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Unidata, più rete in fibra. Focus sulla integrazione della neoacquisita TWT

Il gruppo amplia l’infrastruttura a banda larga. Prosegue il progetto del cavo sottomarino. I rischi legati a concorrenza e frenata dell’economia

di Vittorio Carlini

(ChiccoDodiFC - stock.adobe.com)

6' di lettura

Da una parte espandere la rete in fibra. Dall’altra, unitamente al focus sugli utenti business - soprattutto medie/grandi aziende-, integrare la neo acquisita TWT. Il tutto con la spinta sul progetto per il cavo Tlc sottomarino da Mazara del Vallo a Genova. Sono tra le priorità di Unidata, di cui la Lettera al risparmiatore ha sentito i vertici, a sostegno dell’attività.

Già, l’attività. Il gruppo, che è una small cap e quindi il risparmiatore fai-da-te deve fare attenzione in Borsa, divide il business in quattro aree (cui si aggiunge, dal 2023, l’offerta nella cyber security). Si tratta di: Fibra & Networking, Infrastrutture, Cloud & Data center e, poi, IoT e Smart Solutions. Nelle prime due divisioni vanno ricompresi connessione e servizi legati al network di fibra ottica (e sua espansione). Appannaggio della terza area (Cloud & Data center) ci sono, invece, vari services: dall’affitto di spazio per i server fino all’archiviazione e gestione dei dati. Infine - nell’Internet of Thing (IoT) e Smart Solutions - Unidata offre soluzioni integrate. Tra le altre: il cosiddetto LoRa. Cioè: una tecnologia wireless che permette la trasmissione di dati a lungo raggio e con bassa potenza.

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EVOLUZIONE DEI RICAVI
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RICAVI PER LINEE DI BUSINESS
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Allargamento della rete

Ciò detto una priorità, per l’appunto, è l’espansione della rete in fibra (localizzata, finora, essenzialmente nelle aree del Lazio). Al 31/3/2023 Unidata ha oltre 5.700 Km cavi. Alla fine del primo semestre dell’anno questi dovrebbero avere raggiunto circa 6.000 km i quali - considerando la media mensile d’incremento intorno ai 100 km- potrebbero diventare circa 6.500 in chiusura dell’esercizio.

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Ciò detto, quali le mosse per sostenere l’espansione del network, anche al di là dei dati indicati? Una strategia passa attraverso la jv Unifiber con il fondo Cebf (che ha il 70% della medesima). L’obiettivo del progetto, dove Unidata - che ha un ruolo soprattutto industriale - prevede 7 milioni d’investimenti finanziari, è raggiungere a fine del 2025 con la fibra (aree grigie nel Lazio) circa 193.000 abitazioni e 8.000 imprese. Di queste, nel quinquennio successivo alla fine di ogni collegamento, la volontà è trasformarne il 20-25% in clienti. Non solo. L’approccio di Unidata, sul fronte della posa dei cavi, è opportunistico. Vale a dire: l’azienda guarda alle aree geografiche dove, da un lato, sussiste la potenziale domanda di banda larga; e, dall’altro, è possibile il giusto ritorno sull’investimento. Così la società, che partecipa anche alla realizzazione di un submarine cable (vedere box sotto i grafici) punta a sfruttare la neoacquisita TWT. Quest’ultima, attraverso agenti sul territorio o operatori clienti, ha una presenza articolata nel mercato domestico. Una condizione la quale consente a Unidata - sempre in ottica opportunistica - di guardare, ad esempio, ad aree industriali in Piemonte. Oppure alla Lombardia o all’Emilia Romagna.

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La frenata economica

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complicata. Il risparmiatore rimarca che il dato del Pil italiano nel secondo trimestre del 2023 è negativo (-0,3%). Un contesto in cui, sia sul lato delle famiglie che su quello delle imprese, può esserci il calo della domanda di servizi Internet e, quindi, un impatto su Unidata. La società non condivide la preoccupazione. In primis, viene rilevato, il costo di connessione - lato consumer - in Italia è basso. Quindi è piuttosto difficile che la richiesta, a fronte di una frenata dell’economia, subisca un deciso contraccolpo. Inoltre, ricorda sempre il gruppo, Unidata è focalizzata sulla clientela business (circa il 95% dei ricavi compresa TWT). Utenti che, vista la digitalizzazione dell’economia, considerano il collegamento in fibra elemento imprescindibile per la crescita. Anche, e soprattutto, in periodi di crisi economica. Infine, ricorda l’azienda, il Pnrr prevede vari investimenti nel digitale. A fronte di ciò Unidata non vede particolari problemi sul tema in oggetto.

