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Valditara: nessuno vuole fare il docente, occorre valorizzare il ruolo di chi insegna

Il messaggio del ministro dell’Istruzione e del Merito: portare in classe la cultura del lavoro, rafforzare ulteriormente l’alternanza tra scuola e mercato

di Andrea Carli

Valditara: Rafforzare l’alternanza scuola lavoro per i professionali

3' di lettura

Il modello di istruzione che il governo Meloni ha in mente è quello di «una scuola che abbia sempre più attenzione per lo studente. Serve una formazione sempre più individualizzata. Ma serve allo stesso tempo una scuola che sappia valorizzare il ruolo del docente, figura allo stato attuale sottovalutata. Oggi nessuno vuole fare l’insegnante». A mettere in evidenza uno dei punti di debolezza di quel mondo complesso e variegato che si chiama scuola è stato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, intervenuto al dibattito su “La scuola italiana oggi e domani” nell’ambito del Festival dell’economia di Trento.

A settembre adeguata copertura delle cattedre

«Mi auguro che a settembre ci sia una più adeguata copertura delle cattedre», ha continuato il ministro.«Con l’intelligenza artificiale il docente non dovrà più compilare documenti. Vogliamo poi intervenire per ridurre il pagamento minimo a 4 mesi dei precari, vogliamo abbattere la tempistica e creare una piattaforma unica per le famiglie per informazioni e pagamenti. Ci sono poi i pensionamenti. In tutto prevediamo 20 azioni di semplificazione completa. Ci siamo dati tre anni per realizzarle ma da fine anno si vedranno risultati importanti».

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Portare in classe la cultura del lavoro

Valditara è intervenuto davanti a una platea composta anche da giovani studenti. E proprio a loro ha lanciato dei messaggi chiave. Il primo: occorre mettere in campo un sistema che garantisca l’incontro tra la formazione degli studenti e le esigenze delle aziende, che troppo spesso hanno difficoltà a trovare sul mercato figure specifiche, soprattutto tecniche. «A me - ha spiegato - interessa una nozione democratica di merito, non elitaria. Il docente tutor e quello orientatore devono trovare elementi di incontro tra le potenzialità di uno studente e le esigenze del mercato del lavoro. Nella scuola dobbiamo portare il valore, la cultura del lavoro. Oggi bisogna rafforzare ulteriormente l’alternanza scuola-lavoro».

Istruzione tecnico professionale, riforma esecutivo precedente non basta

E se si riflette su quale sia la strada da percorrere per ridurre lo scarto tra domanda e offerta di lavoro, il ministro non può non affrontare il tema dell’istruzione tecnico professionale. «La riforma dell’istruzione tecnico professionale promossa dal governo precedente ha rappresentato un passo in avanti. Ma non basta. Lo schema potrebbe essere questo: quattro anni, più i due dell’Its. A cui si dovrebbe aggiungere la necessità dell’apprendistato formativo».

Nelle prossime settimane avvieremo un’agenda Sud contro la dispersione

Un altro problema del sistema è quello dei troppi ragazzi che abbandonano la scuola. Contro la dispersione scolastica (12% a livello nazionale) e la dispersione implicita (30%), ha affermato Valditara, «la scuola e il governo possono fare tanto. Noi nelle prossime settimane avvieremo l’Agenda sud con l’individuazione di 150 scuole su cui intervenire, secondo Invalsi quelle più in difficoltà. Perché sappiamo che le competenze sono diversificate. In Trentino, Lombardia e Veneto i risultati sono meglio della Finlandia. Invece abbiamo una parte d’Italia che ha problemi che non possiamo tollerare e pregiudicano il futuro dei ragazzi. C’è necessità di intervenire sull’abbandono precoce e sulla dispersione implicita, cioè avere il diploma ma senza le competenze. Questo deve riguardare l’istruzione tecnica e professionale ma anche i licei».

Troppe aggressioni ai docenti, introdurre nella scuola maggiore serenità

Intanto la prova della maturità si avvicina. II 21 giugno iniziano le prove. E si torna al sistema pre Covid. «Siamo consapevoli che veniamo da due anni difficili, caratterizzati dalla pandemia Covid. Dico ai ragazzi che devono affrontare con estrema serenità questo momento, che è importante. Siamo ben consapevoli che veniamo dagli anni del covid, in cui l’insegnamento a distanza ha creato problemi umani e psicologici, un certo malessere, una crescita del bullismo. La prova orale - ha continuato -non è disciplinare, non verrete interrogati su matematica - ha detto il ministro rivolto ai numerosi studenti presenti in sala - ma un colloquio interdisciplinare che deve far capire che cosa gli studenti hanno assorbito, quali collegamenti riescono a fare. Quindi sarà una riflessione che dimostrerà la vostra capacità di aver assorbito concetti chiave e di aver elaborato collegamenti importanti. La scuola torni a mettere al centro la serenità nelle classi». Ecco dunque la parola d’ordine: «Serenità».


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