LUSSO ANCHE FUORI STAGIONE

Vacanze luxury all’italiana: la Costa Smeralda

Prima tappa di un Grand Tour tra le destinazioni marine più mondane e luxury dove approdare fino a ottobre

di Sara Magro

Porto Rotondo Abi d’Oru beach Hotel e Spa sulla spiaggia di Marinella

4' di lettura

Grand Tour e Dolce Vita evocano un unico luogo - l'Italia - e alcune delle sue destinazioni marine più mondane e luxury - Taormina, Capri, Portofino, la Costa Smeralda, Savelletri di Fasano. Mete che non soffrono crisi e anzi rispetto al passato, le stagioni si sono allungate con eventi interessanti e gli alberghi e i ristoranti aperti a ottobre/novembre per godersi fino all'ultimo goccio di sole, con meno folla per chi non è interessato al grande show d'agosto. Non si incroceranno Di Caprio con Camila Morrone né altri vip, come al solito approdati in yacht sulle coste italiane, in compenso si potrà godere del rinomato posto in pace.

In questa prima puntata, raccontiamo la Costa Smeralda.

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Come il local diventa internazionale
Nel 1963, Karim Aga Khan acquistò 143 ettari di macchia mediterranea, granito e spiagge per costruire un villaggio, con un porto, un aeroporto (Olbia) e una compagnia aerea (oggi Air Italy). Dagli impraticabili pascoli della Gallura è nata così l'inaccessibile Porto Cervo, meta di ricchi bohémien, poi russi e arabi e, probabilmente, cinesi in futuro. Hanno ampliato il porto per ormeggiare il gigantesco Dilbar, lo yacht più grande del mondo per stazza; aprono locali internazionali come il beach bar Big Sur a Liscia Ruja e il risto-cabaret Lìo a Poltu Quatu. Anche la Promenade du Port sfoggia un look nuovo con i murales realizzati durante il festival di street art Pow Wow e lo spazio espositivo Supermarket, che si aggiungono al primo ristorante stellato della Costa Confusion (di Italo Bassi, ex Enoteca Pinchiorri), allo spin off estivo del ristorante Finger's (che quest'anno compie 10 anni) e al laboratorio del riciclo Miniwiz che trasforma vecchi oggetti di plastica o vetro in ciotole, borse e indumenti.

Costa Smeralda: meta iconica con pause gourmet

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Il fascino vintage del regno del principe Karim
Tutto cambia ma non gli alberghi storici, ora proprietà di Smeralda Holding (Qatar) e management di The Luxury Collection. Da fuori, il Cala di Volpe sembra sempre l'opera naif dell'architetto Jacques Couëlle, con le facciate rosa e i mosaici di vetro incastonati in pareti irregolari. È vintage ma certo non démodé. Anzi, le nuove camere progettate da Bruno Moinard e Claire Bétaille hanno arredi evocativi ma attuali, porte usb ovunque. E la spa Shiseido di legno profumato, pietra e neon ha aperto a giugno con rituali giapponesi di bellezza al posto dei soliti facial. Si pranza con piatti consigliati dalla nutrizionista Amanda Hamilton, o con pecorino, olive e verdure grigliate nell'orto con fattoria. Per cena, sushi da Matshuisa (leggi Nobu), in hotel, o tapas e vermouth sardi da Nuna al Sole nella mitica “piazzetta”. Insomma, sul regno fondato dal Principe Karim il sole tramonta, spettacolare, ogni sera, ma da oltre 50 anni, facendo di Porto Cervo un evergreen. Il suo trucco è conservare la struttura e aggiornare il contenuto. Proprio come Rosemary, ristorante nato nel 1969 che riapre con insegna e murales restaurati: stessa vista su Liscia di Vacca, stesso giardino di fichi e rosmarino, maxi griglie per pesce locale e Wagyu giapponese, più menu peruviano del milanese Pacifico. Quindi, Costa Smeralda sempre più internazionale? No. Che sia la musica o un bicchiere di vermentino, alla tradizione sarda non si sfugge. Fino a esempi di autenticità estrema come Frades, bottega e cucina che sulla Promenade du Port porta i sapori dell'isola: dai formaggi alla bottarga di Cabras, fino al menu che da un lato presenta le ricette tipiche, dall'altro realizza i classici della cucina contemporanea con ingredienti locali. Un esempio sono i classici culurgiones, qui arrostiti e serviti con salsa di verdure crude: se li avessero presentati come dim sum e gazpacho, nessuno avrebbe dubitato, al complimentandosi tutt'al più per la straordinaria chiusura intrecciata.

Il family resort dell'Italia bene
Anche Porto Rotondo, il borgo creato dalla famiglia Donà delle Rose, poi regno estivo di Berlusconi, appartiene storicamente alle mete marine esclusive, però più italiana e famigliare della contigua Costa Smeralda, con cui condivide macchia mediterranea, graniti rosa e una rada di yacht milionari (per un valore calcolato attorno ai 4 miliardi).
Nascono nuovi hotel, come The Local, il primo di design, e si rilanciano progetti storici come il cinque stelle Abi d'Oru, inaugurato nel 1963, epoca aurea della Gallura a Marinella, e ora in mano all'editore Sergio Zuncheddu, che ha scelto una modernizzazione all'insegna del “Made in Sardinia”, con cassapanche antiche, ceramiche di Assemini, tappeti di Sa Mugheo, divise di Antonio Marras e i cosmetici Soha, un linea naturale 100% isolana. Le camere sono disposte attorno a giardino con area giochi, piscine e alla spiaggia con ristorante affidato con formula pop up (fino al 29 agosto) allo chef Wicky's Pryian, che alterna il relax al banco del sushi. Allo Yacht Club è in corso il progetto On Top, un temporary restaurant con lounge bar che fino al 29 settembre ospita i Jeunes Restaurateurs d'Europe. Oltre a un'occasione per conoscere la cucina degli chef dell'associazione gastronomica, è un ritrovo per l'aperitivo (con drink e vini ricercati) e le serate con dj set, in linea con l'idea frivola di intrattenimento e frequentazioni agostane.

Poi gli appuntamenti mondani si diradano fino alla festa del calamaro (1-3 novembre 2019), quando Porto Rotondo diventa inaspettatamente pop, con le padellate di pesce, musica e allegria, dichiaratamente “sine nobilitate”.

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