Dalla infrastruttura di rete a cloud e data center. Qui - va sottolineato - il gruppo, con l’acquisizione di TWT, ha complessivamente due strutture per un totale di 1.400 mt2. Si tratta di data center che, in linea di massima, servono le infrastrutture di proprietà. In un simile contesto la società vuole realizzare una nuovo impianto. Il progetto, similmente al caso di Unifiber, ha previsto la creazione di un veicolo speciale - la jv Unicenter - rispetto al quale, vista la natura industriale dell’intervento dell’azienda romana, quest’ultima ha il 25% (la restante quota è di Azimut). L’obiettivo, con un investimento pro-quota di Unidata di 5,7 milioni, è realizzare un data center Tier IV fino a 20.000 Mt2 di dimensione. L’avvio della costruzione, posticipato nel 2024, prevede una duplice opzione: o l’utilizzo di un edificio già esistente oppure la realizzazione della struttura ex novo. Nel primo caso la partenza dell’operatività, con il classico sistema modulare (entra in funzione progressiva dell’impianto, anche in base alla domanda), è prevista in un anno. Nel secondo, invece, i tempi sono un po’ più lunghi: tra 1,5 e due anni. Il data center è, evidentemente, centrale per lo sviluppo industriale di Unidata, anche perché sarà funzionale al futuro cavo sottomarino. Sennonché il risparmiatore, proprio riguardo a cloud e data center, ricorda un tema: la nuvola informatica, come mostrano le ultime trimestrali delle grandi aziende tecnologiche statunitensi, rallenta. Una dinamica che può limitare lo sviluppo di Unidata nel comparto. La società, pure conscia della situazione, non condivide il timore. Il trend di evoluzione del cloud computing, e quindi della esternalizzazione di attività informatiche da parte delle imprese - è l’indicazione -, ha natura strutturale. In realtà, dopo tanti investimenti nel settore, è naturale ci sia un periodo di consolidamento. Oltre a ciò, spiega sempre l’azienda, da un lato il comparto in Italia non è così sviluppato; e dall’altro esistono specifici ambiti, quali quello dei contatori intelligenti per acquedotti - dove Unidata è presente - rispetto ai quali sono previsti importanti investimenti. A fronte di ciò la società non vede specifici ostacoli allo sviluppo della domanda.

Fin qui alcune suggestioni riguardo infrastrutture e nuvola informatica. Altro fronte su cui è impegnato il gruppo è, però, quello dell’IoT e Smart solutions. Qui, tra le altre cose, la società punta sulle tecnologie wireless LoRa applicate agli smart meter. In tal senso, la società si è aggiudicata la gara per l’infrastruttura dei contatori intelligenti dell’acquedotto di Palermo. Non solo. A oggi il gruppo partecipa ad altri 5 bandi in diverse zone dell’Italia: da quello dell’Acquedotto pugliese ad una gara in Molise fino a una duplice asta in Lazio e un’altra in Toscana. Chiaro, insomma, come il fronte dell’acqua sia rilevante per Unidata.

Così come è rilevante la stessa integrazione della neoacquisita TWT. Su questo fronte la società prevede sinergie sia di costo che di ricavo. Nel 2023, oltre all’avvio della dismissione di grande parte del business voce di TWT, dovrebbero concretizzarsi dei risparmi rispetto, ad esempio, alle licenze. Inoltre ci sarà l’efficientamento dell’approvvigionamento. Si tratta di operazioni con un impatto contabile limitato, di qualche centinaia di migliaia di euro. È nel 2024, invece, che sono attesi i maggiori effetti dell’operazione. Dapprima è prevista la fusione per incorporazione della neoacquisita. Inoltre si procederà, da una parte, alla riorganizzazione/razionalizzazione della struttura industriale e amministrativa; e, dall’altra, all’ottimizzazione della presenza sull’offerta di servizi e prodotti (oltre al loro cross selling). In generale in gruppo si dice fiducioso sull’efficiente realizzazione dell’integrazione. Anche perché, conclude Unidata, la complementarietà tra i business delle due realtà è elevata. Il risparmiatore, tuttavia, guarda anche al tema della concorrenza. Il settore è caratterizzato da forte competizione e dalla presenza di realtà più grandi di Unidata. Un contesto dove, ad esempio rispetto all’Arpu, può esserci un impatto sul business aziendale. Il gruppo, da parte sua, si dice fiducioso. Riguardo al mercato residenziale è vero: l’Arpu è sotto pressione. Ma la rete di Unidata - dice l’azienda - è di proprietà e, quindi, la marginalità può essere gestita. Rispetto, invece, alle imprese lo stesso Arpu è costante tra 400 e 500 euro. Un trend, viene spiegato, dovuto al fatto che le imprese, nell’ambito della digitalizzazione e per potere competere, chiedono connessione ad alta velocità. Con il che non è visto un particolare problema. A fronte di ciò quali le prospettive sul 2023? Il gruppo indica di essere in linea con i target al 2025. Cioè: raggiungere - in quell’anno, considerando TWT e al netto di Unitirreno e Unicenter - ricavi tra 128 e 134 milioni e l’Ebitda margin tra 26 e 27%.

Per approfondire:

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