ADDIO ALLO STUDIOSO (1942-2017)

Vaciago, economista e sindaco «al quadrato»

di Alessandro Merli

Giacomo Vaciago

3' di lettura

Un economista poliedrico, che, alla grande competenza, soprattutto sulla politica monetaria, univa la capacità di sporcarsi le mani con la pratica.

Commentatore del Sole 24 Ore fin dal 1983, pilastro del Mulino, attento osservatore dei mercati finanziari anche per aver fatto da consulente a Citibank, fondatore del centro studi Ref, sindaco di Piacenza dal 1994 al 1998, Giacomo Vaciago, che è morto giovedì sera nella sua città all’età di 74 anni dopo una lunga malattia, ha lasciato le proprie tracce ben al di là della vita accademica.

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Consigliere di ministri, molto ascoltato in Banca d’Italia, offriva spesso «punti di vista non convenzionali, da osservatore libero, sulla politica economica, e provocava la riflessione», ricorda Angelo Tantazzi, l’ex presidente della Borsa italiana, che ne ha condiviso la partecipazione attiva all’Associazione il Mulino, dove Vaciago è stato a lungo nel consiglio editoriale della casa editrice, per la sezione di economia.

Aveva anche pubblicato molto sui temi della moneta e della finanza, ma i libri che forse gli erano più cari erano un volumetto di economia spiegata ai ragazzi, L’economia è una bella storia, e l’ultimo, Un’anima per l’Europa, uscito due anni fa, dove individuava la crisi di identità della costruzione europea nella quale credeva e che proprio oggi compie a Roma 60 anni senza averla ritrovata, la sua anima.

Aveva insegnato ad Ancona, dove era andato a tenere una lezione ancora pochi giorni fa, infaticabile, nonostante i medici gli avessero consigliato di prendersela con calma. Il suo nome figura ancora sui programmi per le prossime settimane di un convegno di Sadiba, la scuola di formazione della Banca d’Italia, e della Lezione Mario Arcelli.

La maggior parte della sua carriera accademica l’aveva percorsa in Cattolica, dove ora era professore emerito, e dove annoverava fra i suoi successi anche l’aver perorato l’apertura della facoltà di Economia a Piacenza, che fino ad allora ospitava solo Agraria. Gli studi lo avevano portato a Oxford, dove era stato fellow di Christ Church: le storie dei pranzi all’high table del college erano fra i suoi racconti più godibili.

Del resto, Vaciago non disdegnava la battuta, anche tagliente, e il tono sempre diretto. È stato visitor anche alla Federal Reserve a Washington e alla University of Illinois.

Ma una delle esperienze che più lo hanno coinvolto non ha nulla a che vedere con le atmosfere rarefatte dell’accademia e dei college oxoniani. Nel 1994 fu eletto sindaco di Piacenza, la sua città, nella prima infornata dei sindaci eletti direttamente dopo la riforma. Si buttò a capofitto nel nuovo compito con il suo rigore intellettuale, ma anche con un’enorme passione e impegno civile. A Piacenza ricordano il suo carisma e le molte realizzazioni di quegli anni, dal termovalorizzatore (convinse i Verdi, recalcitranti partner di maggioranza, additando l’esempio di Vienna, che ne aveva costruito uno, senza danni ecologici, vicino al centro della città) al polo logistico, importante strumento di rilancio dell’economia della zona, alla riqualificazione urbana del vecchio macello. Il suo motto era “Piacenza al quadrato”, aveva una visione di lungo periodo del futuro della città, per la quale si è impegnato fino all’ultimo anche come frequente commentatore sulle colonne della Libertà, il quotidiano locale. Alla fine del mandato, allora quadriennale, lasciò, come aveva detto fin dall’inizio che avrebbe fatto, nonostante le molte sollecitazioni a restare. I rapporti con i partiti che lo sostenevano, per un tipo che non amava farsi condizionare, non furono sempre idilliaci.

Giacomo Vaciago lascia la moglie Giulia, quattro figli e dodici nipoti, dei quali andava enormemente fiero, più che di tutte le sue pubblicazioni economiche.

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