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Vacanze in barca a vela: senza skipper, per famiglie e amici, con destinazione mare italiano

Secondo le prime prenotazioni al portale Mondovela quest’anno verranno privilegiate Toscana, Liguria, Sicilia e Sardegna e tutti i porti raggiungibili con mezzi propri senza prendere l’aereo

di Gianni Rusconi

La marina di Salerno (AgfCreative)

3' di lettura

Toscana, Liguria, in misura minore Sicilia e poi la Sardegna, una delle regioni che probabilmente “aprirà” per prima. Le prenotazioni ricevute fino a oggi da Mondovela, uno dei principali portali italiani per il noleggio di barche a vela, offrono uno spaccato (ancora parziale) di quelle che potrebbero essere le mete italiane più gettonate per le vacanze estive. Le variabili in gioco, come spiega al Sole24ore.com il founder e managing director di Mondovela, Guglielmo Masala, sono però tante, a cominciare dall'incognita sulla disponibilità di voli e traghetti per raggiungere le isole, “che inciderà sicuramente sulla scelta di chi sta pensando all'idea di viaggiare per mare questa estate. Ad oggi non sappiamo quando e come faremo charter nautico e aspettiamo le linee guida dai prossimi decreti. La barca, in ogni caso, sta emergendo come un luogo sicuro dove poter passare le vacanze e le richieste più numerose, con partenze da agosto nella maggior parte dei casi, arrivano da famiglie con bambini e da tour operator che cercano servizi per questa tipologia di utenza”.


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Niente flottiglie e niente crociere “outgoing”
Ancora poche certezze, dunque, e fra le poche certezze sembra esserci la consapevolezza, da parte degli stessi operatori, che il turismo nautico 2020 non sarà “outgoing”, con Grecia e Croazia in cima alla lista delle destinazioni più richieste, e tanto meno di lungo raggio. “L'eventuale apertura delle frontiere – questa la sensazione di Masala - non credo convincerà i diportisti a spostarsi in aereo, mentre saranno privilegiati gli spostamenti verso i porti con mezzi propri”. In Mondovela, comunque, sono già convinti che il modo di fare charter, quest'anno, non potrà prevedere il classico schema della flottiglia e probabilmente neppure lo skipper, perché saranno ammessi solo equipaggi singoli, di famiglie o ristretti gruppi di amici che autocertificheranno il mancato distanziamento.


Barche più piccole e voucher in caso di annullamento
Difficile quindi dire, oggi, cosa spingerà la ripresa massiccia delle prenotazioni di vacanze in barca a vela. “Servono linee guida chiare e condivise”, dice convinto ancora Masala. “La sensazione è che, in funzione di un probabile effetto fisarmonica delle aperture, la vera ripresa sarà in agosto e privilegerà le imbarcazioni più piccole, per gestire più agevolmente gli ingressi e le soste in porto”. Quanto alle modalità di booking, vale (per Mondovela) il seguente modello: acconto del 20% al momento della prenotazione e saldo all'imbarco in assenza di restrizioni. Se il pacchetto viene cancellato dalle misure anti coronavirus, ecco il voucher per l'intero importo versato da spendere entro 18 mesi (solo in alcuni casi sarà previsto il rimborso completo).


Ridurre il livello di rischio sulle banchine
“Per far ripartire la macchina del turismo nautico serve togliere il blocco alle persone e consentire loro di muoversi dalla propria residenza al porto”. L'affermazione di Matteo Ratti, Ad di Marina di Cala de' Medici e Presidente del Consorzio dei Porti della Toscana, è chiara e netta e parte da un preciso presupposto: la navigazione non è ufficialmente sospesa e i porti non sono chiusi; l'impossibilità di accogliere gli utenti è legata ai vincoli di spostamento in essere. Non è un caso quindi che lo stesso Ratti stia lavorando a un protocollo da sottoporre al legislatore per definire le modalità di accesso ai posti barca. “La questione più importante – spiega – è far entrare in sicurezza le persone nelle Marine, al momento una delle aree ritenute a maggior rischio di contaminazione”.


Imbarchi sicuri e distribuiti su più giorni
L'esigenza di trovare regole precise per far ripartire la nautica da diporto è dettata, come in altri settori, da ragioni di carattere economico: un porto da 650 posti barca, questo l'esempio citato da Ratti, produce un giro d'affari di 14 milioni di euro l'anno, e di questi circa tre quarti sono generati da attività collaterali, ristorazione e negozi in primis. Regioni, società di charter e autorità portuali dovrebbero lavorare di concerto per definire procedure in grado di abbassare il livello di rischio dei porti. Alcune soluzioni per affrontare la Fase 2, come conferma Ratti, sono già state definite, almeno sulla carta. “Un primo passo è quello di riconfigurare i porti e identificare banchine ad accesso riservato per le imbarcazioni e in grado di completare le operazioni di sanificazione delle barche, il controllo sanitario dei passeggeri e l'imbarco/sbarco degli stessi. E vanno sicuramente riviste le modalità di ingresso considerando giorni diversi per gli imbarchi”. Schemi precisi, dunque, accompagnati dalla convinzione “che i porti non vanno equiparati agli stabilimenti balneari”.

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