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UniCredit, il piano al 2023 vede utili a 5 miliardi e buy-back da 2 miliardi, in Italia 5/6mila esuberi

Il ceo Jean Pierre Mustier: «Preferiamo il buyback alle fusioni e solo piccole acquisizioni bolt-on», cioè che integrano le attività attuali, «saranno prese in considerazione». Fuori il 12% del personale in Italia, Germania e Austria

di Luca Davi

3' di lettura

Utile a 5 miliardi al 2023, un buyback da 2 miliardi e risparmi per un miliardo da realizzare in Europa occidentale, in particolare con 8mila tagli e la chiusura di 500 filiali. Dopo mesi di attese e indiscrezioni, Unicredit presenta il nuovo piano industriale quadriennale 2020-2023. Focus sulla crescita organica e senza mire espansionistiche, assicura il ceo Jean Pierre Mustier: «Preferiamo il buyback alle fusioni e solo piccole acquisizioni bolt-on», cioè che integrano le attività della banca, «saranno prese in considerazione», dice il ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier.

No M&A, solo acquisizioni mirate
Esclusa del tutto l’ipotesi di un’aggregazione in “grande stile” («No M&A, è tutto», taglia corto Mustier), per UniCredit «se ci saranno opportunità saranno piccole e probabilmente nel Centro Est Europa» e serviranno a «completare la nostra presenza territoriale e con acquisizioni di portafogli». Non c’è nulla comunque in pipeline, assicura il banchiere, e non sono previste operazioni in Europa occidentale.

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Le prospettive finanziarie
Conclusa la lunga fase di ristrutturazione prevista dal vecchio piano strategico “Transform 2019”, la banca di piazza Gae Aulenti punta ora a navigare nel mare complicato dei tassi zero con un piano cauto che presuppone l’Euribor a 3 mesi a fine periodo a circa -50 pb tra il 2019 e il 2022, e in rialzo a -40 pb nel 2023.

In questo contesto, l’obiettivo è generare un RoTE pari o al di sopra dell’8% per tutto il piano, con un utile netto di 5 miliardi nel 2023 con una crescita Eps aggregata pari a circa il 12% nel periodo 2018-2023. L’intenzione è di distribuire capitale pari al 40% dell’utile netto sottostante nel periodo 2020-2022, percentuale che sale al 50% nel 2023, tra dividendi cash e riacquisti di azioni.

Nel complesso il nuovo piano punta a generare «consistente valore» per gli azionisti, pari a 16 miliardi di euro complessivi così suddivisi: 6 miliardi di dividendi cash, 2 miliardi con riacquisti di azioni e 8 miliardi di incremento del patrimonio netto tangibile.

L’azione dei tagli sui dipendenti e la rete
I rumors indicavano in 10mila il numero degli esuberi. L’indicazione ufficiale prevede la riduzione di circa 8.000 Fte nell’arco del piano e la chiusura di circa 500 filiali a livello di gruppo tra il 2019 e il 2023. Gli 8mila tagli del personale si concentreranno soprattutto in Italia, Germania e Austria, dove il personale verrà ridotto complessivamente del 12% e verrà chiuso il 17% delle filiali. La tagliola toccherà soprattutto il nostro paese dove gli esuberi sono stimati tra le 5 e 6mila unità, con un taglio delle filiali previsto attorno a quota 450 unità.

Degli 1,4 miliardi di euro di costi di integrazione stimati per la loro gestione, 1,1 miliardi riguarderanno l’Italia (pari al 78% del totale) e solo 0,3 miliardi l'Austria e la Germania. Lo si legge nelle slide sul piano strategico. A fine piano 2023 i costi totali ammonteranno a 10,2 miliardi con un calo aggregato del -0,2% dal 2018 al 2023.

Sul tema Mustier evidenzia che «stiamo iniziando ora le trattative con i sindacati. Sono 8mila tagli, non diamo dettagli su dove verranno fatti, ma posso dire che nel piano precedente abbiamo agito in modo socialmente responsabile e continueremo a farlo».

L’intervento sui crediti deteriorati
Previsto un proseguimento delle attività di smaltimento del portafoglio Npl con il rundown del portafoglio Non Core confermato entro fine 2021, ed esposizioni creditizie deteriorate (Npe) non core inferiori a 9 miliardi entro fine 2019 e inferiori a 5 miliardi entro fine 2020. Grazie a un costo del rischio atteso a 40 pb nel 2023 il rapporto tra esposizioni deteriorate lorde e totale crediti lordi è atteso sotto il 3,8% nel 2023.

La sub-holding estera
Confermato, come recentemente ribadito dal ceo Mustier, il varo del progetto per la creazione di una subholding, con sede in Italia e non quotata, per le attività internazionali. Servirà a migliorare i requisiti di “resolvability”, il cosiddetto Mrel, ma la sua realizzazione è attesa verso la fine del piano, visti anche i tempi tecnici di autorizzazione.

Gli investimenti in tecnologia
La banca conta di rafforzare gli investimenti totali nell’information technology, a maggior ragione dopo le recenti “incursioni” informatiche da parte di hacker esterni. Gli investimenti in It cresceranno del 17 per cento rispetto al piano precedente, con un investimento medio di 900 milioni l’anno.

Per approfondire:
Come sarà il piano di Mustier per la «banca bella senz'anima»
Dal 2007 sono 25mila i bancari usciti con gli accordi sindacali
UniCredit, i 3 chiarimenti che la Borsa attende da Mustier

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