Va in scena il primo campionato di rally con vetture elettriche
Per Christine Giampaoli Zonca, la giovane pilota italo-spagnola la sfida è vincere Extreme E, con un fuoristrada da 500 cavalli e 920 Nm di coppia motrice.
di Paco Guarnaccia
3' di lettura
Una passione per il rally nata per caso da bambina. Un “colpo di fulmine” con una Toyota Corolla vista sfrecciare sotto casa ed ecco che oggi Christine Giampaoli Zonca è diventata una pilota vincente, attualmente impegnata nel campionato Extreme E, una competizione per fuoristrada elettrici con nove team formati da coppie miste. Un circuito di cui la maison orologiera Zenith è uno dei membri fondatori e official timekeeper (il 7-8 maggio si correrà in Sardegna la tappa italiana del campionato 2022) e dove ha incontrato la Zonca con la quale ha cominciato una collaborazione.
Da cosa nasce la tua passione per i motorsports? In realtà non lo so. Le macchine o le gare motoristiche non sono mai interessate a nessuno della mia famiglia. Quello che so bene è che ho sempre avuto dei poster di auto da corsa nella mia stanza. Poi mi sono innamorata di una Corolla da Rally passata sotto casa mia. E ho capito che guidare macchine sarebbe stata la mia vita.
Perché hai scelto il rally? Se non fosse passata quella macchina, chissà… fino a quel momento non sapevo neanche cosa fosse il rally o l'off-road.
Come si diventa rallisti? Non è per niente facile. Soprattutto se non si hanno delle basi solide come dei budget o una famiglia appassionata di motorsport. Bisogna lavorare molto ed essere creativi per trovare più opportunità possibili per correre.
Quali sono le differenze tra un mezzo da rally elettrico e uno a benzina? Il veicolo che guido ha 500 cavalli e 920 Nm di coppia motrice: è veramente incredibile da guidare. Bisogna adattarsi a non avere le marce, a non sentire il rumore, al peso diverso dell'auto e alla frenata che, quando schiacciamo il pedale, ricarica: un aspetto che porta la macchina elettrica a comportarsi diversamente rispetto a una a combustione. Alla fine penso che a tutti noi appassionati manchi la musica del motore…
Qual è la parte più difficile di un rally? Tutto il lavoro che svolgo pre-gara per trovare la concentrazione.
E la più bella? Vedere i sorrisi del pubblico. L'adrenalina e poi, ovviamente, vincere!
E quindi che cos'è la competizione per te? Vita.
Fuori dai tracciati del circuito Extreme E, c'è una gara che vorresti fare? La Dakar e tornare a gareggiare in Messico e in America.
Qual è il tuo sogno professionale? Diventare uno dei migliori piloti e correre ancora per molti anni, come ha fatto Carlos Sainz (leggenda del mondo del rally e padre del ferrarista Carlos Sainz Jr., nda).
Come passi il tempo libero? Anche quando non gareggio, lavoro con Porsche come istruttrice di guida oppure partecipo a eventi come la Formula E in veste di opinionista per Mediaset. In poche parole nel mio quotidiano respiro benzina… ora elettricità… Oltre ai motori mi piacciono molto tutti gli sport e quando ho qualche giorno libero gioco a beach volley, tennis o vado a cavallo… Qualsiasi cosa non mi faccia stare ferma.
Sei stata scelta da Zenith per rappresentare le Dreamhers. Che cosa significa questo per te? Sono davvero onorata di essere stata scelta da Zenith come Dreamher, insieme ad altre donne eccezionali in giro per il mondo. Con Dreamhers posso raccontare la mia storia e, forse, ispirare o dare coraggio alle donne che sono attratte dal mondo delle corse ma che forse pensano che oggi sia ancora un mondo molto maschile. A loro dico: tutto è possibile se c'è passione e determinazione.
Che rapporto hai con il tempo? Per noi che corriamo, il tempo è tutto e un decimo di un secondo può significare rivoluzionare i risultati di una gara. Il tempo è un elemento bizzarro: prima della partenza credi di poterlo controllare, ma durante la gara ti ritrovi a dover vivere l'attimo.
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