Banche, vale lo 0,44% dei depositi la dote del Fitd per la loro protezione
Il boom della liquidità post Covid ha portato a 739 miliardi i conti fino a 100mila euro
di Andrea Gennai
I punti chiave
3' di lettura
Alla fine del 2022 la dotazione finanziaria delle banche aderenti al Fitd (fondo tutela) valeva circa 3,3 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,44% dei depositi protetti. La fotografia è contenuta nella relazione del Fondo che nei giorni scorsi ha tenuto l’assemblea. Nel 2024, sulla base delle stime contenute nel piano per gli esercizi successivi, la dotazione finanziaria dovrebbe raggiungere i 6 miliardi di euro, pari allo 0,8% dell’ammontare totale dei depositi protetti.
Effetto Covid
Il boom della liquidità sui conti correnti, seguita anche al Covid, ha fatto lievitare a circa 740 miliardi i depositi protetti, vale a dire quelli sotto i 100mila che vengono rimborsati entro 7 giorni in caso di liquidazione coatta dell’istituto. I dati in questione interessano gli istituti aderenti al Fitd, che è l’organo principale in Italia, e che sono poco meno di 140, in calo anche per effetto delle fusioni. Gli importi eccedenti il limite di copertura di 100.000 euro non vengono rimborsati dal Fitd. Il credito residuo del depositante viene iscritto nello stato passivo della banca e può concorrere successivamente ai riparti di liquidazione.
Dal 1987, anno della sua fondazione, il Fitd è intervenuto a favore di 16 banche consorziate. l'impegno complessivo ammonta a 3.329 milioni di euro, di cui solo 77 milioni di euro per il rimborso ai depositanti. Circa 2.460 milioni di euro sono stati destinati per interventi preventivi (74% del totale). Nel 2022 s è conclusa l’operazione Banca Carige. E in particolare si è perfezionata l'operazione di cessione della partecipazione del Fitd e dello Schema volontario in Banca Carige in favore di Bper Banca, verso il corrispettivo di 1 euro e previo contributo da parte del Fitd in Carige pari a 530 milioni di euro a titolo di versamento in conto capitale. Lo scorso anno si è concluso anche l’intervento pregresso verso Banca del Fucino senza l’esborso di risorse. Nel 2019 il Fitd aveva attivato un intervento di sostegno consistente nel rilascio di una garanzia per la sottoscrizione degli aumenti di capitale previsti per il 2020-2022 per un importo di 30 miliioni. Banca del Fucino ha rinunciato negli anni all’attivazione della garanzia.
Le tutele
La direttiva Ue 49/2014 ha riformato il sistema di garanzia dei depositi confermando la tutela fino a 100mila euro. Il meccanismo di finanziamento dei fondi di protezione è stato riformato e prevede che le banche versino ex ante i contributi al Fondo (in passato il sistema era ex post) periodicamente sino a raggiungere entro il 2024 un obiettivo pari allo 0,8% dei depositi protetti. Sono risorse che le banche stanno versando e in alcuni casi sono stati anche una delle motivazioni che hanno portato ad aumentare gli oneri sui conti correnti. La cifra di cui parliamo, rispetto al totale dei depositi protetti, è assolutamente minimale ma bisogna ricordare che l’intervento di rimborso avviene solo in casi estremi (liquidazione coatta).
Gli interventi che lo stesso Fitd ha messo in campo negli anni sono stati finalizzati a evitare questo ultimo stadio con azioni preventive a sostegno delle banche in difficoltà. In caso di necessità è previsto comunque un sistema straordinario di contribuzione nella misura massima dello 0,5% dei depositi protetti per anno di calendario. Nel complesso, dal 2015, anno di avvio della raccolta delle contribuzioni ex-ante, sono state versate dalle banche consorziate risorse per 5,5 miliardi di euro, utilizzate per 2,05 miliardi per gli interventi sin qui effettuati dal Fondo.
Il sistema europeo
Sullo sfondo resta il delicato tema dell’assicurazione europea dei depositi (European Deposit Insurance Scheme, Edis) in balìa delle tensioni tra le parti. Ancora non si trova una quadra sul progetto finale a Bruxelles. In sostanza la garanzia a tutela dei depositi non sarebbe più nazionale ma su scala continentale. Le banche continueranno a finanziare il loro Fondo nazionale che poco alla volta confluirà al Fondo europeo. L’assetto istituzionale dell’Unione Bancaria si fonda su tre pilastri: il Meccanismo di vigilanza unico (Ssm), il Meccanismo di risoluzione unico delle crisi bancarie (Srm) e, in linea prospettica, il Sistema unico di garanzia dei depositi (Edis).
I primi due pilastri sono operativi mentre il terzo stenta a decollare. Nell’ambito dei negoziati politici condotti a livello europeo, si registra la divergenza tra gli orientamenti espressi dalle delegazioni nazionali riguardo alla configurazione del meccanismo. Tutta la faccenda si interseca anche con il tema della revisione degli aiuti di Stato avviata nel 2022. Come rileva la relazione del Fitd, solo in un secondo momento verrà ripreso il discorso del completamento dell’Unione Bancaria con l’Edis.
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