ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLe scelte delle donne

Università, in aumento le iscritte a corsi Stem

Fra i laureati le studentesse sono ormai il 40,9% e hanno un voto di laurea uperiore ai colleghi, ma sul lavoro hanno un tasso di occupazione a 5 anni leggermente inferiore

di Letizia Giangualano e Silvia Pasqualotto

(rawpixel.com / Wan)

4' di lettura

Sara è stata l'unica della sua classe del liceo a scegliere ingegneria. L'ha fatto perché ha sempre amato le materie scientifiche e ha avuto la fortuna di crescere in una famiglia che l'ha sempre incoraggiata e aiutata a immaginarsi in quel ruolo. Oggi Sara lavora ad Harvard e guida un progetto di ricerca ambizioso su applicazioni biomediche. Di giovani con le sue aspirazioni nel nostro Paese ce ne sono molte, ma più della metà non riesce a renderle realtà.

Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Osservatorio inDifesa realizzato da Terre des Hommes e OneDay Group, che ha coinvolto oltre 2000 ragazze adolescenti dai 14 ai 26 anni, il 53,96%, ritiene che le scelte riguardo agli studi futuri o alla carriera lavorativa, le ambizioni e le passioni vengano limitate da stereotipi e retaggi maschilisti. E il 20% non ha nessun modello di riferimento a cui ispirarsi.

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Il risultato di questo contesto culturale è una ancora ridotta presenza di ragazze all'interno dei corsi di laurea Stem (Science, technology, engineering e mathematics), anche se in aumento rispetto all'ultima rilevazione. Se infatti nell'anno accademico 2020/2021 le ragazze immatricolate in area Stem erano il 39,4% (dati Censis), i nuovi dati raccolti da Almalaurea raccontano una lieve crescita. L'Indagine sul Profilo dei laureati Stem rivela infatti che pur essendo più elevata la componente maschile, che raggiunge il 59,1%, quella femminile è salita negli ultimi anni al 40,9%.

Non solo. Le donne sono più brave degli uomini visto che ottengono un voto medio di laurea più alto (104,2 su 110, rispetto al 102,3 degli uomini) e hanno una migliore riuscita in termini di regolarità negli studi: tra le donne il 57,6% ha concluso gli studi nei tempi previsti rispetto al 53,0% degli uomini.

Lavoro Stem in aumento, ma le ragazze non ne beneficiano

Quando però si passa al mondo del lavoro, nonostante i maggiori sbocchi occupazionali e le più alte possibilità di guadagno che caratterizzano il settore Stem, le ragazze sembrano beneficiarne meno. L’Indagine sulla Condizione occupazionale di Almalaurea mostra che a 5 anni dalla laurea il tasso di occupazione è il 94,1% per gli uomini e il 90,9% per le donne. Mentre se si guarda alla retribuzione gli uomini percepiscono 1.837 euro rispetto ai 1.621 euro delle donne (+13,3%).

Si tratta di numeri che riflettono il gender gap presente anche negli altri settori e che tuttavia mostrano come nei settori scientifici i livelli occupazionali continuino ad essere migliori. È proprio lì infatti che si stanno creando e si creeranno le maggiori possibilità grazie soprattutto agli investimenti per la transizione economica e digitale prevista nel Pnrr. Il nostro Paese, solo per fare un esempio, è in testa sul fronte degli investimenti nel digitale con una quota del 26,7%, leggermente superiore alla media europea (26,3%). Investimenti che si tradurranno in nuovi posti di lavoro di cui però le ragazze non beneficeranno se non sceglieranno le materie Stem, soprattutto quelle in cui la presenza femminile continua ad essere più scarsa.

«Al Politecnico di Milano - spiega la rettrice Donatella Sciuto - le ragazze che si iscrivono a ingegneria, che dal punto di vista della parità di genere è il nostro nervo scoperto, sono quasi raddoppiate negli ultimi 10 anni. Un segnale importante, ma ancora insufficiente se pensiamo che rappresentano un terzo circa degli iscritti. Se andiamo poi ad analizzare i numeri, abbiamo luci e ombre: ingegneria biomedica e ingegneria dell'ambiente e del territorio sono in parità, mentre purtroppo ci rendiamo conto che esistono dei ’fortini inespugnati’. Penso all'ingegneria meccanica, dove c'è una donna ogni dieci studenti circa. Non va meglio nelle aree dell'informatica o dell'aeronautica. Dobbiamo fare in modo che l'aumento delle iscrizioni si concentri in queste nicchie».

La tecnologia riflette i pregiudizi di chi la progetta

La sottorappresentazione femminile nelle professioni scientifiche e tecnologiche è un segnale d'allarme non solo per un problema occupazionale. C'è anche un tema di usabilità e sviluppo delle tecnologie. Per fare solo un esempio, l'AI è già ampiamente utilizzata in ottica di business, basti pensare che per Amazon, secondo l'Internet Health Report 2022, l’intelligenza artificiale è la chiave di tutte le principali fonti di ricavi del gruppo. Il problema è che molti dei set di dati più popolari sono costituiti da contenuti estratti da Internet, in particolar modo da alcuni Paesi, e riflettono parole e immagini che distorcono la realtà su un modello prevalentemente anglofono, bianco e maschile. L'assenza di diversità (di visioni, competenze e modelli) ai tavoli di lavoro, rischia di fare da zavorra all'efficacia delle tecnologie, che resterebbero così ancorate a pregiudizi e bias che fanno riferimento a una visione falsata del mondo.

Quella visione che fa sì che 1 ragazza su 2 si senta limitata, nelle scelte sul futuro, da retaggi maschilisti, sempre secondo l'indagine di Terre des Hommes. E proprio il lavoro viene percepito come il luogo più a rischio discriminazione. Per far sì che tale percezione cambi, è necessario abbattere quelle barriere che bloccano la decisionalità femminile. Un obiettivo che secondo la rettrice Sciuto è raggiungibile solo lavorando a monte, prima cioè che le ragazze si trovino di fronte alla scelta della carriera universitaria: «Possiamo fare di più per avvicinare le ragazze alla scienza e ancora i pregiudizi sono molti e penso che la molla scatti prima, all'interno della scuola. Il tema dell'orientamento è fondamentale. Chi viene all'università ha già intrapreso la sua strada, che noi possiamo sostenere, certamente. Quello che serve è alimentare la scelta alla radice, fin dai primi anni sui banchi scolastici e all'interno delle famiglie. Vanno educati gli adulti per primi e allora, forse, riusciremo a vincere i pregiudizi».


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