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UniCredit, l’utile sale del 67% a 2,3 miliardi. Accantonati 1,1 miliardi per la tassa extraprofitti

Confermata la distribuzione di 6,5 miliardi ma la guidance potrebbe anche migliorare. Il gruppo destina 1,1 miliardi della tassa extraprofitti a riserve. Orcel: «scelta razionale».

Decreto Asset, le novità dalla tassa sugli extraprofitti delle banche al superbonus, alle licenze taxi

2' di lettura

Unicredit apre la tornata delle trimestrali delle banche italiane con conti record. Il gruppo bancario ha chiuso il terzo trimestre del 2023 con un utile netto pari a 2,32 miliardi contro stime di consensus pari a 1,93 miliardi. Nei primi nove mesi l’utile netto ha raggiunto la cifra record di 6,7 miliardi, con un aumento del 67,7% rispetto ai primi nove mesi del 2022. Per il gruppo guidato da Andrea Orcel si tratta dell’11esimo trimestre consecutivo di crescita di qualità e dei migliori primi nove mesi annui, con un RoTE che ha raggiunto il 21,7% nei 9 mesi 23.

A questo si affianca un ulteriore miglioramento della guidance finanziaria per il 2023, che vede un incremento del net interest income, ovvero il margine di interesse, ad almeno 13,7 miliardi, che si traduce in ricavi netti superiori a 22,2 miliardi.

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Numeri, questi, che permettono di confermare la guidance finanziaria per un utile netto nel 2024 pari ad almeno 7,25 miliardi di euro e per una distribuzione agli azionisti di almeno 6,5 miliardi. Ci sarebbe forse spazio per ritoccare ulteriormente la guidance di profittabilità e i ritorni agli azionisti? Orcel non lo esclude ma lo ritiene «prematuro» anche se «ciò non significa che (la guidance, ndr) rimarrà la stessa».

Tasse extraprofitti a riserva, Orcel: «Scelta razionale»

A proposito della discussa tassa sugli extraprofitti introdotta dal Governo, la banca ha optato per contribuire con 1,1 miliardi di euro destinandoli a riserve proprie non distribuibili. La cosiddetta imposta straordinaria sulle banche consente alla banche di pagare un’aliquota del 40% sull’ammontare del margine di interessi dell’esercizio 2023 che eccede per almeno il 10% il medesimo margine dell’esercizio 2021, oppure destinare a riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezza l’imposta. «La tassa - ha spiegato Orcel - consentiva due opzioni: una era quella di pagare, l’altra di rafforzare le riserve e non pagare la tassa a meno che queste non vengano distribuite in un secondo tempo. Noi abbiamo scelto la seconda strada». Per l’ad «si tratta di una scelta razionale, completamente coerente con quello che abbiamo fatto trimestre dopo trimestre, anno dopo anno, distribuendo generosamente utili ma anche continuando a rafforzare il patrimonio».

I conti nel dettaglio

Nel dettaglio, la banca ha visto crescere i ricavi, con un miglioramento del 23,7% anno su anno, grazie alla spinta di un margine di interesse pari a 3,6 miliardi - voce sostenuta dai maxi-tassi - e commissioni diversificate pari a 1,8 miliardi. Continua l’attenzione per i costi, voce che si riduce del 2,3% anno su anno,nonostante l’inflazione. Elevata la qualità degli attivi, con un costo del rischio che si attesta a 12 punti base.

Anche il capitale core (Cet1 ratio) si è rafforzato al di sopra delle aspettative nel periodo, salendo al 17,2% delle attività ponderate per il rischio, rispetto al 16,6% di fine giugno.

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