Luce e arte

Va in scena lo spettacolo della luce

Sinuosi come un'onda. Modulari per percorrere una stanza in ogni direzione. Ci sono sospensioni e chandelier pensati come sculture in movimento.

di Letizia Muratori

Lampada da terra Origine, di Davide Groppi

3' di lettura

Se la luce ha uno stato, anzi, ne ha tre fondamentali: diretta, indiretta e diffusa, non è altrettanto immediato attribuirle una forma che non sia il classico fascio. Prova ne siano i disegni dei bambini: solcati da righe gialle e arancioni, hanno il dono di ridurre la complessità all'essenziale.

Due mondi: lampade e luci. Mondi complementari, ma anche molto diversi. Davide Groppi , un'autorità in materia, parte da questo assunto e la sua ultima creatura, Origine, risponde al tentativo di trovare una continuità tra materia e forma. In letteratura questo legame è garantito in qualche modo dalla storia, e non è un caso che le lampade di Groppi raccontino sempre storie di luce, facendosene appunto strumento. La storia dell'origine qui è verticale come uno stelo, sottile ma forte: emette una luce che sembra illuminare le cose per la prima volta. Il filo che lega progetti iconici come le lampade Masai, Nulla, Infinito, Sampei e Tetatet, è il valore conoscitivo che si dà allo stato di stupefazione.

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Come ne I giganti della montagna di Pirandello, carpirne il segreto significa inoltrarsi in una messinscena della luce che rifugge l'abbaglio mentre finge una qualche rivelazione solo al crepuscolo o all'alba, nei momenti di passaggio.

Fallen Chandelier XL, design Studio Job per QEEBOO.

Ovviamente nel libro si parlava di luce naturale, ma se, mettiamo, il sole pirandelliano fosse un grande candelabro caduto, fuori posto, potrebbe emettere la luce intermedia e rivelatrice, di passaggio: è il caso del Fallen Chandelier degli eclettici Studio Job per Qeeboo , immaginato dai suoi autori come l'unico pezzo sopravvissuto alla sparizione di un grande palazzo. Niente mura, resti architettonici, il palazzo è stato inghiottito senza lasciarsi alle spalle rovine, solo un'unica traccia, una fonte di luce.

Coordinates di Michael Anastassiades per FLOS.

Il riavvicinamento della luce alla lampada è una storia di assimilazione e di mimetismo: non può che approfondirlo la serie Coordinates di Michael Anastassiades per Flos e La Linea, progetto di BIG Architects per Artemide : moduli che sembrano un po' fulmini e un po' pioggia stellare, linee serpentine che conquistano lo spazio. In queste stanze, percorse dalla luce prima ancora che illuminate, quasi non si avverte il bisogno di nient'altro.

La Linea, progetto di BIG Group per Artemide.

Lampadario progettato da Atelier Swarovski per le residenze Acqualina, a Miami.

Si intravede l'onda, un merletto corallino e la medusa, nei fili di cristallo del sontuoso lampadario progettato da Atelier Swarovski . Mentre tutti i pezzi della collezione interdisciplinare Folia riecheggiano alla foresta che circonda la manifattura di Saint-Louis . Ed è proprio lì, lungo gli argini verdi della Mosella, che il designer Noé Duchaufour-Lawrance ha avuto l'idea di combinare la luminosità del cristallo con la forza del legno di frassino. Un connubio che ha l'eleganza misteriosa dei fossili, l'incanto di una foresta di pietra. L'intera collezione è un omaggio alle foglie di questo paesaggio antichissimo d'Europa, ma è anche un esempio di quanto conti e sia influente l'ambiente nel design, nel generare la cosiddetta scintilla creativa.

Folia, Noè Duchaufour-Lawrance per SAINT-LOUIS.

Les Fontaines des Champs-Elysées, Ronan & Erwan Bouroullec e Swarovski

Sempre a proposito di ambiente, cosa dire delle sei fontane sugli Champs-Élysées dei fratelli Bouroullec e Swarovski? L'approccio scenografico, quasi festivo, rimanda ai grandi carnevali del Rinascimento quanto al clima elettrico e danzante della Belle Époque. È un'opera pensata per la città, soprattutto per i cittadini. Le linee sono geometriche, verticali, luce e acqua puntano sulla dinamica della caduta e del riflesso intermittente, le sei figure in scena cantano e ballano al centro del Rond-Point, si esibiscono su uno snodo, un po' usurato, come consumate e instancabili vedette.

Un intervento coraggioso che osa, che brilla, ma resta pensato: con divertimento, che è sempre il modo migliore.

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