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Valle del Belìce, la comunità in transizione

A quasi 55 anni dal terremoto i centri a cavallo delle province di Palermo, Trapani e Agrigento provano a darsi un piano strategico

di Nino Amadore

Mac, il Museo di arte contemporanea creato a Gibellina e inaugurato a luglio dell'anno scorso

4' di lettura

Chiamatela se volete comunità in transizione. Che non ha ancora dimenticato (e come potrebbe) il suo doloroso passato, ma si sta attrezzando per guardare avanti con un approccio diverso. È il Belìce, mi raccomando l’accento sulla i, a cavallo tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento: il 14 gennaio dell’anno prossimo saranno passati 55 anni da quel terribile terremoto che rase al suolo questi paesi. E ancora una volta sarà l’occasione per riflettere su quanto è stato fatto in questi anni.

Ma all’orizzonte si intravede un nuovo approccio e un nuovo metodo. Perché intanto quest’area ha preso consapevolezza di tante potenzialità e punta a darsi linee strategiche di intervento puntando su cultura, agroalimentare di qualità (i territori dei comuni del Belìce vi sono capitali incontrastate del vino siciliano), turismo. Basta vedere ciò che è stato fatto a Gibellina, che è sì un museo all’aperto di architettura contemporanea ma è anche il luogo in cui è stato inaugurato il Museo di arte contemporanea (il Mac) che porta il nome del compianto senatore Ludovico Corrao, colui che da sindaco di Gibellina puntò sull’arte e sul bello per la ricostruzione post terremoto. Così oggi, oltre al Mac, a Gibellina troviamo la Fondazione Orestiadi, il Museo delle Trame Mediterranee e il Cretto a Gibellina vecchia. Istituzioni culturali di grande interesse. Così come ha una funzione importante il museo dedicato a Giuseppe Tomasi di Lampedusa a Santa Margherita Belìce all’interno di un progetto più ampio come il Parco letterario dedicato all’autore del romanzo Il Gattopardo con visite nei luoghi descritti dallo scrittore siciliano, che qui trascorse spesso le vacanze, e un premio letterario a lui dedicato: «Il museo – dice Tanino Bonifacio, critico d’arte e vicesindaco di Santa Margherita Belice – è un punto di riferimento importante: ogni anno registra circa 18mila visitatori in media. E poi abbiamo creato il Museo della memoria, che ricorda il terremoto del 1968». Bonifacio, da assessore, è stato l’artefice della valorizzazione dell’arte contemporanea a Gibellina: è lui che ora dirige il Mac ed è lui che ha voluto la grande mostra dedicata a Frida Khalo che si è chiusa da poco. «Ora – dice Salvatore Sutera, sindaco di Gibellina e da qualche mese presidente del Gal Valle del Belìce – si deve puntare a rendere economico questo patrimonio per la città. Far diventare Gibellina un luogo non solo conosciuto nel mondo, ma anche grande attrattore per il turismo, in modo da creare economia intorno a questo patrimonio». Ed è proprio il Gal, di cui è direttore Alessandro La Grassa, che raggruppa 12 comuni di quest’area, a farsi promotore di un’idea diversa di pianificazione economica e di progettualità: «Avevamo bisogno di un soggetto che potesse dialogare con le istituzioni – dice Nicolò Catania, sindaco di Partanna e da poco eletto deputato all’Assemblea regionale siciliana –: il Gal ha in qualche modo questa funzione».

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Darsi una strategia appare a questo punto urgente. Per una serie di motivi: il primo è sicuramente quello di fermare il declino demografico dei comuni dell’area. Lo si legge a chiare lettere nel Pino strategico che la società padovana Sinloc (Sistemi iniziative locali) in raggruppamento con la società trapanese Ada comunicazione ha preparato per il Gal: negli ultimi dieci anni sono stati persi 5.600 abitanti che equivale «alla perdita di popolazione di un comune medio del Gal». Insomma è come se uno dei 12 comuni fosse sparito: l’area, dicono i ricercatori di Sinloc, si distingue per una maggiore componente anziana rispetto ad altre aree della Sicilia. E mentre la disoccupazione resta oltre il 22% un’altra considerazione viene fatta sulle competenze e la forza lavoro: «Il numero di cittadini con un titolo elevato è raddoppiato nell’ultimo ventennio ma nonostante questa crescita il numero di laureati in età lavorativa è inferiore rispetto a quello regionale e nazionale. Dal punto di vista dei valori assoluti nel territorio del Gal vi sono 6.735 laureati censiti nel 2020 pari all’11,5% della popolazione (la media nazionale è del 20,1% e quella europea del 40%)» si legge nel documento di Sinloc. Quanto ai settori produttivi tra il 2012 e il 2019 è cresciuto il numero delle unità produttive nel settore agroalimentare del 31,8% (51,7% per le aziende di bevande) e nel contempo il territorio mostra una «tenue vocazione al settore turistico concentrandosi principalmente in attività ricettive extralberghiere e di ristorazione ma manca la sfera collegata alle esperienze organizzate e la loro messa a sistema». Per quanto riguarda l’agroalimentare (che da queste parti presenta casi di assoluta eccellenza) le «aziende belicine sono medio-piccole o piccolissime e il regime fondiario si caratterizza per una elevata frammentazione della proprietà». Le opportunità, anche finanziarie, per cambiare passo su alcuni fronti non mancano. Secondo gli esperti di Sinloc bisogna insistere sulle forme di aggregazione allargando per esempio la partecipazione di altri comuni al Gal, incentivando la partecipazione al Contratto di fiume, aggregandosi a un distretto del Turismo esistente per avere una maggiore forza e capacità di crescita. «Secondo noi – ha detto Andrea Martinez, vicedirettore generale di Sinloc che ha partecipato recentemente alla presentazione del Piano – le sfide che abbiamo evidenziato suggeriscono l’attivazione di una cabina di regia che supporti l’attuazione, il monitoraggio e l’implementazione del Piano strategico stimolando lo sviluppo locale su tutto il territorio belicino».

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