Unicef, il 90% delle ragazze nei paesi a basso reddito non usa Internet. In Italia imprese virtuose nelle carriere Ict
I dati diffusi in occasione della Giornata internazionale delle ragazze nella tecnologia. A Bologna il caso di Iconsulting, impresa nel settore delle It con la percentuale di dipendenti hi-tech superiore alla media nazionale
di Alessia Tripodi
3' di lettura
Circa il 90% delle adolescenti e delle giovani donne non usa Internet nei paesi a basso reddito, mentre i loro coetanei maschi hanno il doppio delle probabilità di essere online. Sono i dati diffusi dall'Unicef in occasione della Giornata internazionale delle ragazze nella tecnologia, Girls in Ict (Information and Communication Technology), celebrata oggi 27 aprile dall'Itu, l'Unione internazionale delle comunicazioni, agenzia delle Nazioni Unite. Una ricorrenza nata per incoraggiare le giovani donne e le ragazze a scegliere studi e carriere nel campo informatico e colmare così il divario di genere che ancora si registra sia sul fronte della formazione che su quello occupazionale.
Ma in Italia le imprese sono sempre più attente a garantire uguali opportunità alle giovani professioniste in campo hi-tech. È il caso di Iconsulting, società di consulenza italiana con sede a Bologna, che aiuta grandi aziende ed enti pubblici a gestire e valorizzare i dati e che vanta un tasso di dipendenti hi-tech donne superiore alla media nazionale, «un traguardo di cui andiamo fieri e che dimostra il successo di processi Hr di talent acquisition, engagement, valutazione e retention che considerano il professionista non in base al genere, ma al suo talento distintivo e al merito», racconta Cristina Cricca, People&Culture Director dell’azienda.
I dati Unicef
Secondo il rapporto dell’Unicef, le ragazze hanno meno probabilità di avere l'opportunità di sviluppare le competenze necessarie per l'apprendimento e l'occupazione. In media in 32 paesi e territori analizzati dall’indagine, le giovani donne hanno il 35% in meno di probabilità rispetto ai loro coetanei maschi di avere competenze digitali, comprese attività semplici come copiare o incollare file o cartelle, inviare e-mail o trasferire file. Per questo l’Unicef chiede ai governi e ai partner “di colmare il divario di genere e garantire che le ragazze abbiano l'opportunità di avere successo in un mondo digitale”.
«Colmare il divario digitale tra ragazze e ragazzi non significa solo avere accesso a Internet e alla tecnologia. Si tratta di consentire alle ragazze di diventare innovatrici, creatrici e leader - afferma il direttore dell'istruzione dell’Unicef, Robert Jenkins - e se vogliamo affrontare i divari di genere nel mercato del lavoro, in particolare nei campi della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica, dobbiamo iniziare ora aiutando i giovani, in particolare le ragazze, ad acquisire competenze digitali».
Il caso Iconsulting
«In Iconsulting, la cui consulenza si occupa di tematiche altamente tecniche e informatiche, il 31% di dipendenti è costituito da donne di cui il 24% ricopre posizioni specializzate, l’8% in più rispetto alla media nazionale di donne impiegate nel settore Ict che, secondo Eurostat, è pari al 16%», ci racconta la Director Cristina Cricca. Che spiega come il risultato dell’azienda in cui lavora sia stato «possibile grazie alla creazione di un ambiente giovane, pieno di stimoli ed energia, e fortemente votato all'inclusività, che permette a ciascuno di sviluppare le proprie competenze e rivelare il proprio talento sia personale che professionale», «capace di attrarre nuovi talenti» e «sempre più colleghe con background in discipline Stem», ovvero le discipline scientifiche.
Ma esiste ancora un pregiudizio che frena le ragazze e le donne nello scegliere una carriera scientifica e tecnologica? Secondo Cricca anche «se da un punto di vista culturale si sono fatti molti passi in avanti, c’è ancora tanta strada da fare». I dati dell’Osservatorio #Conibambini e Openpolis dicono infatti che «in ingegneria informatica si laurea solo il 15% di donne e questo ha un impatto sulla percentuale di donne specializzate in Ict all'interno di una società di consulenza informatica», dice la manager, aggiungendo che «negli ultimi anni in Italia sono state attuate molte iniziative in campo scolastico per avvicinare le studentesse alle materie scientifico-tecnologiche, in passato considerate quasi universalmente ambito “maschile”» e «il cambiamento si riflette anche all'interno delle aziende, come dimostrano i nostri dati».
Retribuzioni definite per ruoli
Ma troppo spesso il gender gap, oltre che nel ruolo, è nella retribuzione. «La scelta di imporsi numeri e percentuali prefissati nelle assunzioni non solo non è la soluzione ma a volte è controproducente perché non sostenibile nel tempo», sostiene la Director Cristina Cricca. Che aggiunge: «In Iconsulting abbiamo percorsi di carriera e valutazione meritocratici per garantire percorsi lineari e trasparenti e anche le retribuzioni sono definite per ruoli. E i numeri confermano quanto sosteniamo: nell'ultimo ciclo di valutazione la percentuale di donne e uomini promossi è stata la stessa».
Infine, non si può lottare contro il divario di genere senza adeguati strumenti di welfare per aiutare i dipendenti a conciliare lavoro e impegni familiari: «In azienda abbiamo un modello di lavoro molto flessibile, che permette ai nostri consulenti di lavorare da remoto a meno di necessità cliente e di formazione in sede», dice Cricca e «l’attenzione alle persone si manifesta con apertura all'ascolto e al caring a cui tutti, non solo l'HR, sono chiamati a partecipare con momenti strutturati o informali».
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