Uno stimolo fiscale temporaneo e comune per rispondere al cataclisma di Covid-19
di Francesco Papadia*
2' di lettura
Il disegno dell'area dell'euro ha un serio limite: ad un'unione monetaria completa non corrisponde una vera unione fiscale. Il Rapporto dei Cinque Presidenti del giugno del 2015 lo ha chiarito al di là di ogni dubbio.
In tempi normali, non è stato possibile realizzare l'unione fiscale a causa delle politiche di Italia e Germania, opposte nella direzione ma convergenti nei loro effetti. L'Italia ha perseguito per decenni politiche fiscali imprudenti e non ha realizzato le politiche strutturali che le avrebbero permesso di uscire dalla stagnazione economica. La Germania ha cercato la crescita in surplus spropositati della bilancia dei pagamenti invece che nella domanda interna ed è stata preda del costante timore che alcuni dei suoi partner europei volessero impadronirsi dei suoi sudati risparmi.
Ora non siamo in tempo normali e dobbiamo sorpassare urgentemente, almeno per la durata dello shock che COVID-19 sta impartendo all'economia, gli ostacoli che non hanno permesso all'area dell'euro di dotarsi di una politica fiscale comune.
Il bisogno urgente di uno stimolo fiscale comune trova la sua origine in due sviluppi drammatici.
Il primo è che l'area dell'euro è colpita da uno shock economico gravissimo: è probabile che avremo una caduta del reddito dell'ordine del 10 per cento nel 2020. La Banca Centrale Europea ha preso misure monetarie adeguate alla gravità della situazione e ha chiaramente manifestato la volontà di fare di più, se necessario. Data l'integrazione economica che abbiamo raggiunto nell'area dell'euro e data la necessita di tenere adeguatamente conto delle ricadute sui paesi partner delle azioni che ogni paese sta prendendo, una politica fiscale comune deve ora affiancarsi alla politica monetaria.
Il secondo sviluppo drammatico è che alcuni paesi, tra cui in particolare l'Italia, potrebbero non essere in grado di prendere le necessarie misure fiscali senza mettere in pericolo la loro solvibilità. Naturalmente questi paesi non sono responsabili dello shock COVID-19, ma dovrebbero riconoscere in modo forte e chiaro che sono le politiche sbagliate del passato che li hanno messi in condizioni così precarie da rendere loro difficile una risposta adeguata.
Il passo essenziale di uno stimolo fiscale comune da parte dell'area dell'euro può realizzarsi con un uso innovativo dell'apparato istituzionale esistente, articolandolo su tre livelli istituzionali.
Il Consiglio Europeo deve dichiarare un'emergenza economica e stabilire il quadro complessivo della comune azione fiscale. Questo quadro deve comprendere:
•Il periodo lungo il quale l'azione fiscale deve svolgersi, da allungarsi in caso di bisogno
•L'ammontare complessivo necessario a finanziare l'azione comune, da aumentarsi, in caso di bisogno
•Le linee quadro dello stimolo fiscale da perseguire
•L'accordo di decidere, ai due livelli inferiori sotto menzionati, a maggioranza.
Queste decisioni del Consiglio Europeo sono prese all'unanimità e sono confermate dal Parlamento Europeo e, ove necessario, dai parlamenti nazionali.
L'attuazione dell'azione fiscale comune è responsabilità della Commissione Europea e dell'Eurogruppo. La prima fa le proposte rilevanti che possono essere cambiate o respinte dall'Eurogruppo solo sulla base di una maggioranza qualificata. La Commissione manda poi istruzioni ai governi nazionali per l'attuazione operativa del programma fiscale comune.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità raccoglie i fondi necessari a finanziare l'azione decisa in comune. Se necessario, sulla base delle decisioni del Consiglio Europeo sopra ricordate, il Meccanismo Europeo di Stabilità riceve garanzie addizionali per raccogliere i fondi necessari.
*Bruegel Institute
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