Usa-Cina, scatta l’ora x della guerra commerciale. Dazi del 25% su centinaia di prodotti
di Marco Valsania
2' di lettura
NEW YORK - L’ora “X” per il commercio globale è arrivata. Scatterà un minuto dopo la mezzanotte (americana) di oggi. Con l’entrata in vigore degli iniziali pesanti dazi statunitensi contro la Cina, e di conseguenza con la risposta di Pechino a base di altrettante sanzioni. Decine di miliardi di dollari di interscambio che sono il primo, grande colpo di una guerra economica che potrebbe coinvolgere presto centinaia di miliardi di dollari di business in una escalation drammatica e con riflessi globali - la Wto ha ammonito ieri contro rischi per la ripresa mondiale.
Tariffe reciproche su 34 miliardi di prodotti
Le prime salve da Washington riguardano dazi del 25% su 34 miliardi in macchinari, componenti per auto e tecnologie mediche importate dalla Cina; saranno seguite da analoghe misure cinesi dirette contro prodotti a stelle e strisce quali beni agricoli (semi di soia, sorgo e cotone) e i fuoristrada Suv. In categorie di prodotto, Washington ne colpisce 818, Pechino 545. Tradotto, le merci colpite dai dazi saranno più care del 25% per i consumatori americani e cinesi. In arrivo è inoltre, presto, un secondo round di sanzioni già deciso contro 14 miliardi di dollari da entrambe la parti. Di sicuro i preparativi, un segno di pessimismo su qualunque tregua, sono già in corso. Pechino ha cominciato a mettere informalmente al bando la produzione americana - ben 14 miliardi di import l’anno scorso - e a rifornirsi di soia dal Brasile, dal quale in maggio ha aumentato gli acquisti del 30 per cento. L’anedottica mostra un grande ristorante cinese che ha ormai eliminato la carne americana dal menù; mentre una società chimica statunitense ha accelerato tutto l’export che ha potuto spedire in Cina per evitare l’impatto immediato della sanzioni.
Rischio autogol per Washington
Pechino ha ammonito che la spirale di conflitti commerciali farà fin da subito vittime indesiderate da parte degli stessi americani: 20 miliardi, quasi il 60% dei 34 miliardi di prodotti nel mirino, sono in realtà sfornati in Cina da aziende straniere, compresi molti gruppi statunitensi. Eccone uno citato oggi dalla stampa americana: l’azienda di attrezzature sanitarie Varian Medical Systems, specializzata in tecnologie per la diagnosi dei tumori “made in China”. La complessità della catena di produzione rende quasi impossibile riconfigurare la produzione usando altri impianti internazionali o domestici dell’azienda.
I timori dei big dell’auto
Anche multinazionali non americane, ma con importanti impianti statunitensi, in particolare nell’auto, soffriranno dirette conseguenze del conflitto scatenato da Washington. Marchi europei quali Bmw e Daimler esportato Suv in Cina da stabilimenti Usa e saranno così raggiunti da dazi del 40 per cento. Tra le società americane del settore più colpite qui si contano Ford e Tesla. L’impatto è ancora più duro perché Pechino ha di recente deciso di abbassare i propri “normal” dazi su veicoli d’importazione al 15% dal 25%, un vantaggio che adesso andrà tutto a favore di altri produttori di Suv fuori dai confini americani quali la giapponese Toyota.
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