Vaccini, nel fronte no-vax anche i cattolici tradizionalisti
Nell’universo contrario alla vaccinazione anti-Covid e al green pass c’è anche una componente cattolica conservatrice
di Carlo Marroni
I punti chiave
- La Dottrina della Fede ha sancito l'ortodossia dei vaccini, “eticamente ineccepibili”
- Il fronte anti-vaccino si salda con la contestazione anti ddl Zan
- Un'accusa è che il vaccino è «il pizzo da pagare allo Stato per essere liberi»
- L'invito di Famiglia Cristiana: «È un atto d'amore verso il prossimo»
- In Usa il fronte è evangelico e battista (e trumpiano), ma anche di ambienti cattolici
- In Vaticano ci si vaccina, ma nessuna “repressione” a chi si sottrae
5' di lettura
Un volantino, nei giorni scorsi, è comparso all’ingresso di una chiesa, a Monterosso, Cinque terre. Un volantino no-vax, che minimizzava i rischi del Covid. Ad appenderlo era stato il parroco, apertamente contro i vaccini. È dovuto intervenire il vescovo, che ha stigmatizzato le esternazioni personali.
Minoranza rumorosa
Una storia come tante accadute in questo scorcio estivo di quarta ondata della pandemia e di una minoranza molto rumorosa (e sovraesposta rispetto alla sua consistenza), blandita dalla destra, che è contro le vaccinazioni e il green pass. Che ormai è legge, quindi obbligatorio anche per chi non è d’accordo. Funziona così. E dentro questo micro-universo contrario a Pzifer e AstraZeneca è ben piantata una componente di cattolici ultratradizionalisti: solitamente molto attivi nelle campagne in difesa della cosiddetta famiglia tradizionale composta da uomo e donna - sposati in Chiesa e con figli concepiti e nati dentro la sacra unione - e contrari a ogni forma di assistenza sanitaria pubblica legata all'interruzione della gravidanza. Un mondo che in politica si considera vicino a Matteo Salvini e Giorgia Meloni – un tempo anche a Silvio Berlusconi - e idealmente a Donald Trump.
La Dottrina della Fede ha sancito l’ortodossia dei vaccini
L'argomento “cattolico” contro i vaccini tenta di avere una parvenza di collegamento con la bioetica, e in particolare con i metodi di produzione dei vaccini stessi, che secondo alcuni ambienti utilizzerebbe cellule di feti abortiti. Lo scorso gennaio un parroco nel beneventano dall’altare ha tuonato: «Il vaccino è una porcheria fatta con gli aborti, e poi pensate che dopo che ve l'hanno iniettata non potete più morire?». Se il parroco avesse letto la nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del dicembre 2020 avrebbe appreso che per la Chiesa, quella ufficiale, non ci sono dubbi: «Quando non sono disponibili vaccini contro il Covid 19 eticamente ineccepibili» è «moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid 19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione». Lo stesso Francesco è stato netto: «Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino, è un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri». E come noto si è vaccinato, prima del viaggio in Iraq. Anche il Vaticano in questi giorni sta dotando tutti coloro che si sono vaccinati nel piccolo Stato del “green pass”. Pure il Papa è e in possesso del suo certificato verde.
Un fronte che si salda con la contestazione anti ddl Zan
E forse anche perché Bergoglio ha dato una linea chiarissima la destra cattolica ha aumentato la sua opposizione, che in questa fase curiosamente si salda con il movimento no-gender legato al ddl Zan. Già perché se per la nuova legge in discussione si affronta il tema dei diritti individuali, con i vaccini si entra nel tema “vita”, la cui difesa nei movimenti anti-aborto (e anche nell’ambito del fine vita, ricordare il caso Englaro del 2009) è il cuore del programma, e vaccinarsi è oggettivamente in difesa della vita.
Un fronte oltranzista che aveva ripreso vigore ai tempi della legge sulle unioni civili, cercando di recuperare il filo del Family Day e della campagna contro il referendum sulle staminali (periodo 2005-2007). Proprio il presidente dell'associazione Family Day, Massimo Gandolfini, ha scritto: «Riteniamo inaccettabile imporre una sorta di “obbligatorietà vaccinale” operando una illegittima discriminazione fra gli studenti stessi. Il diritto allo studio è di tutti e qualsiasi odiosa discriminazione fra studenti “vaccinati e non” susciterà pericolose condizioni di conflitto sociale dentro la comunità nazionale».
Simone Pillon, politico eletto nelle liste della Lega, è contrario anche al green pass e ha dichiarato che «non si possono costringere vaccini che sono ancora nella fase sperimentale». L’associazione Pro Vita e Famiglia ha lanciato una petizione per escludere i minori dall’obbligo vaccinale, ormai superato anche dagli eventi.
