Finanza

Unicredit, l’uscita dal mercato russo sarà una corsa a ostacoli

La pianificata cessione del 10% della ABH Holdings è in stallo a causa delle sanzioni

“Le sanzioni alla Russia per l’attacco all’Ucraina? Le abbiamo già pagate”

2' di lettura

L’uscita di Unicredit dal mercato russo, annunciata nei giorni scorsi dall’amministratore delegato Andrea Orcel, potrebbe rivelarsi più complicata del previsto. E un intoppo potrebbe arrivare da una dismissione decisa già lo scorso novembre, quando l’istituto esercitò l’opzione per vendere il 10% di ABH Holdings, gruppo che controlla Alpha Bank. L’accordo doveva essere chiuso per marzo stando alla documentazione ufficiale. Ma l’imposizione di sanzioni contro Mosca per l’invasione in Ucraina ha complicato la situazione. Stando a fonti vicine all’istituto citate da Bloomberg è probabile che l’operazione non vada in porto finché permane incertezza sul contesto geopolitico.

Il dettaglio dell’operazione

La partecipazione è eredità della cessione della sua controllata ucraina JSCB Ukrsotsbank che fu ceduta nel 2016 alla stessa ABH Holdings in cambio appunto di una partecipazione di minoranza nella stessa holding. L’accordo era che, dopo cinque anni, Unicredit avrebbe avuto la possibilità di restituire questa stessa quota alla stessa holding. Ma appunto le sanzioni varate da Europa e Stati Uniti contro le banche russe e diversi uomini d’affari che compaiono nell’azionariato di Alpha Bank (come il suo fondatore: l’oligarca Mikhail Fridman) hanno congelato tutto.

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L’esposizione in Russia

L’impatto finanziario della mancata vendita non sarà drammatico (137 milioni di dollari). Eppure è indicativo delle difficoltà a cui l’istituto potrebbe andare incontro uscendo completamente dal mercato russo come annunciato nei giorni scorsi dall’ad Andrea Orcel. «Non è un’operazione che sarà possibile fare dall’oggi al domani» ha ammesso Orcel. Lo scenario più estremo, quello dell’azzeramento totale della propria esposizione in Russia, comporterebbe una riduzione di 200 punti dei propri coefficienti di patrimonializzazione per 7,4 miliardi di euro di capitale.

Gli altri istituti

Quello di UniCredit, che rappresenta la 14esima banca in Russia, non è un caso isolato. Altre banche internazionali stanno valutando l'abbandono di Mosca, dall'italiana Intesa Sanpaolo (che non ha un business retail nel Paese ma un'esposizione sul fronte corporate) a Goldman Sachs e JpMorgan Chase, fino a Deutsche Bank e Credit Suisse. Una cosa in verità è la chiusura delle attività e l'abbandono volontario e immediato da Mosca, come annunciato da Bp con l'uscita secca da Rosneft all'indomani dello scoppio della guerra. Altra cosa, invece, è rappresentata dal piano di preparazione a un addio che, viste le tensioni in atto, prima o poi potrebbe arrivare forse più per scelta di Mosca (e per mancanza di un acquirente) che per altro: nel caso di UniCredit sembra essere più questo lo scenario, almeno ad oggi. Unicredit ha 4mila i collaboratori in loco, 1.500 i clienti corporate e circa 1.250 le aziende europee che per suo tramite fanno affari a Mosca.

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