La crisi

Ucraina, Putin: Usa e alleati hanno ignorato le nostre richieste

Il presidente russo entra a gamba tesa sulla proposta americana di de-escalation. Le rassicurazioni a Draghi: continueremo a fornirvi gas

Aggiornato l’1 febbraio alle 08:51

Ucraina, Biden: "Siamo pronti qualunque cosa accada"

5' di lettura

Nelle loro risposte, Stati Uniti e alleati hanno «ignorato questioni fondamentali» sulle garanzie di sicurezza chieste dalla Russia. Lo ha affermato il presidente russo, Vladimir Putin, nel suo primo commento ufficiale dopo settimane di tensioni fra Mosca e Washington. L’intervento di Putin, arrivato in una conferenza stampa con il premier ungherese Viktor Orban, riassume l’insoddisfazione di Mosca rispetto alla proposta di de-escalation degli Usa.

Il Dipartimento di Stato Usa aveva già confermato di aver ricevuto la risposta da Mosca, senza entrare nel merito dei suoi contenuti. «Non sarebbe produttivo negoziare in pubblico, quindi lasceremo che la Russia scelga se intende discutere della sua risposta», ha dichiarato una portavoce, aggiungendo che gli Stati Uniti continueranno a consultarsi con alleati e partner, inclusa l’Ucraina.

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È giallo sulla risposta: Mosca nega l’invio

Intorno alla risposta di Mosca era nato un giallo, ora sciolto dall’affondo di Putin. Il vice ministro degli Esteri russo Aleksandr Grushko aveva smentito la notizia secondo cui Mosca avrebbe consegnato agli Usa una risposta alla proposta americana per la de-escalation della crisi ucraina e sul tema delle «garanzie di sicurezza» chieste dalla Russia: lo riporta l’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti. «Questo non corrisponde alla realtà», ha detto Grushko a Ria Novosti.

Sull’argomento, al ministero degli Esteri russo affermano che quello della de-escalation sarà il tema principale della conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato Usa Antony Blinken in programma oggi, martedì 1 febbraio.

Mentre fonti del Cremlino fanno sapere che i presidenti di Russia e Francia, Vladimir Putin ed Emmanuel Macron, potrebbero incontrarsi di persona a breve.

Colloquio Putin-Draghi

Sul fronte diplomatico internazionale, si apprende che il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha avuto stamattina una conversazione telefonica con il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Al centro dei colloqui vi sono stati gli ultimi sviluppi della crisi ucraina e le relazioni bilaterali. Il Presidente Draghi ha sottolineato l’importanza di adoperarsi per una de-escalation delle tensioni alla luce delle gravi conseguenze che avrebbe un inasprimento della crisi. Sono stati concordati un impegno comune per una soluzione sostenibile e durevole della crisi e l’esigenza di ricostruire un clima di fiducia.

Nella telefonata con il premier, Putin ha confermato l’intenzione di Mosca di «continuare a sostenere stabili forniture di gas all’Italia». È quanto afferma il Cremlino, citato dall’agenzia Tass.

Prezzi in rialzo per il petrolio

Tattiche e diplomazie a parte, restano gli effetti concreti della crisi: i prezzi in rialzo per il barile di petrolio. La tensione tra Russia e Ucraina spinge il Wti a 88,46 dollari, con un guadagno dello 0,4% rispetto alla chiusura di lunedì sera. Sale anche il Brent a 89,57 dollari (anche in questo caso +0,4%). Mercoledì si riuniranno i Paesi membri dell’Opec+ dai quali è attesa la conferma di un aumento della produzione di 400.000 barili al giorno.

Ambasciata russa negli Usa: «Non staremo sull’attenti»

«Non staremo sull’attenti ad ascoltare le minacce di sanzioni statunitensi». Lo ha scritto l’ambasciata russa negli Usa in un post su Facebook nel quale ha ribadito che «è Washington, non Mosca, a provocare tensioni».

L’ambasciata ha ricordato che sono stati gli Usa a «incoraggiare il colpo di stato nazionalista» a Kiev a seguito del quale la popolazione della Crimea è stata «minacciata di sterminio» e sono sempre gli Usa che forniscono alle autorità ucraine «armi offensive moderne che alimentano la volontà del governo di Zelensky di risolvere con la forza il problema del Donbass». «Il movimento delle forze armate della Federazione russa sul nostro territorio è un nostro diritto sovrano e non minaccia nessuno», è aggiunto nella nota.

