UniCredit, dai soci ok al maxi stipendio del ceo Andrea Orcel
L’assemblea dice sì con il 69,1% alla nuova remunerazione che prevede un aumento del 30% dello stipendio del manager, fino a 9,75 milioni di euro
di Luca Davi
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L’assemblea degli azionisti di UniCredit dice sì con il 69,1% dei voti alla nuova politica di remunerazione della banca, che prevede un aumento del 30% dello stipendio del ceo Andrea Orcel, fino a 9,75 milioni di euro.
L'approvazione dell'assemblea, benchè resasi sempre più probabile con il passare dei giorni, si prospettava tutt'altro che scontata. In particolare da quando, due settimane fa, i due maggiori proxy advisor globali Iss e Glass Lewis avevano raccomandato ai soci di bocciare la revisione proposta dal board, che come detto includeva tra le altre cose un aumento della retribuzione massima di Orcel a 9,75 milioni (di cui 3,25 fissi e 6,5 variabili) dagli attuali 7,5 (2,5 milioni fissi e 5 variabili), giudicandola «eccessiva».
Padoan: «Grati agli azionisti, rafforzata l’eccellenza»
Per Pier Carlo Padoan, presidente di UniCredit, il risultato permette di «esprimere la nostra soddisfazione per il supporto degli azionisti per tutte le proposte sottoposte al loro voto e in particolare per la nuova politica sulla remunerazione che è stata concepita per raggiungere fondamentalmente due obbiettivi: in primo luogo, rafforzare la nostra cultura della performance e incentivare l’eccellenza, in secondo luogo, garantire un totale allineamento di interessi di lungo periodo tra management e azionisti. Riteniamo che questi principi siano i migliori possibili e che riflettano la nostra ambizione a essere un punto di riferimento per il nostro settore».
Il presidente ha voluto anche «manifestare la nostra gratitudine per gli azionisti che hanno approfondito e compreso le proposte e che hanno attivamente partecipato alle attività di engagement. Ci fa particolarmente piacere notare che abbiamo avuto la piu’ alta partecipazione assembleare da molti anni a questa parte e che la stragrande maggioranza dei voti positivi provenga da azionisti attivi di UniCredit che condividono la nostra visione di lungo termine».
L’assemblea dei soci
All’assemblea ordinaria degli azionisti di UniCredit, tenutasi a “porte chiuse”, erano presenti 3.641 azionisti rappresentanti 1.336.844.847 di azioni ordinarie pari al 68,88% del capitale sociale tramite il rappresentate designato da UniCredit.
A partecipare, tra i principali soci presenti alla assemblea degli azionisti con quote superiori al 3%, sono stati Blackrock, Parvus Asset Management e Allianz.
«Attenti al piano e ottimisti sul 2023»
In apertura dei lavori Padoan aveva sottolineato che la banca è «concentrata sull’esecuzione del nostro piano strategico e non perderemo il focus. Non ci faremo distrarre dal contesto esogeno e dalle speculazioni del mercato», ha detto il presidente. «Grazie al lavoro e agli sforzi di tutti noi, possiamo guardare al 2023 con ottimismo e spingere le nostre ambizioni ancora più in là».
Padoan aveva ricordato anche come nell’ultimo anno, grazie al piano strategico, la banca ha raggiunto risultati «mai visti prima». «Proprio questa settimana la Bce - ha aggiunto il presidente di Unicredit - ha approvato il riacquisto delle nostre azioni. Questo è un ulteriore segnale della buona governance di questa banca, specialmente in un momento critico e turbolento per il settore finanziario». Per l’ex ministro del Mef «in un anno difficile», come il 2022, «per le istituzioni finanziarie di tutto il mondo, abbiamo mantenuto una posizione solida e stabile», ha aggiunto Padoan ricordando che il gruppo ha «battuto tutte le aspettative, ottenuto i migliori risultati del decennio e sette trimestri di crescita consecutivi».
Per il presidente di UniCredit, inoltre, «in Europa abbiamo il capitale umano e il patrimonio storico-culturale per costruire una entità economica di primissimo livello nel mondo, e per competere con gli Stati Uniti e l’Asia - ha aggiunto -. Ma molte cose devono ancora cambiare. Senza una vera unità, sotto forma di un’unione bancaria e di un’unione dei mercati finanziari, non saremo in grado di liberare il potenziale del nostro continente e di giocare il ruolo che potremmo e dovremmo avere sulla scena mondiale. E dobbiamo iniziare a farlo adesso».
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