Usa, ok a sussidi green per l’import di veicoli europei. La Ue: non basta
Washington ammette le aziende europee a un credito di imposta per le vetture «ecologiche», ma rimangono le tensioni sul pacchetto climatico degli Usa. Dombrovskis: così si favorisce la Cina
di Alberto Magnani
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Non si stemperano le tensioni fra Ue e Usa sull’Inflation reduction act (Ira): il maxi-pacchetto da 369 miliardi di dollari varato dall’amministrazione americana per sovvenzionare la conversione ecologica della sua industria e ridurre la dipendenza dalle tecnologie green della Cina.
L’ultimo capitolo della contesa si è aperto con l’ammissione delle aziende Ue al Commercial Clean Vehicle Credit, un credito di imposta che può essere applicato sull’acquisto di veicoli a basse emissioni negli Usa. L’esecutivo ha accolto con favore la misura, elogiandola come una prova del «costruttivo impegno» di dialogo fra Bruxelles e Washington sui sussidi Usa. Ma l’intero impianto dell’Ira preoccupa ancora i vertici comunitari, perché conterrebbe disposizioni «discriminatorie» per le aziende Ue, violando le leggi internazionali del commercio e avvantaggiando la sola filiera americana.
I dubbi di Bruxelles sul «tax credit»
L’amministrazione Usa ha allargato anche alle aziende europee l’accesso al Commercial Clean Vehicle Credit, un’agevolazione che garantisce un credito di imposta fino a 40mila dollari Usa ad aziende od organizzazioni che investono sull’acquisto di veicoli «puliti». In una nota rilasciata il 29 dicembre, la Commissione riconosce che l’apertura degli Usa permette alle aziende Ue di trarre vantaggio dal credito senza modificare il proprio modello produttivo, una soluzione favorevole a entrambe le sponde dell’Atlantico. Ma ribadisce che il resto del pacchetto climatico contiene ancora misure «discriminatorie» contro le aziende europee, escludendole dai benefici annunciati sulla carta.
Da un lato il credito si applica solo ai veicoli commerciali, tagliando fuori il mercato delle vetture private. Dall’altro, quelle stesse vetture private dovrebbero essere prodotte negli Usa, con componenti procurati sempre sul mercato statunitense o fra i «paesi partner» della Casa Bianca. Non è chiaro se la Ue rientri nella categoria, uno degli interrogativi sul tavolo della task force fra Washington e Bruxelles per mitigare gli effetti distorisivi dell’Ira. La «discriminazione» a danno dei prodotti Ue, scrive la Commissione, «infrange la legge internazionale sul commercio e penalizza ingiustamente le aziende europee sul mercato Usa - si legge nella nota della Commissione - Riduce le scelte disponibili ai consumatori Usa e, in ultima istanza, anche l’efficacia climatica di questi sussidi green».
Bruxelles chiede agli Usa di rimuovere tutte le disposizioni che penalizzano l’economia Ue e di far sì che le aziende europee non siano trattate «meno favorevolmente» rispetto alle controparti americane, scongiurando i rischi di «effetti avversi» sulla produzione comunitaria e la concorrenza. La Commissione, spiega un portavoce Ue, ritiene che le discriminazioni contro le aziende Ue «rendano molto più difficile e costoso contribuire all’elettrificazione dei veicoli negli Usa», oltre a ostacolare «la competizione, riducendo la scelta dei consumatori Usa quando comprano auto elettriche e alzando i prezzi. Questo va chiaramente contro gli obiettivi verdi delle misure proposte».
Dombrovskis: così si rischia di favorire la Cina
È la stessa Commissione a sottolineare che le trattative «vanno avanti su tutte le questioni esistenti», in un clima che fatica a distendersi del tutto. Il vicepresidente dell’esecutivo Valdis Dombrovskis ha messo in guardia gli Usa dai rischi di una sorta di effetto-boomerang a favore dell’avversario principale di Washington: la Cina. Le misure che penalizzano l’industria Ue potrebbero aumentare l’appeal di «proposte e offerte» da Pechino, ha detto Dombrovskis, in un intervento citato dal Financial Times. Un avvertimento tutt’altro che velato sulla controffensiva di Bruxelles rispetto a un piano che innervosisce i rapporti da mesi, fra accuse di concorrenza sleale e i tentativi di mediazione americani.
Sia la presidenza Biden che i vertici europei ribadiscono di voler evitare una guerra commerciale, mantenendo gli equilibri riconquistati dopo gli anni di Trump e il tracollo delle relazioni transatlantiche. Ma gli Usa non sembrano intenzionati a cedere su tutte le richieste europee e Bruxelles mantiene il pressing sulla Casa Bianca, annunciando che si farà valere in caso contrario. Un portavoce della Commissione non ha commentato le parole di Dombrovskis.
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