Valanga di istanze dai comitati per il «No»
Petizione con 1.800 firme per chiedere la «Valutazione d’impatto sanitario»
di Ilaria Vesentini
2' di lettura
«Investire sull’asfalto significa incentivare il traffico su gomma privato, un controsenso per una amministrazione che ambisce a fare di Bologna una delle 100 città europee a impatto zero entro il 2030. Il Passante è una infrastruttura vecchia di oltre 30 anni, fuori tempo, e affermare che sia un’opera sostenibile è una bugia bella e buona». Luca Tassinari è un esponente di Aria Pesa, rete civica di associazioni e comitati cittadini bolognesi uniti nella difesa del territorio, dell’ambiente e della salute, che da anni si oppongono ai grandi progetti viari a base di cemento e anche martedì scorso era sotto Palazzo d'Accursio per manifestare, mentre Autostrade per l'Italia annunciava il massimo riconoscimento internazionale di sostenibilità (Platinum di Envision).
«Ma quale sostenibilità? Sono bugie», rincara una manifestante travestita da Pinocchio, a nome della Rete delle Lotte Ambientali Bolognesi (ReLoAB) e dalla Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’Emilia-Romagna (RECA ER), che hanno chiesto ufficialmente più volte ai vertici di Regione, Arpae, Asl e Città metropolitana di Bologna di effettuare una “Valutazione di impatto sanitario”, con una petizione sostenuta da oltre 1.800 firme, presentata a febbraio e rimasta senza riscontro. «Diversi esperti di fama internazionale, tra cui il prof. Vincenzo Balzani – sostengono i No-Passante – hanno dimostrato che il progettato allargamento di autostrada e tangenziale attorno alla città è insostenibile e devastante e non esistono mitigazioni e compensazioni a una scelta politica che condanna Bologna al trasporto su gomma e all'inquinamento». Anche perché qui si parla di pianura padana, una delle aree più inquinate d'Europa tra polveri sottili e biossido di azoto (Bologna però non è maglia nera tra i grandi capoluoghi soffocati dallo smog nel Nord industriale) e di una provincia attraversata pre-Covid da 840mila veicoli ogni giorno, tra auto e camion, in costante aumento da inizio Millennio.
«Quello che serve per affrontare con coerenza la transizione ecologica è potenziare altre forme di mobilità come il trasporto su ferro per merci e persone, il completamento dell’Sfm non certo il Passante o la Cispadana», rimarca Tassinari, chiamando in causa un'altra mega infrastruttura di cui si discute da decenni in regione senza mai mettere un punto finale, un'autostrada di 67 km e 1,3 miliardi di investimento per connettere l'A22 (Reggiolo Rolo)e l'A13 (Ferrara Sud) che scorrerebbe parallela alla via Emilia e che potrebbe a sua volta decongestionare il traffico nel nodo bolognese. La speranza dei comitati NO-Passante, che hanno raccolto in passato - senza successo - anche firme per chiedere l'intervento del Parlamento europeo, senza successo, è riuscire a bloccare l'autorizzazione del progetto definitivo, atteso a fine anno.
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