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Unioncamere: «Strategia comune per l’economia del mare»

Il settore, ha registrato l’Istituto Tagliacarne, vale 150 miliardi in valore aggiunto con 220mila imprese e un milione di occupati

di Raoul de Forcade

3' di lettura

L'economia del mare vale oltre 150 miliardi di euro in termini di valore aggiunto (56 miliardi diretti più altri 95,1 creati nel resto dell’economia) e la sua importanza consente all’Italia di occupare il terzo posto, a livello europeo, per ricchezza prodotta, dopo Spagna e Germania. Inoltre, come ha sancito il X Rapporto nazionale sul comparto, realizzato nel 2022 dal Centro studi Tagliacarne per conto di Informare, il settore rappresenta più di 220mila imprese e quasi un milione di occupati.

I dati sono emersi nel corso degli Stati generali delle Camere di commercio sull’economia del mare, organizzati a Roma con la partecipazione del ministro per la Protezione civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci, e di quello delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.

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Strategia comune

L'iniziativa, organizzata da Unioncamere, Assonautica Italiana e Blue Forum, ha chiamato a raccolta l'’intero sistema camerale, con l’obiettivo di collegare sempre meglio le esigenze delle imprese e le politiche di sviluppo nazionali dell’economia del mare.Un percorso iniziato nel 2013, quando le Cciaa si sono poste l’obiettivo di elaborare una strategia camerale comune relativa all’attivazione di una policy mirata alla blue economy.

Non a caso, il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha sottolineato che questo comparto dell’economia, «soprattutto in un Paese come il nostro, con 7.500 chilometri di coste, rappresenta un volano imprescindibile per la crescita economica».

Un milione di occupati

D’altronde, ha proseguito, «nel settore operano oltre 220mila aziende che danno lavoro a quasi un milione di occupati. Ed è anche un'economia giovane. Infatti, nel comparto ci sono oltre 21mila imprese capitanate da giovani, pari al 9,4% delle imprese blu, contro l’8,9% dell’intero tessuto imprenditoriale nazionale. Inoltre il 40% degli arrivi dei turisti è legato mare e il 31% della ricettività è basata, ancora una volta, sul mare».

Prete ha sottolineato anche che nel Mediterraneo passa «il 20% de traffico marittimo mondiale ma non tutto è intercettato dai nostri porti», da qui la necessità di puntare sulle infrastrutture: «I porti commerciali in Italia sono fondamentali. Solo due su cinque, nel nostro Paese, sono raggiunti all’interno dalla rete ferroviaria. Serve più semplificazione, è impossibile pensare che per dragare un porto ci vogliano anni, decenni. La crescita del Paese passa anche da una sburocratizzazione molto forte».

Cciaa in prima fila sul mare

Le Camere di Commercio, ha aggiunto il presidente di Assonautica Italiana, Giovanni Acampora, «nel corso degli anni, hanno sempre di più contribuito, nelle proprie funzioni, a far sì che l’economia del mare si attestasse tra gli asset principali di sviluppo del nostro Paese. Avere finalmente un ministero ad hoc ci consentirà di dare concretezza a questa visione che, per tanti anni, abbiamo sostenuto e che metteva al centro il coordinamento delle politiche del sistema mare, in una visione unitaria, trasversale rispetto alle diverse filiere e fortemente orientata alle sinergie dei territori».

Come sistema camerale, ha detto ancora Acampora, «continueremo a essere in prima linea, dando il nostro contributo al Governo, impegnato nella istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare e dei comitati tecnici, con l’obiettivo di scrivere insieme il Piano triennale del mare». E le Cciaa «possono e devono continuare a svolgere il ruolo di riferimento del sistema imprenditoriale italiano dell’economia del mare, quali facilitatori e interlocutori privilegiati delle istituzioni nazionali».

In quest’ottica, ha concluso, «è stato organizzato il secondo Summit nazionale sull’economia del mare Blue Forum, intitolato Italia nazione di mare, in programma a Gaeta dal 25 al 27 maggio 2023, in cui, insieme a tutti i principali stakeholder del mare, contribuiremo alla costruzione della strategia marittima dell’Italia. Il mio appello è di unire tutte le forze (delle associazioni di categoria i cui iscritti operano nella blue economy, ndr) per contribuire alal definizione del Piano triennale del mare».

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