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Utili, prima frenata post-Covid in Europa. Piazza Affari si salva con le banche

Nel secondo trimestre 2023 profitti societari attesi in calo del 9,2% su base annua. A Milano e Francoforte si viaggia ancora controtendenza e per l’intero anno gli analisti non escludono un bilancio positivo

di Maximilian Cellino

(IMAGOECONOMICA)

4' di lettura

Eccola la frenata degli utili delle imprese europee, quella che tutti avevano previsto con ampio anticipo. Non arriva però all’appuntamento con le dimensioni che ci si poteva aspettare qualche mese fa, quando ancora si temeva una recessione dura per il Vecchio Continente e anche per le altre economie avanzate del mondo, né vale per tutti i settori e i Paesi. Sulla carta le previsioni medie di consenso fra gli analisti finanziari raccolte da Refinitiv I/B/E/S non ammetterebbero repliche: con un calo del 9,2% le società quotate dell’indice paneuropeo Stoxx600 andranno incontro nel secondo trimestre del 2023 al primo rallentamento dei profitti rispetto a quanto registrato 12 mesi prima dall’epoca post-Covid.

Primo rallentamento

Per trovare un segno meno occorre in effetti tornare indietro agli ultimi tre mesi del 2020, ma quando si guarda ai comparti societari e alle singole Borse la situazione appare tutt’altro che omogenea. Gli stessi dati Refinitiv chiariscono infatti che quando si esclude il settore energetico, baciato un anno fa dal balzo dei prezzi delle materie prime susseguente allo scoppio del conflitto in Ucraina che poi è largamente rientrato nei ranghi, il segno «più» resta ancora davanti agli utili della corporate Europa (+3,9%). Il merito indiscusso è in questo caso suddiviso fra il nuovo e in parte inatteso boom dei tecnologici (+43,5%), la tenuta delle società legate ai consumi (+17,5%) e l’aumento dei tassi che ha favorito le banche (+17,8%): performance che messe insieme hanno permesso di limitare l’impatto di profitti più che dimezzati fra energetici e materiali di base.

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Il peso delle banche

Le differenze fra i Paesi sono in fondo una conseguenza della diversa composizione del listini di Borsa e non stupisce più di tanto veder viaggiare controtendenza la Germania (+11,5%), i cui indici hanno una componente tech è significativa, e l’Italia (+9,4%), dove le banche e i loro margini da interesse sono tornati a fare la voce del leone. Interessante sotto quest’ultimo aspetto l’analisi di Intermonte, dalla quale traspare che per l’intero 2023 la quota del monte utili di Piazza Affari legata agli istituti di credito potrebbe tornare al 22%, cioè ai livelli pre-Covid, e ben 6 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno. «Si tratta di un effetto combinato, legato non soltanto alla crescita degli utili bancari per l’impatto dell’aumento tassi ma anche al ridimensionamento dei risultati degli industriali, determinanti nel 2021 dopo la fusione Fca-Peugeot che ha dato vita a Stellantis, e del settore energia dominante nel 2022», chiarisce Alberto Villa, responsabile dell’ufficio studi di Intermonte.

Le attese per l’intero anno

La situazione generale è comunque ben tracciata e serve probabilmente anche a dare qualche indicazione in più per le tendenze da attendersi nella seconda parte dell’anno, che non sono per la verità proprio chiarissime. Per l’intero 2023 il consensus I/B/E/S punta a livello europeo al momento a una leggera frenata dei profitti: -1,4% a 755,6 miliardi di euro per lo Stoxx 600, ma nel numero complessivo c’è sempre da considerare l’effetto zavorra di energy e materie prime. Simile il discorso per la Borsa italiana, dove le previsioni di Intermonte su un paniere di circa 120 aziende quotate (pari a oltre il 90% della capitalizzazione complessiva) indicano utili sostanzialmente stabili a 77,8 miliardi (+0,4% rispetto al 2022) nel complesso, ma in crescita di quasi il 10% a 66,6 miliardi quando non si considerano le compagnie energetiche.

Sul mercato non si assiste a una chiara tendenza alle revisioni al rialzo o al ribasso degli utili, ma a movimenti fra i settori o addirittura all’interno di essi per tenere conto di casi specifici

Intermonte Alberto Villa

E se è vero che il quadro macroeconomico, contrassegnato dal braccio di ferro fra inflazione e crescita, resta tutt’altro che definito occorre rilevare come le previsioni degli analisti si siano sostanzialmente stabilizzate negli ultimi mesi. «Sul mercato non si assiste più a una chiara tendenza alle revisioni al rialzo o al ribasso degli utili, piuttosto a movimenti fra i settori o addirittura all’interno di essi per tenere conto di casi specifici», conferma Villa, che parlando di Piazza Affari ricorda sì la forza degli istituti di credito, ma anche il vento contrario che inizia a soffiare nei confronti di chi è più esposto alla Cina o alla ripartenza dell’economia post-Covid. Oppure i primi segnali di rallentamento nelle attività o negli stessi ordini di alcune società industriali più sensibili ai consumi.

Incognita dollaro?

Vista nel complesso, la Borsa milanese presenta con il suo rapporto fra prezzi e utili inferiore a 9 valutazioni ancora piuttosto a sconto rispetto ai listini concorrenti e alle medie storiche. E anche gli stessi bancari, protagonisti del rally da inizio anno, non si possono certo considerare cari. «I multipli restano molto contenuti e se non arriva una recessione dura che possa portare a un rallentamento molto forte del ciclo del credito non vedo particolari rischi», aggiunge Villa, che sottolinea semmai come siano state le small e medium cap a rimanere ai margini del recente movimento rialzista. «L’indebolimento del dollaro, se dovesse continuare, non è certo un fattore positivo per l’andamento degli utili di chi esporta fra le imprese europee e italiane», prosegue l’esperto di Intermonte. Ecco dunque un avvertimento su un fenomeno che finora pare restare sotto traccia e che, in fin dei conti, potrebbe fare la differenza per un bilancio di fine anno che si gioca sul filo del rasoio.

Riproduzione riservata ©
  • Maximilian CellinoRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: italiano, inglese, tedesco

    Argomenti: Mercati finanziari, politiche monetarie, risparmio gestito, investimenti, fonti alternative di finanziamento, regolamento del sistema finanziario

    Premi: Premio State Street 2017 per il giornalista dell'anno - Categoria Innovazione

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