Blinken a Lavrov: subito de-escalation e ritiro truppe

Nella giornata di martedì 1 febbraio, intanto, si è svolto un colloquio tra il segretario di Stato Antony Blinken e la sua controparte russa, Sergei Lavrov. Blinken, a quanto si apprende, ha insistito con Lavrov per una «immediata de-escalation della Russia e il ritiro delle truppe e degli equipaggiamenti dai confini ucraini». Il segretario di Stato Usa ha poi sottolineato la volontà di Washington di continuare uno «scambio sostanziale» con la Russia sulle reciproche preoccupazioni in materia di sicurezza.

Sullo sfondo del colloquio, l’amministrazione Biden mantiene alto il pressing sul Cremlino per ridurre la crisi crescente al confine con l’Ucraina, dove si sono ammassati circa 100mila soldati russi. La Russia non si è mai mostrata intenzionata a «fare passi indietro» di fronte alla minaccia delle sanzioni statunitensi per quanto riguarda la situazione in Ucraina. Lo scrive sulla sua pagina Facebook l’ambasciata russa negli Stati Uniti, secondo la quale è Washington a generare le tensioni bilaterali. Lo riporta l’agenzia Tass. «Chi genera le tensioni non è Mosca ma Washington. Non faremo passi indietro e rimarremo sull’attenti, ascoltando le minacce delle sanzioni statunitensi», sottolinea.

Johnson: l’invasione sarebbe un disastro per la Russia

L’invasione dell’Ucraina si tradurrebbe in un «disastro militare» per la Russia. A lanciare il monito è stato il premier britannico, Boris Johnson, nel corso della sua visita a Kiev. Johnson ha ribadito che Londra sosterrà l’Ucraina e annunciato un pacchetto di sanzioni, pronte a scattare «al minuto» in caso di incursione russa oltre i confini del Paese. La Russia, ha aggiunto, è comunque in tempo per fare dietrofront e ricorrere alle armi della diplomazia.

La visita di Orban a Mosca

Altri paesi, anche in Europa, sono più vicini all’orbita di Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin ha accolto martedì il primo ministro ungherese Viktor Orban a Mosca per colloqui su una serie di tematiche, tra cui quella della sicurezza in Europa. Si è tratto del primo colloquio a tu per tu tra il presidente russo e il leader di uno stato membro della Nato dall’inizio dell’escalation delle tensioni tra Russia e Occidente sull’Ucraina. Putin ha parlato con Orban di rafforzamento della cooperazione tra i due paesi in aree quali il commercio, l’energia e la cultura, secondo quanto anticipato dal Cremlino. Orban sarebbe anche interessato ad ottenere per l’Ungheria prezzi favorevoli sul gas russo durante il suo incontro con Putin. Un altro argomento di comune interesse riguarda l’ampliamento della centrale nucleare ungherese di Paks, che sarà affidata alla compagnia nucleare russa Rosatom. L’inizio dei lavori è stato più volte posticipato per problemi procedurali.

Usa, via famiglie diplomatici da Bielorussia

Gli Stati Uniti, nel frattempo, hanno ordinato alle famiglie dei dipendenti del governo americano di stanza in Bielorussia di lasciare il Paese dell’Est Europa, considerato molto vicino a Mosca dopo le recenti esercitazioni militari congiunte. Il Dipartimento di Stato americano ha inoltre consigliato ai cittadini americani di non recarsi in Bielorussia a causa, in particolare, del «rischio di detenzione e dell’insolita e preoccupante presenza militare russa lungo il confine con l’Ucraina. La situazione è imprevedibile e le tensioni nella regione sono aumentate», aggiunge la diplomazia americana.

Washington aveva già chiesto il 23 gennaio la partenza delle famiglie dei diplomatici americani a Kiev, «a causa della persistente minaccia di un’operazione militare russa». Il personale locale e il personale non essenziale possono anche lasciare l’ambasciata in Ucraina, se lo desiderano.


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