Unione Europea, migliora l’indice sulla parità di genere
Il Gender Equality Index dell’Eige certifica nell’edizione 2023 un’accelerazione del trend, con una media europea di oltre 70 punti su 100.
di Monica D'Ascenzo
I punti chiave
2' di lettura
Nel giorno dello sciopero totale delle islandesi, sul lavoro e in famiglia, per la parità di genere e contro la violenza sulle donne, l’Eige (Istituto Europeo per l’Eguaglianza di Genere) ha diffuso il Gender Equality Index, che per la prima volta certifica un’accelerazione dell’Unione Europea verso la parità. Naturalmente l’Islanda non compare nell’indice, ma è certificato dal World Economic Forum come miglior Paese al mondo per parità di genere, forse proprio perché le donne continuano a lottare per i propri diritti. Un Paese modello a cui guardano soprattutto le nazioni del Nord Europa, che comunque nella classifica Eige sono posizionate ai vertici, come Svezia, Olanda e Danimarca. Nazioni che surclassano il punteggio medio dell’Ue che si attesta al 70,2 (100 indica la parità), in miglioramento di 1,6 punti rispetto allo scorso anno.
Paesi in ordine sparso
Se nel complesso l’Unione Europea ha registrato un trend positivo, l’andamento è stato però non omogeneo. Ci sono Paesi in cui i progressi si sono stabilizzati oppure che hanno registrato un calo del loro punteggio, come ad esempio Finlandia e Francia, a dimostrazione che i progressi non possono essere dati per scontati. D’altro canto, in altri Paesi, come Italia, Portogallo, Lussemburgo e Malta, i miglioramenti sono stati più significativi se si guarda all’arco temporale degli ultimi 10 anni, ma il punteggio resta ancora sotto la media europea.
La disparità inizia in famiglia
Il fulcro attorno al quale si dipana la disparità di genere resta quello dei lavori di cura. Il divario di genere in questo caso si sta riducendo, ma non perché siano gli uomini a farsi carico di una parte maggiore del lavoro di cura. Sono piuttosto le donne, che stanno facendo progressivamente meno. L’innovazione tecnologica, i servizi di consegna a domicilio e allo stesso tempo l’aumento dell’occupazione femminile potrebbero aver contribuito a questo cambiamento.
Ma la tecnologia può supportare solo alcuni cambiamenti, esternalizzando una parte dei compiti assistenziali. Per percorrere l’ultimo miglio saranno necessari cambiamenti strutturali – come afferma Claudia Goldin, professoressa di economia e vincitrice del Premio Nobel 2023: «Non avremo mai l’uguaglianza di genere finché non avremo anche l’equità di coppia».
Sempre più donne nelle stanze del potere
Un dato interessante è quello che riguarda le posizioni di potere. Per la prima volta in 10 anni, il numero di donne nei parlamenti e nei consigli di amministrazione è arrivato al 33%. «La legislazione apre la strada a cambiamenti significativi. Le quote regolamentate in otto Stati membri dell’Ue hanno contribuito a rompere il soffitto di vetro nelle aziende, portando più donne ai vertici e portando più innovazione, creatività e produttività nei consigli di amministrazione. Si spera che la direttiva sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società, approvata lo scorso anno, mantenga lo slancio e abbia un effetto di ricaduta su altri Stati membri dell’Ue» si legge nel report, che aggiunge: «Ora abbiamo bisogno di un’azione più mirata da parte dei parlamenti per accelerare i progressi nella sfera politica, in particolare con le elezioni del Parlamento europeo nel 2024».
La rincorsa italiana
In questo contesto l’Italia ha registrato un balzo doppio rispetto all’Ue (+3,2) arrivando a quota 68,2 punti su 100. Il nostro tallone d’Achille resta il lavoro, dove non solo l’occupazione è ferma al 52,6%, ma le donne faticano ancora a fare carriera.
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