Unipol, balza l'utile. Cimbri:«Per Bper favorevoli a fusioni»
Il ceo del secondo gruppo assicurativo italiano: «Prima o poi le banche di media dimensione, dunque escluse le due big, dovranno prendere in considerazione ipotesi di aggregazione»
di Laura Galvagni
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Nei conti di Unipol per la prima volta si sono fatti sentire gli effetti del riassetto a livello di partecipazioni bancarie. Da un lato la vendita di Unipol Banca, perfezionata a luglio, ha permesso una migliore gestione della liquidità, che ha dato subito i suoi benefici grazie al trading sui titoli di Stato italiano, e dall’altro il consolidamento a patrimonio della quota prossima al 20% detenuta in Bper ha contribuito positivamente per 413 milioni.
Di qui l’interesse del mercato per quelle che potrebbero essere le future mosse della compagnia nel settore del credito, legate, evidentemente, alle potenziali ambizioni di consolidamento della popolare emiliana. In proposito, e con riferimento specifico a un possibile dossier Ubi, il ceo di Unipol, Carlo Cimbri, ha precisato che al momento «non c’è nulla da valutare».
Tuttavia, in prospettiva il percorso è di fatto obbligato: «Prima o poi le banche di media dimensione, dunque escluse le due big, dovranno prendere in considerazione ipotesi di aggregazione per arrivare a un consolidamento bancario di cui il sistema ha bisogno così come alle banche individualmente servono maggiori dimensioni».
«Questa è una considerazione macro - ha sottolineato - poi quali siano i tipi di aggregazioni che possono creare valore, questo devono individuarlo i manager delle banche. Noi come azionisti non potremo che favorire operazioni che daranno vita a realtà più solide e più performanti».
Nel frattempo, sebbene in un contesto di tassi mutato rispetto a quelle che erano le basi del piano industriale presentato la primavera scorsa, Cimbri ha confermato i target 2019 e 2020, compreso il dividendo: «Abbiamo 200 milioni di cedole su Unipol Gruppo che vogliamo distribuire sul bilancio in corso». Bilancio che, intanto, nei nove mesi ha registrato profitti netti normalizzati per 577 milioni (+14,6%).
Ben più alto l’utile netto reported balzato a 923 milioni (+9,5%) come effetto di diverse poste straordinarie. In particolare, il consolidamento di Bper (che come detto ha prodotto effetti positivi per 413 milioni) e gli oneri legati ad accordi sindacali (88,5 milioni lordi). Nel 2018 lo stesso dato aveva beneficiato della maxi plusvalenza (309 milioni) su Popolare Vita. La raccolta diretta assicurativa è risultata pari 10 miliardi (+16%), di cui il Danni 5,7 miliardi (+2,7%) e il Vita 4,3 miliardi (+39,9%). Il combined ratio è peggiorato leggermente dal 93,5% di un anno fa al 94,1% mentre il Solvency Ratio consolidato è salito al 179% dal 163%.
Per la controllata UnipolSai i profitti netti normalizzati sono risultati in leggera crescita a 576 milioni (+1,8%). Mentre l’utile reported ha segnato una forte contrazione a 509 milioni (in calo del 40%) come conseguenza di oneri straordinari per accordi sindacali e complice il fatto che lo scorso anno era stata registrata la plusvalenza su Popolare Vita.
Sul fronte della raccolta, a perimetro omogeneo, questa si è attestata a 10 miliardi (+23,4%), di cui il Danni a 5,7 miliardi (+2,7%) e il Vita a 4,3 miliardi (+39,9%) mentre il combined ratio di gruppo è salito al 94,1% dal 93,5% del 30 settembre 2018 e il Solvency Ratio al 278% dal 253%. Nelle altre attività del gruppo UnipolRec, che gestisce crediti in sofferenza, ha registrato un utile netto nei nove mesi di 11 milioni.
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