Vaccino, si valuta terza dose. Dai fragili ai sanitari, le categorie in prima fila
In Israele gli over 60 anni già immunizzati potranno ricevere una ulteriore iniezione a patto che siano trascorsi oltre cinque mesi dalla seconda
di Nicola Barone
I punti chiave
3' di lettura
Potrebbe toccare in prima battuta alle persone fragili, agli immunodepressi e anche a tutti gli operatori sanitari che hanno fatto da apripista nella vaccinazione sul finire dello scorso anno. È sul tavolo al ministero della Salute l’ipotesi di un piano che possa prevedere una terza dose per alcune categorie specifiche di persone, evenienza che in chiave di controllo degli effetti pandemia si rende sempre più concreta guardando al dibattito in corso fra scienziati e autorità sanitarie di diversi Stati.
La linea di Ema e Oms
La decisione si presenta molto complessa, l’Ema si è già espressa sul tema della terza dose sottolineando che al momento «è troppo presto per confermare se e quando ci sarà bisogno di una dose di richiamo, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne vaccinali». Anche l’Oms non si sbilancia in alcun senso anche in considerazione della necessità di pensare ai Paesi poveri che non hanno ancora fatto le prime dosi o non dispongono addirittura di vaccini. Le aziende produttrici invece hanno già annunciato i dati di efficacia di una terza dose con i loro vaccini.
Rezza: allo studio vaccini adattati a varianti
Nel giro di un mese «bisognerà decidere chi vaccinare e in quali tempi con la terza dose», anticipa il direttore delle prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. «È una decisione che va meditata bene ma probabilmente le persone più fragili e immunodepresse avranno una terza dose ma non abbiamo ancora deciso quando. Sulla terza dose c’è indecisione perchè non ci sono ancora evidenze forti per poter dire che la faremo a tutti piuttosto che ad alcuni». E comunque «non si sa ancora se nel caso della terza dose sarà necessario effettuarla con un vaccino adattato alle varianti. Di fatto le aziende stanno lavorando a vaccini adattati. Al momento teniamo aperte le opzioni e le decisioni anche prese dall’Ue guardando alle due alternative per non rimanere scoperti, se ci si vaccinasse oggi si userebbero i vaccini esistenti ma bisognerà valutare se fra alcuni mesi saranno necessari vaccini adattati».
In Israele da domenica via agli over 60
C’è poi chi è già partito come Israele, dove si stanno richiamando per la terza dose i cittadini immunodepressi. Ma a partire da domenica anche gli over 60 anni già vaccinati potranno ricevere una ulteriore iniezione del vaccino Pfizer/BioNTech, a condizione che siano trascorsi oltre cinque mesi dalla somministrazione della seconda. Dal ministero della Sanità sono arrivate direttive alle casse mutue di organizzarsi in maniera adeguata ed è, di fatto, il primo Paese al mondo a compiere un passo del genere. Un team di esperti ha consigliato al governo di passare alla distribuzione della terza dose dopo aver notato un calo nell’efficacia del vaccino fra quanti sono stati immunizzati sei mesi fa.
Per Pfizer/BioNTech maggiore protezione contro Delta
Una terza dose di vaccino per il Covid rafforza la protezione contro la variante Delta, a dire dei ricercator di Pfizer. Nuovi studi mostrano che una terza dose ha effetti neutralizzanti della variante Delta cinque volte maggiori per chi ha un’età fra i 18 e i 55 anni dopo la seconda dose, e 11 volte maggiori per chi si colloca fra i 65 e gli 85 anni. Saranno le autorità, secondo l’azienda produttrice, a determinare «se e a chi raccomandare» una eventuale ulteriore iniezione.
L’Ue rafforza le sue riserve
«Siamo molto consapevoli che servirà un rafforzamento del vaccino», spiega un portavoce della Commissione europea. In ballo un nuovo accordo con BioNTech/Pfizer che prenota per la Ue 1,8 miliardi di dosi se saranno ritenute utili a contrastare le varianti o vaccinare altri gruppi come ragazzi e bambini. Opzionate anche 150 milioni di dosi di Moderna, «sempre in vista di essere meglio preparati». Fermo restando che «tutte le decisioni saranno prese in base alle evidenze scientifiche».
Esperti favorevoli a un impiego selettivo
Anche tra gli scienziati il punto viene indagato con grande attenzione. «Quello che vediamo è che la variante Delta» di SARS-CoV-2 «può infettare anche i vaccinati e aumenta così la frazione degli asintomatici; in quelli che hanno fatto una singola dose può creare malattia grave; in quelli che hanno fatto due dosi, se hanno superato i 7-8 mesi dalla vaccinazione e sono persone fragili e anziane, può causare malattia grave. Per questo per i fragili andrebbe valutata l’opportunità della terza dose di vaccino Covid-19». È la posizione di Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare a Padova. «Sì, la terza dose di vaccino Covid per le persone immunodepresse e fragili è assai probabile. In nessun altro caso per ora», però, «sembra necessario valutare questa opzione». A parlare qui è Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli di Milano. A suo dire, sulla base di diversi studi disponibili, «disporre una terza dose di vaccino Covid “di massa” non dovrebbe essere necessario».
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