Valle d’Aosta, il tunnel del Bianco pesa sull’economia. Turcato: va raddoppiato
L'importanza del traforo emerge dall'indagine congiunturale sul terzo trimestre: ottimismo in crescita, ma in controtendenza per l'export
I punti chiave
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«E' un buco nero per questa regione e le sue imprese. L'unica alternativa a questi 2mila giorni di chiusura è il raddoppio del tunnel, che si può realizzare nei prossimi 5-6 anni, lasciando aperta l'attuale infrastruttura che sarà poi rimodernata successivamente». Dalle parole del presidente di Confindustria Valle d'Aosta, Francesco Turcato, si capisce come il traforo del Monte Bianco abbia occupato un posto in prima fila all'assemblea regionale degli industriali. Il tunnel, infatti, a partire dal prossimo mese di settembre sarà chiuso per lavori di manuntenzione per circa tre mesi all'anno per i prossimi 18 anni.
Il futuro del traforo
«Non resteremo fermi a subire questa ingiustizia, il governo it
aliano conosce questo problema, e si sta attivando con il governo francese. Sentiamo l'appoggio di Confindustria e di una larga parte della popolazione valdostana, che ci incoraggiano ad andare avanti in questo impegno, che sentiamo decisivo» ha detto ancora Turcato, parlando ai circa 230 imprenditori dal palco allestito all'interno della Cogne Acciai Speciali di Aosta per l'assemblea intitolata - “La Valle d'Aosta è il nostro futuro: pensiamoci nel presente” - alla quale sono intervenuti il vicepremier Antonio Tajani, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, i vicepresidenti Alberto Marenghi (con delega all'Organizzazione, lo Sviluppo e il Marketing) e Giovanni Baroni (presidente Piccola Industria di Confindustria), il presidente della Regione, Renzo Testolin, e il vicepresidente Luigi Giovanni Bertschy, e il sindaco di Aosta Gianni Nuti.
Le previsioni delle imprese
L'importanza strategica e vitale del traforo del Monte Bianco per l'economia valdostana e del Nordovest emerge anche dal sentiment delle imprese fotografato dall'indagine congiunturale sul terzo trimestre dell'anno: l'ottimismo cresce per quanto riguarda occupazione, ordini, produzione, resta stabile per gli investimenti e si riduce invece per l'export, in parte per le incertezze proprio legate al tunnel e in parte per la salute delle economie francese e tedesca.
La sinergia con Piemonte e Liguria
A favorire il buono stato di salute dell'economia locale ha influito anche l'alleanza con Confindustria Liguria e Piemonte, tre regioni che valgono circa 200 miliardi di Pil e che, come sistema confindustriale, rappresentano 7.500 imprese e quasi 350mila addetti diretti. «Abbiamo già aperto un ufficio condiviso a Bruxelles, in modo da stringere nuove e più solide collaborazioni con chi non parla la nostra lingua, ma con cui condividiamo il linguaggio del business, ovvero i colleghi imprenditori francesi e svizzeri» ha spiegato ancora Turcato, che ha anche sottolineato come, sul fronte della formazione scolastica di alto livello e l'aggiornamento professionale serva «una svolta coraggiosa rappresentata dalla realizzazione di un Its. Lo chiediamo da ormai cinque anni alla Regione e rinnovo il nostro impegno nel sostenere attivamente l'iniziativa».
Lo sguardo largo
Il tema del futuro del tunnel del Monte Bianco è riemerso anche dalle parole di Alberto Marenghi, vicepresidente di Confindustria, nel corso della tavola rotonda: «Serve uno “sguardo largo”, soprattutto nei contesti internazionali, un approccio che in una regione di confine come la Valle d’Aosta si adotta da sempre. In questo quadro l’attenzione al Territorio, al centro dell’evento di oggi, diventa ancora più strategica per orientare le scelte della politica e le istituzioni in tutti gli ambiti di rilievo, a partire dalle infrastrutture, così importanti per quest’area. Ciò che accade sui singoli teqrritori è interesse di tutti: in questa prospettiva un tema di primo piano come la questione del Monte Bianco ci chiama in causa dal Nord al Sud».
Sostenere la doppia transizione
Per Giovanni Baroni, vicepresidente e presidente Piccola Industria di Confindustria, «tenuta del sistema e incertezza per il futuro sono le due direttrici che caratterizzano lo stato di salute delle nostre Pmi secondo quanto emerso dal Rapporto Regionale PMI 2023 di Confindustria e Cerved presentato pochi giorni fa. A tenere sono stati fatturato (+2,4%), valore aggiunto (+1,4%) e Mol (+2,9%) che hanno recuperato i livelli del 2019. Tuttavia, inflazione e alti tassi stanno facendo contrarre redditività netta e utili delle Pmi, che con la crisi pandemica hanno fatto un passo indietro di quattro anni nel processo di rafforzamento dei bilanci. In questo quadro, per non vanificare gli sforzi fatti, vanno messe in campo tutte le misure necessarie a stimolare gli investimenti privati e a sostenere le imprese impegnate nella doppia transizione green e digitale, a partire dal Pnrr. Dobbiamo poter guardare avanti con fiducia in un orizzonte certo».
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