Unicredit-Mps, l’operazione agita la maggioranza. Franco mercoledì in Parlamento
Lega e Forza Italia (oltre a Fratelli d’Italia) contro «il conflitto di interessi del Pd». La richiesta dei partiti di coinvolgere le Camere
I punti chiave
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Tutti contro tutti e tutti (con sfumature diverse) contro la trattativa di Unicredit con il Tesoro per l’acquisizione di Mps, di cui il governo è azionista di maggioranza. La vicenda ha assunto una forte connotazione politica, amplificata dalle elezioni suppletive di Siena per assegnare il seggio alla Camera rimasto vacante dopo il passaggio di Pier Carlo Padoan alla presidenza proprio della banca di Piazza Gae Aulenti. Una corsa alla quale si è iscritto il segretario del Pd Enrico Letta a al cui esito ha legato il suo futuro politico. L’operazione agita la maggioranza e mercoledì il ministro dell’Economia Daniele Franco riferirà in Parlamento.
La Lega contro il Pd
La contrapposizione vede schierate forze politiche che sostengono il governo di Mario Draghi. Polemiche riaccese da ultimo da Matteo Salvini che ha puntato il dito contro il Pd: «Mps è sopravvissuta alle guerre, rischia di non sopravvivere ai Dem - ha attaccato il leader della Lega -. Il deputato del Pd di Siena (Padoan) si è dimesso per andare a fare... il presidente di UniCredit. Vi sembra normale?».E ancora: «Siamo davanti a un disastro targato Pd che sta riuscendo a distruggere la banca più vecchia del mondo: privato sì ma non così, a spese dello Stato. Ora tutelare il marchio e l’occupazione, con una banca dei territori» ha detto ai microfoni di SkyTg24.
Meloni: dannosi conflitti d’interesse tra Pd e finanza
È lo stesso tasto su cui insiste, dall’opposizione, l’altra forza di centrodestra, Fratelli d’Italia: «La probabile acquisizione a prezzi di saldo di Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit, il cui attuale presidente è lo stesso Pier Carlo Padoan del Pd che da ministro del Tesoro tanto si occupò delle sorti di Mps - scrive Giorgia Meloni in una lettera al Corriere della Sera - è solo l’ennesima conferma del vergognoso modus operandi della sinistra italiana che usa lo Stato per opache manovre finanziarie e per proprio tornaconto politico e personale».
Franco mercoledì in Parlamento
Da parte sua il Pd negli corsi giorni aveva chiesto che il governo, «azionista di maggioranza di Mps, discuta in Parlamento le ragioni dell’operazione e le prospettive della banca e avvii immediatamente un confronto con le organizzazioni sindacali e le istituzioni territoriali interessate». Una richiesta avanzata anche dagli altri partiti di maggioranza e dall’opposizione: così il ministro dell’Economia Daniele Franco riferirà mercoledì in Parlamento, con un’informativa alle commissioni Finanze di Camera e Senato.
Per il Pd sono fondamentali «la salvaguardia del patrimonio di storia e radicamento territoriale rappresentato da Mps e dal suo marchio, evitando soluzioni di smembramento del gruppo» e «la prosecuzione della presenza diretta dello Stato nella fase di riorganizzazione della banca per accompagnare e favorire il processo». Oltre alla «garanzia della massima tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori».
Giani, non fare le corse per venderla
Anche il presidente della Toscana Eugenio Giani ha fatto sentire la sua voce: «Cercherò di mobilitare i nostri parlamentari perché la Toscana non può trovarsi in una situazione in cui Mps che è fra le più importanti in Europa, la quinta in Italia, si trovi sostanzialmente di fronte a una proposta di incorporazione da parte di Unicredit - ha detto -. Esiste dal 1472, è simbolo di un buon governo dal punto di vista finanziario e bancario. È vero, ha avuto le crisi che conosciamo, ma se andiamo a vedere gli ultimi sei mesi ci sono buoni risultati. Quindi core business, maestranze, dirigenti, operatori sono un patrimonio da salvaguardare. Non vedo tante corse nel doverla vendere».
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