Unione bancaria, Fondo salva-Stati: guida pratica all’agenda economica del summit Ue
di Isabella Bufacchi
4' di lettura
1) Quali interventi in discussione al Summit servono per rafforzare l’integrazione nell’Eurozona e rendere l’euro, l’euro area e i Paesi membri più resilienti alle crisi?
Unione bancaria e riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes): il primo serve a prevenire e gestire situazioni di dissesto o rischio di dissesto bancario, il secondo diventerà lo strumento principe per prevenire e gestire le crisi temporanee di liquidità degli Stati solventi, i salvataggi degli Stati solventi e i default. La catena che lega il rischio Stato al rischio Banca (e viceversa) non è stata ancora spezzata del tutto. Il Mes avrà un ruolo nell’Unione bancaria fornendo il backstop (fino a 60 miliardi di euro) al Fondo di risoluzione unico per le banche e forse continuando a poter ricapitalizzare direttamente le banche.
2) Quali sono i pilastri dell’Unione bancaria che vanno costruiti?
A) Il backstop dal Mes come strumento di ultima istanza per rafforzare la potenza di intervento del Fondo di risoluzione unico europeo. Per il 31 dicembre 2023 il Single Resolution Fund o (SRF) opererà a pieni giri con una dimensione di 60 miliardi circa pari all’1% dei depositi delle banche coperte dell’Unione bancaria; questo Fondo interviene nelle crisi bancarie nell’ambito della direttiva sul bail-in che prevede rare eccezioni di bail-out bancario. B) Il sistema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS).
3) Quali sono i pronostici per una decisione al Summit su questi due interventi?
Il Summit dovrebbe dare il via al backstop fino a 60 miliardi fornito dal Mes come linea di credito revolving per il SRF. Non è ancora chiaro se nel momento in cui il backstop sarà erogabile (forse dal 2020), in contemporanea il Mes non avrà più nella sua cassetta degli attrezzi la ricapitalizzazione diretta delle banche, strumento finora in dote ma mai utilizzato. Il SRF potrebbe subentrare nella ricapitalizzazione diretta delle banche, post bail-in, assieme allo strumento che già possiede che è quello della linea di liquidità.
Il Summit dovrebbe indicare inoltre una road map per arrivare ad EDIS, segnando un percorso a tappe che preveda la riduzione dei rischi forse con obiettivi finali prefissati.
4) Perchè EDIS rischia il rinvio?
La riduzione dei rischi e la condivisione dei rischi sono un punto di discordia tra gli Stati membri: per alcuni vanno in parallelo, per altri in base a una sequenza, prima la riduzione fino a livelli molto bassi poi la condivisione, per evitare l’azzardo morale. Il Summit potrebbe prendere in esame alcuni indicatori per valutare l’entità dei rischi nei bilanci delle banche (capitale prudenziale, leva, liquidità, crediti deteriorati, nuovi strumenti ibridi Mrel soggetti a bail-in, esposizione al rischio sovrano).
5) Per questo da qualche giorno circolano nuovi target europei per lo stock dei NPLs netti e lordi in rapporto agli impieghi?
Sì, nell’ultimo Eurogruppo i ministri delle Finanze dell’Eurozona hanno discusso i pro e i contro di un traguardo prefissato del rapporto tra crediti deteriorati lordi e netti e impieghi, rispettivamente il 5% e il 2,5%, dello stock in essere (le consistenze) dei NPLs. Questi target potrebbero essere accolti dal Summit ma solo come valori indicativi di un fine ultimo, senza però impegnare le banche a una tabella di marcia “one size fits all”, una taglia unica. La vigilanza bancaria europea dell’SSM/Bce preferisce continuare ad adottare un approccio e una tempistica caso per caso, comunque calati nella realtà delle singole banche, pur con obiettivo ultimo comune.
6) Oltre allo stock dei NPLs, sono previste indicazioni su come intervenire sui nuovi NPLs?
Sì, uno dei grandi freni alla condivisione dei rischi non è dato solo dalle elevate consistenze dei NPLs ma anche dal timore che se ne accumulino troppi in futuro. Per questo il Summit dovrebbe accogliere le proposte della Commissione su come gestire i nuovi crediti deteriorati sui contratti futuri e anche le linee guida dell’Addendum della Bce/SSM sui nuovi crediti deteriorati che si formeranno dai vecchi contratti in bonis che poi diventano incagliati o con alte probabilità di insolvenza del debitore.
7) E cosa verrà deciso sul rischio nei bilanci delle banche collegato all’esposizione sui debiti sovrani?
Per ora non si è trovata una soluzione o una road map per risolvere questa questione. Non è neanche detto che il Summit accolga la proposta di inserire nella documentazione dei titoli di Stato una nuova clausola CaC single limb, che consente la ristrutturazione del debito pubblico mettendo assieme tutte le emissioni e non più titolo per titolo come al momento.
8) Il fondo salva-Stati potrebbe avere un ruolo in questo?
Sì, tra le proposte in discussione c’è il nuovo compito del Mes come arbitro per far dialogare i creditori privati e i 19 Stati azionisti del Mes nel caso di default di uno Stato. Ma questa proposta non è popolare e potrebbe essere cestinata perchè potrebbe diventare una profezia che si autoavvera mandando in tilt i mercati senza motivo, perchè nessuno Stato dell’Eurozona rischia il default nè sul breve nè medio nè lungo periodo, al momento.
9) Cosa aspettarsi come riforma Mes?
Oltre al backstop, il Mes potrebbe essere dotato di una nuova linea precauzionale modificando l’esistente PCCL per rendere la condizionalità ancora più “light” e consentire al Mes di intervenire con tempestività in soccorso a Stati solventi che rischiano di perdere l’accesso al mercato. Altra proposta vede il Mes affiancare la Commissione nel monitoraggio della sostenibilità dei conti pubblici, per prevenire le crisi e dunque con un nuovo ruolo ex-ante e non più solo ex-post.
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