Unicoop Tirreno investe su sostenibilità e territori per battere la crisi
La cooperativa con punti vendita in Toscana, Lazio e Umbria stima un calo del 6% per il 2023. Canova (dg): «77 milioni per sostenere le famiglie»
di Davide Madeddu
4' di lettura
Cautela per evitare scossoni, sostenibilità, investimenti che guardano anche alle rinnovabili e attenzione ai territori e alle categorie più deboli. Anche perché, davanti al risultato positivo del 2022 si devono fare i conti con le previsioni di un 2023 meno confortante che, andando bene, chiuderà con un meno 6 per cento. Gli effetti della crisi e dell’inflazione si sono fatti sentire e ancora pesano, ma lo spirito che 80 anni fa ha fatto nascere la Unicoop Tirreno a Piombino non è stato tradito. E oggi la cooperativa, fondata nel 1945, presente oggi con 96 punti vendita in Toscana, Lazio ed Umbria guarda avanti con numeri di tutto rispetto senza abbandonare la cautela necessaria da adottare nei periodi più delicati.
Il bilancio dei primi nove mesi del 2023, come sottolinea il direttore generale Piero Canova, non è particolarmente confortante: «In questi mesi anche noi abbiamo registrato un calo dei consumi. Alla luce dell’aumento dei prezzi, c’è stata la tendenza dei consumatori a ridurre lo scontrino e ad acquistare solo lo stretto necessario. Abbiamo anche registrato lo spostamento verso l’acquisto di beni con prestazioni equivalenti ma che costano meno». I numeri sono eloquenti: «Considerando un’inflazione del 12% e una crescita del fatturato di Unicoop Tirreno del 5-6%, - argomenta - emerge quindi una perdita di circa il 6-7%». A compensare questa situazione la presenza di Unicoop in molte località turistiche. «Se a giugno-luglio grazie alla buona presenza degli stranieri le vendite sono state superiori allo scorso anno - aggiunge il manager -, ad agosto, più caratterizzato dalla presenza degli italiani, c’è stata una frenata». La cooperativa ha anche aderito (attraverso Coop Italia) al patto anti inflazione e rientra tra le sette grandi aziende di consumo italiane, sotto l’insegna Coop, con circa 540mila soci e 3.500 dipendenti, 842 milioni di euro di vendite lorde nel 2022. Numeri importanti, sopratutto se si tiene conto dell’andamento degli ultimi anni in cui le attività imprenditoriali hanno dovuto fronteggiare prima l’emergenza Covid poi la crisi energetica.
«A fine 2022 la Cooperativa ha registrato un utile netto consolidato di 618mila euro e un risultato di esercizio con un utile di 888mila euro - chiarisce Piero Canova, direttore generale -. Nonostante uno scenario inedito e complesso, caratterizzato da alta inflazione, rincari dei listini, costi elevati dell’energia e contrazione dei consumi, la Cooperativa ha continuato a tutelare il potere di acquisto di soci e consumatori, in linea con i suoi principi fondativi. Il margine operativo lordo consolidato si è infatti attestato a 17,7 milioni, risultando in calo rispetto ai 34,2 milioni del 2021, per effetto, tra l’altro, dell’incremento del costo delle bollette energetiche, salite in un anno da 9 milioni di euro a quasi 18 milioni, e della scelta della Cooperativa di assorbire una parte dell’aumento inflattivo per contenerne l’impatto sui consumatori».
In mezzo poi una serie di iniziative che valgono 40,5 milioni di euro e che hanno previsto «sconti, promozioni e punti legati alla spesa», con una crescita rispetto al 2021 quando le iniziative si sono fermate a 39,6 milioni. «Questa cifra - aggiunge il direttore -, sommata a quelle delle promozioni non esclusive, raggiunge circa 77 milioni di euro». Non meno importanti gli investimenti, pari a 21 milioni di euro, «con una crescita del 27 per cento rispetto allo scorso anno» con una buona fetta per interventi di rinnovamento, ammodernamento e sostenibilità.
Nel panorama economico finanziario, in cui il patrimonio cresce del 2 per cento e raggiunge un valore di 264,1 milioni di euro, c’è il capitolo “prestito sociale” che vale 571,9 milioni di euro.
«Abbiamo operato in un contesto molto complicato che ha visto le famiglie perdere il potere d’acquisto e tutte le nostre voci di spesa sono salite alle stelle - aggiunge il direttore generale - pensiamo alle materie prime, all’energia e ai trasporti. Nonostante tutto ci siamo distinti per aver contenuto l’impatto dell’inflazione sui clienti, assorbendo un punto di margine operativo, circa 9 milioni di euro».
E proprio in quest’ambito rientra l’attenzione verso i territori con attività che guardano alla valorizzazione delle risorse locali e all’attivazione di quella che viene definita la “filiera corta”. «Operiamo una selezione con i fornitori locali - dice ancora - cercando di lavorare e sostenere con quella che si potrebbe definire la rete dei campanili».
Un’attenzione che si trasforma in un percorso finalizzato a un minor consumo di trasporto su gomma. «La nostra scelta di valorizzare le realtà locali - aggiunge -, non ha solamente un effetto di valorizzazione dei produttori ma anche altri due aspetti tutt’altro che trascurabili perché con la filiera corta si dovrà spendere meno per il trasporto della merce e quindi ci sarà la possibilità di garantire prodotti a prezzi più bassi».
Lo spirito cooperativistico che anima l’azienda guarda anche alle realtà locali e a chi si affaccia al mondo delle imprese dove periodicamente sorgono delle sartup. «In qualche caso funzioniamo da fertilizzante per dare supporto e sostegno a chi ha buone idee e si propone di lavorare con noi».
Poi la sostenibilità, con l’eliminazione del polistirolo dalle cassette del pesce, «in questo modo riusciamo ad abbattere i costi, e allo stesso tempo, diamo un contributo notevole all’ambiente». E le politiche legate al risparmio energetico e i progetti per la produzione di energia con le rinnovabili. Quanto al futuro: «È molto difficile fare previsioni, non riusciamo ad anticipare cosa accadrà - conclude -. Dal 1° ottobre termineranno i flussi turistici e le famiglie si ritroveranno con i rincari delle bollette dell’energia, della scuola, della benzina e dei mutui. Vedremo come reagiranno gli italiani».
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