Sfiducia a McCarthy: la destra trumpiana rovescia lo speaker della Camera
La fronda interna dei deputati estremisti e trumpiani ottiene la storica defenestrazione del laeder. Camera paralizzata e conservatori nel caos
di Marco Valsania
4' di lettura
E’ caduta la testa dello speaker repubblicano della Camera, Kevin McCarthy . La rivolta della destra radicale e trumpiana del partito ha ottenuto la defenestrazione di McCarthy: un gruppo di otto deputati ultra-conservatori e populisti è stato decisivo per rimuoverlo. Il voto in aula, chiesto dai ribelli in un clima di guerra civile tra i repubblicani, è stato alla fine di 216 a 210, con tutti i democratici che come previsto hanno a loro volta votato contro McCarthy, che considerano comunque inaffidabile.
E’ la prima volta nella storia moderna americana che uno speaker viene bocciato in aula e rimosso. “L’Ufficio dello speaker è dichiarato vacante”, è stata la secca comunicazione che ha dato conto di un evento senza precedenti. La caduta di McCarthy è consequenziale, non solo storica: getta la leadership della maggioranza repubblicana alla Camera nel caos e paralizza del tutto la Camera stessa, allungando ombre sul funzionamento delle istituzioni e la governabilità del Paese.
Lo speaker a interim, il deputato repubblicano designato in caso di emergenze Patrick McHenry, può adesso solo gestire l’elezione di un nuovo speaker e non far avanzare agende legislative. Nel dramma e senza soluzioni imminenti ha aggiornato i lavori fra una settimana senza che sia emersa dai repubblicani una soluzione alla crisi.
McCarthy ha detto che non si ricandiderà. Tra i potenziali sostituti menzionati dagli osservatori, il numero due repubblicano tra i deputati, Steve Scalise della Louisiana, e il numero tre Tom Emmer del Minnesota. Non è chiaro però chi possa davvero ricomporre la scossa e risicata maggioranza repubblicana.
Certo è che fino all’elezione di un nuovo speaker permanente la Camera non può funzionare o prendere iniziative. Tra le urgenze: una legge finanziaria per l’anno fiscale appena iniziato che eviti lo shutdown del governo , al momento rinviato di 45 giorni da una misura provvisoria.
Proprio quella misura ha fatto preciptare la crisi tra i repubblicani. McCarthy, dopo aver cercato a lungo di scendere a patti con l’estrema destra del suo partito senza successo, ha offerto una proposta per mantenere per sei settimane il budget ai livelli precedenti che è passata attirando sostegno bipartisan. I democratici hanno votato a favore anche se ha per il momento cancellato nuovi aiuti all’Ucraina da loro voluti. Ma la corrente estremista repubblicana, che voleva immediati e draconiani tagli alla spesa pubblica, ha condannato ogni compromesso con i democratici e invocato la testa dello speaker apostrofandolo come traditore. I ribelli hanno accusato anche McCarthy di voler in futuro scendere a patti con i democratici su nuovo sostegno a Kiev, che con la loro politica isolazionista di America First vedono come il fumo negli occhi.
Gli estremisti hanno potuto chiedere il voto contro lo speaker grazie al fatto che avevano imposto al partito in precedenza una nuova regola: che sarebbe bastato un solo deputato per far scattare il voto. McCarthy aveva accettato quella regola-capestro per essere eletto Speaker: i deputati estremisti l’avevano posta come condizione per accettare di votare per lui, assicurandogli una maggioranza minima (i repubblicani hanno solo un vantaggio di 4 seggi sui democratici alla Camera). Servirono 15 voti, un record, per la fragile elezione di McCarthy a speaker.
Il voto contro McCarthy è stato ora chiesto da uno dei leader della fazione, il deputato della Florida Matt Gaetz. Da parte loro i democratici hanno deciso di non salvare uno speaker del partito avversario che, hanno denunciato, ha comunque sempre rifiutato di rompere con gli estremisti anzi coprendoli di concessioni. “Nessuno si fida di McCarthy”, ha detto la deputata progressista Pramyla Jayapal. I dem hanno ricordato come lui stesso si sia riavvicinato a Trump e abbia appena aperto un’inchiesta di impeachment contro il Presidente Joe Biden senza prove .
La faida tra i repubblicani ha avuto toni accesi e mostra le attuali divisioni e disfunzioni nel partito, dove Trump nonostante i numerosi processi a suo carico mantiene una grande influenza, che si manifesta anche nel dominio dei sondaggi per la nomination alla Casa Bianca nel 2024 . “Non rimpiango di aver scelto la governabilità sulla protesta”, ha detto McCarthy difendendo in particolare il suo deal per tenere il governo aperto. Dei ribelli ha asserito: “Non possono chiamarsi conservatori solo perhè sono rabbiosi e caotici”.
“Pensateci bene prima di farci precipitare nel caos”, aveva ammonito prima del voto il deputato alleato di McCarthy, Tom Cole dell’Oklahoma. “Caos è lo speaker McCarthy – ha ribattuto Gaetz – Caos è qualcuno che non mantiene le sue promesse”. Ha aggiunto che “il Paese starà meglio senza McCarthy”. Un altro ribelle, Tom Good della Virginia, ha accusato McCarthy essere solo attaccato al potere: “Serve uno speaker che si batta per qualcosa, non solo per restare speaker”.
McCarthy, nel lasciare l’aula nella notte, ha provato a scherzare sul trauma politico: «Ho fatto la storia, non vi pare?». Non appare però la storia che lui, o qualunque altro leader, avrebbe voluto scrivere. Più appropriato è parso il confuso commento di un deputato repubblicano sconfortato: «E adesso?».
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