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Covid, Vaia (direttore Prevenzione ministero Salute): «La risposta all’aumento dei contagi? Nessun allarme, ma prudenza e responsabilità»

Da un lato tutela dei più fragili, dall’altro la consapevolezza che «siamo in una nuova fase», ha spiegato il neo direttore della Prevenzione al ministero della Salute nell’intervista

di Barbara Gobbi

Covid, ecco le nuove regole per i tamponi in ospedale e nelle Rsa

3' di lettura

Da un lato prudenza e tutela dei più fragili, dall’altro la consapevolezza che «siamo in una nuova fase». Questa la doppia via indicata da Francesco Vaia, neo direttore della Prevenzione al ministero della Salute e già in prima linea contro il Covid come Dg all’ìstituto Lazzaro Spallanzani di Roma.

Davanti al netto aumento dei contagi (+43%) registrato dagli ultimi dati settimanali sul virus, il dicastero ha emesso la circolare che reintroduce il tampone al momento dell’accesso in strutture come le Rsa dove siano presenti “fragili” e in occasione dell’ingresso nel Pronto soccorso di un ospedale per chi presenti sintomi “compatibili” con la malattia da Sars-CoV-2, per quanti dichiarino di aver avuto contatti stretti con un caso confermato di Covid e infine per chi, pur asintomatico, vada ricoverato o trasferito in reparti o strutture con pazienti particolarmente a rischio. Una stretta di fatto anche in vista dell’autunno quando i virus influenzali si sommeranno al coronavirus. Ma molto, avvisa il capo della Prevenzione, resterà in capo ai cittadini. Nella “Fase 3” del Covid a guidare saranno non già gli obblighi ma buon senso e responsabilità.

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L’ultimo bollettino divulgato dal ministero certifica che i principali indicatori Covid sono in lieve o in deciso aumento, ma sottolinea anche che l’incidenza e l’impatto sugli ospedali sono limitati. Qual è il messaggio più corretto da inviare al pubblico?
«Non è più il tempo dell’allarme, ma della prudenza e della responsabilità. Riguardo all’aumento dei casi, si tratta di un dato atteso, compatibile con il rientro dalle vacanze, con la ripresa delle attività e con la presenza delle nuove varianti, che come sappiamo, da omicron in poi, determinano maggiore contagio ma minore patogenicità. Come abbiamo spiegato più volte, il virus è cambiato: la malattia grave riguarda oggi prevalentemente i grandi anziani e i fragili. Proprio per questo il ministero della Salute, nell’interesse primario della tutela dei cittadini più fragili, si muove in una duplice direzione: da una parte misure di protezione e prevenzione per la tutela e la sicurezza sia dei pazienti che degli operatori e dall'altra predisposizione di una campagna di vaccinazione annuale e non obbligatoria rivolta soprattutto alle categorie maggiormente colpite dal Covid».

Quanta effettiva attenzione va posta alle varianti del virus e in particolare a Pirola ed Eris?
«Come diciamo da tempo le varianti non devono spaventare, ma sono un fenomeno atteso e dovuto, come sappiamo, all’adattamento del virus all’ambiente al quale tenta di sopravvivere. Nostro compito è quello di studiarle per adeguare gli strumenti che abbiamo a disposizione: vaccini e farmaci».

Lei ha annunciato una campagna di vaccinazione annuale contro Sars-CoV-2: quando partirà e con quali vaccini?

«Stiamo predisponendo un piano e un calendario vaccinale che dovrebbe partire in autunno, non obbligatorio, con vaccini aggiornati alle nuove varianti, per garantire la migliore protezione alle categorie nelle quali la patologia si manifesta in forma più grave, ovvero gli anziani e i fragili in generale».

Oggi c’è chi scrive di un possibile ritorno alle mascherine: state valutando l’ipotesi di reintrodurle, magari nell’ambito di un piano che preveda più scenari?
«Più che di piani, in questo momento dovremmo lasciarci guidare dalla responsabilità e dal buon senso: se una persona ha dei sintomi dovrebbe evitare di prendere la metro o frequentare luoghi affollati. Ma non si può tornare indietro. Siamo in una nuova fase. Ribadisco: dobbiamo puntare sulla responsabilità dei cittadini, che tanta ne hanno dimostrata in piena pandemia».


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