezza di Budapest» . L’iniziativa è stata sponsorizzata anche via Facebook, sull’account ufficiale dell’esecutivo, con il manifesto ufficiale del progetto: un fotomontaggio che ritrae il finanziere George Soros e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, alludendo alla complicità dei due su un piano di «invasione di massa» nei confini europei. «Hai il diritto di sapere cosa vogliono fare a Bruxelles», si legge nel post, riferendosi alle - presunte - manovre dell’esecutivo europeo per allentare il controllo degli ingressi e foraggiare i flussi migratori.
La Commissione ha reagito a stretto giro, definendo «scioccante» che «teorie così ridicole siano diventate mainstream». Natasha Bertaud, portavoce di Juncker, ha ribadito anche al Sole 24 Ore la linea ufficiale dell’esecutivo europeo: «La commissione Juncker è impegnata contro la disinformazione e le fake news, e questo caso non fa eccezione - dice - Gli ungheresi meritano fatti, non finzioni. Qui non esistono “loro”, ma solo l’Unione europea, con l’Ungheria seduta al suo tavolo. L’Ue supporta e non indebolisce la protezione nazionale dei confini. Non c’è alcun piano per “visti umanitari”. Gli stati membri decidono fino a che punto accettare l’immigrazione legale».
La campagna anti-Bruxelles (con soldi pubblici)
La «missione informativa» di Budapest, come viene definita, è finanziata con soldi pubblici ed è stata annunciata per la prima volta il 15 di febbraio da un portavoce del primo ministro Orbán. In una conferenza stampa, l’esecutivo ha spiegato di voler svelare ai cittadini ungheresi le «proposte di Bruxelles per incoraggiare l’immigrazione», chiamando in causa una serie di iniziative della Commissione europea in materia. Fra i casi citati da Budapest ci sono l’introduzione di quote obbligatorie per tutti i Paesi Ue, la concessione di visti e «carte piene di soldi» ai richiedenti asilo, il finanziamento alle organizzazioni che sostengono i flussi, la «penalizzazione dei Paesi che non vogliono l’immigrazione», alludendo forse all’ipotesi di sanzioni agli Stati membri contrari alla ridistribuzione degli ingressi.
Le posizioni di Orbán non sono inedite, a partire dalla sua ostilità per George Soros e il rifiuto di qualsiasi apertura all’accoglienza dei richiedenti asilo. L’Ungheria è fra i Paesi che hanno affossato il tentativo di riforma del regolamento di Dublino, schierandosi contro l’approvazione di un meccanismo di solidarietà europea che avrebbe imposto ai Paesi membri di distribuire in maniera più equa gli ingressi. Secondo il testo attuale, infatti, l’obbligo di «prima accoglienza» si scarica esclusivamente sul Paese di approdo, quasi sempre coincidente con Italia, Grecia e Spagna. A far discutere è la scelta di avviare una campagna ad hoc, pagata con la fiscalità generale e, soprattutto, incentrata su una serie di informazioni che non trovano riscontri fra i programmi della Commissione.
Senza dimenticare l’attacco frontale a Juncker, un motivo di imbarazzo in più per la famiglia politica che accoglie entrambi: i Popolari europei, da tempo incalzati per la «tolleranza» nei confronti del primo ministro ungherese. Il presidente del Partito, Joseph Daul, ha condannato apertamente «gli attacchi e le cospirazioni infondate contro Jean-Claude Juncker».
Il fact-checking della Commissione sulle «fake news» dell’Ungheria
Che cosa c’è di vero fra gli annunci di Budapest? A quanto spiega la Commissione, niente. Il braccio esecutivo dell’Ue ha curato un fact-checking sulle teorie diffuse dal governo ungherese, smontando le varie «proposte» che gli sono state attribuite dalla campagna di informazione di Orbán. Il primo chiarimento è sul meccanismo di quote che sarebbe imposto, secondo il governo ungherese, per via volontaria: «Per quanto riguarda la ricollocazione di richiedenti asilo, si è sempre svolta su basi volontarie - si legge - All’Ungheria era stato chiesto di mostrare solidarietà con i Paesi membri e accettare un numero molto limitato di rifugiati, 1294 persone. L’Ungheria non lo ha fatto». La Commissione ribatte anche all’accusa di voler «indebolire» i confini Ue (citando la proposta di schierare 10mila agenti sui confini, il rimpatrio degli irregolari e alcuni accordi, incluso quello con la Turchia) e all’ipotesi di facilitare l’immigrazione con visti ad hoc: «La Commissione ha solo preso nota della decisione del Parlamento di produrre un report di iniziativa su questo tema. Ma un report del Parlamento non equivale a una posizione della Ue - si precisa - E la Commissione non ha alcun piano di proporre una nuova legislazione su questo campo».
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