L’accusa: «Pizzo da pagare allo Stato per essere liberi»
C’è chi, nell'universo cattolico tradizionalista, cerca di inquadrare la questione con approccio più approfondito e razionale e senza slogan. È il caso del professor Roberto de Mattei, presidente della Fondazione Lepanto, che ha dato alle stampe nel marzo di quest'anno un breve libro intitolato «Sulla liceità morale della vaccinazione» (editore Fiducia). Sottotitolo: «Una risposta chiara ed esauriente a coloro che considerano la vaccinazione contro il Covid-19 in sé illecita, perché funzionale all’aborto». Basta poi scorrere i vari organi di informazione legati al mondo cattolico tradizionalista per trovare molte sponde. Sulla Nuova Bussola Quotidiana appariva giorni fa un articolo dal titolo «Gli schiavi della “libertà” da vaccino»: «Il pizzo da pagare allo Stato per continuare ad essere liberi è il green pass e quindi il vaccino. Il cittadino ideale diviene allora lo schiavo della libertà. La coazione come strumento per promettere la libertà è stato strumento di molte ideologie, dal nazismo al comunismo. In questa pandemia il canovaccio è lo stesso: la moneta per acquistare la libertà è la rinuncia alla libertà».
Famiglia Cristiana: «È un atto d’amore verso il prossimo»
Ma la Chiesa cattolica nella sua grande maggioranza non ha motivi di scartare dalle regole generali e dalla voglia di uscire quanto prima da questo incubo. «Vaccinarsi è un atto d'amore verso il prossimo. Questa è l’unica motivazione davvero religiosa che dovrebbe ispirare le scelte dei credenti di fronte alla pandemia», scrive don Antonio Rizzolo, direttore di Famiglia Cristiana, nella storica rubrica “Colloqui col padre” rispondendo alle riflessioni e ai dubbi di alcuni lettori sulla campagna di immunizzazione e le relative polemiche. Una lettrice, in particolare, afferma di essere preoccupata per «la linea anti-vaccino che mi sembra prevalga in maniera eccessiva nella Chiesa», tanto che alcuni sostengono che quello che loro definiscono “siero” invece che vaccino venga «prodotto con i feti abortiti».
In Usa il fronte evangelico e battista (e trumpiano)
Il fenomeno è diffuso anche negli Stati Uniti, dove il fronte no-vax è vasto e rumoroso. I più riluttanti - secondo i dati pubblicati dal Public Research Institute e dall’Interfaith Youth Core - sono i cristiani evangelici bianchi e i battisti afro-americani, che vivono perlopiù al sud e che hanno votato in larga maggioranza Trump (reazione anche alla campagna vaccinale dell’amministrazione Biden). Ma sono attivi anche i cattolici, che negli Stati Uniti hanno larghe fasce della gerarchia molto poco simpatizzanti di Francesco: dall’arcidiocesi di New Orleans, arriva l’invito ai fedeli a rifiutare certi vaccini: «Se i vaccini Pfizer e Moderna sono disponibili, consigliamo ai cattolici di sceglierli al posto di Johnson&Johnson, a causa del suo uso estensivo di cellule derivate da aborti». Ma, come visto, la questione è stata sgombrata.
Vaccini in Vaticano ma nessuna “repressione” a chi si sottrae
Se il Vaticano di Francesco ha dato il via libera su tutta linea, dentro le mura leonine per i dipendenti si contempla comunque il diritto ad avere opinioni diverse. Il Governatorato, dicastero vaticano che gestisce i servizi dello “stato” (Musei, Gendarmeria, ambulatori, farmacia ecc...) a febbraio ha emanato una norma che prevede la vaccinazione volontaria, che quindi deve tenere conto «del rischio che un eventuale rifiuto dell’interessato possa costituire un rischio per sé, per gli altri e per l’ambiente lavorativo. Per tale motivo la salvaguardia della comunità può prevedere, per colui che rifiuti la vaccinazione in assenza di motivi sanitari, l’adozione di misure che da una parte minimizzino il pericolo in questione e dall'altra consentano di trovare comunque soluzioni alternative per lo svolgimento del lavoro da parte dell'interessato».
Ma questa eventualità «deve ritenersi come uno strumento che in nessun caso ha natura sanzionatoria o punitiva, piuttosto destinato a consentire una risposta flessibile e proporzionata al bilanciamento tra la tutela sanitaria della collettività e la libertà di scelta individuale senza porre in essere alcuna forma repressiva nei confronti del lavoratore».
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