Uomini e AI, quale rapporto
Gli atteggiamenti umani rispetto alle macchine stanno tra il rifiuto e l'accoglienza, la disapprovazione e l'elogio, l'imitazione e la creatività.
di Piero Formica
3' di lettura
Gli atteggiamenti umani rispetto alle macchine stanno tra il rifiuto e l'accoglienza, la disapprovazione e l'elogio, l'imitazione e la creatività. Nel suo poema Man and Machine, lo scrittore e poeta inglese David Herbert Lawrence così si espresse sul rapporto tra uomini e macchine: “L’uomo ha inventato la macchina e ora la macchina ha inventato l’uomo”. Oggi ci si interroga sulle macchine che potrebbero creare un nuovo tipo umano, un essere artificiale abile nel padroneggiare l'aumento esponenziale della potenza di calcolo per trattare un sempre più grande e complesso volume di dati, ingestibile dagli umani. Una potenza che, secondo il futurista americano Ray Kurzweil, si tradurrebbe nel 2029 nella creazione di macchine intelligenti quanto le persone. Vedremo macchine che andando oltre l'imitazione dell'intelligenza umana per eseguire compiti non si comportano più come viene loro insegnato dagli umani? Al pari nostro, esse avranno una loro coscienza e svolgeranno attività secondo la propria autonoma intelligenza?
Intanto, l'intelligenza artificiale (IA) avvia complicati e sofisticati processi che potrebbero conferire potere a pochi esperti dei quali finirebbe in balia la gran parte delle persone la cui comprensione del loro funzionamento e del come usarli sarebbe sempre più limitata. Nella cucina dell’IA ci sono sempre più dati da cucinare e più modelli da sfornare. Vi si respira un’aria di entusiastica fiducia nelle funzioni computerizzate in sostituzione dell'apporto umano. Preso dall’impulso di fare le cose in fretta, di non perdere tempo con gli esseri umani in cucina, lo Chef Algoritmo decide il menù e si mette all'opera. Non è in discussione la sua velocità e facilità nella corretta preparazione ed esecuzione dei piatti. È il menù in quanto tale che risulterebbe indigesto senza l’interazione umana. Al potere subdolo della pubblicità che, scriveva il sociologo americano Vance Packard, manipola le aspettative e induce il desiderio di nuovi prodotti, si affianca il persuasore occulto Algoritmo. Costui decide cosa fare, aspettandosi che gli avventori si comportino come è probabile che sia, cioè provare l'inedito menù spinti dalla curiosità. Quanta autorità dovremmo affidare al cuoco Algoritmo? ’Costui potrebbe far credere che le scelte soggettive da lui compiute siano, invece, empiricamente oggettive e matematicamente codificate. Lo statistico Patrick Ball, fondatore del gruppo no-profit Human Rights Data Analysis Group, sottolinea che si può scrivere un algoritmo che cerca la pelle scura. È matematica, ma sta praticando la discriminazione razziale.
Il cuoco Algoritmo che potrebbe comportarsi come denunciato da Ball ci induce ad osservare il sempre più vasto panorama dell'IA che caratterizza lo “Stato digitale”. Il suo governo può decidere di agire per scopi nobili o esecrabili. Tra i primi, impiegare l'IA per progredire nell'istruzione, nella medicina (si pensi a poter dare vista e parola a chi ne è privo), nella cura dell'ambiente naturale, nella comprensione delle lingue, nelle esplorazioni geologiche e spaziali, nelle modalità di trasporto, e così via. Tra gli scopi deprecabili spiccano la discriminazione razziale, la moltiplicazione e diffusione delle notizie false, il controllo facciale e totalitario dei cittadini per premiare i comportamenti giudicati desiderabili da un regime autocratico e punire quelli ritenuti deprecabili. Come impedire che ricorrendo al potere dell'IA si finisca con il danneggiare, ingannandoli, gli esseri umani? La leadership umana dell’intelligenza culturale contrasta la manipolazione delle persone da parte della tecnologia. Nel cammino delle macchine intelligenti verso l'originalità del loro pensare, un punto debole si riscontra nel traguardo cui esse tendono: un obiettivo che è commerciale, orientato al più alto profitto possibile. Spostare l'orizzonte in direzione dell'etica e dell'utilità sociale resta un compito che spetta a noi adempiere. Di questa missione si è fatto carico il Vaticano durante un incontro avvenuto nel Gennaio 2023 tra imam, rabbini e il Papa. Come riporta il Financial Times, ne è scaturita la Carta dei princìpi etici da rispettare. Dalle eventuali decisioni prese dalle macchine devono essere responsabili gli esseri umani affinché siano garantite la loro comprensione, imparzialità, inclusività e riproducibilità. Il risultato sarà un codice di compatibilità dell’IA con i sistemi di valori umani, progettato per determinare il vero bene e come raggiungerlo. Altrimenti, lo Chef Algoritmo sarà un Frankenstein tecnologico, il Prometeo dell’era dell’IA tanto temibile quanto abile e forte da spingerci in un futuro inquietante. Insomma, un’esca astuta e senza scrupoli per intrecciare relazioni sempre più sofisticate ma anche sleali con gli esseri umani.
piero.formica@gmail.com
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