USATO

Valore residuo decisivo per scelta e acquisto

Quanto varrà l’auto a fine noleggio è un dato fondamentale per utenti e fleet manager

di Giulia Paganoni

3' di lettura

Quanto varrà un’auto tra tre anni al termine del contratto di lungo termine? Meglio acquistarla oppure, continuare con un altro periodo d’uso? Sono queste le domande alle quali spesso ci troviamo a dover rispondere prima di fare il passo di parcheggiare una nuova auto in garage o per un fleet manager per rinnovare il suo parco.

Ma partiamo dall’inizio, cos’è il valore residuo? Iniziamo con la premessa che esso è un indicatore fondamentale nella compravendita di auto usate sia di proprietà sia nel Nlt (noleggio a lungo termine) e come tale influenza il canone. Esso sta a indicare quanto sia il prezzo di un veicolo dopo un determinato arco temporale e un certo numero di chilometri percorsi. Per calcolarlo entrano in gioco numerosi parametri, tra cui il chilometraggio, la tipologia di allestimento con i relativi optional nonché la categoria di appartenenza dell’auto (suv, berlina, station, citycar ecc.). Last but not least, il marchio di appartenenza del veicolo se è di appeal o meno e ovviamente se ha avuto successo. Alla luce di questo, possiamo definire il Vr come la somma equivalente al valore di un’auto dopo un certo lasso temporale e con un numero di chilometri (predefiniti) percorsi.

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In linea generale e stando a una media delle stime previsionali, viene calcolato che il valore residuo di un’auto dopo un anno sia del 75% (svalutazione del 25%), dopo due anni del 60% (10% nei dodici mesi) e dopo tre anni del 50% (un altro 10% di svalutazione). Questo significa che nel caso di un Nlt anche la rata varia in base a quanto il bene possa mantenere il suo valore al termine del contratto. Nel momento storico attuale, anche la motorizzazione ricopre un ruolo di primo piano, dato dalle limitazioni in atto nei maggiori centri cittadini nazionali (e non), dove i diesel vengono penalizzati sempre con maggior frequenza e limiti.

Stando a questa panoramica, abbiamo analizzato i dati forniti da AutoVista, secondo i quali il valore residuo delle flotte è in leggero miglioramento, con un più uno per cento. Ovviamente, come anticipato, i veicoli che montano una motorizzazione a gasolio soffrono per la pressione delle norme vigenti. Pertanto, il gap tra benzina e diesel si sta riducendo sempre più a favore dei primi: era circa il 6% e adesso viaggia intorno al 4%, si tratta della perdita di due punti percentuali su auto di 36 mesi e con una percorrenza di 90.000 km.

Facendo un’analisi sulle carrozzerie, il valore residuo degli sport utility (suv) sono in aumento circa del 37% (sempre riguardo modelli di 36 mesi di età e con 90.000 km) risultando in media sopra di 4 punti percentuali al mix delle altre carrozzerie. Questo fattore d’influenza del valore lo possiamo chiamare “moda”; infatti, il mercato in generale predilige vetture con le ruote alte e questo significa che la domanda di mercato è elevata e i prezzi si mantengono nel tempo anche per i veicoli di seconda mano.

Un dato interessante giunge dal mercato tedesco, dove il valore residuo delle auto con powertrain diesel ha arrestato la discesa (durava da metà 2016) e hanno iniziato un accenno di ripresa. Questo significa che potrebbe accedere anche nel mercato nostrano, tutto sta anche nella legislazione mettere in atto delle norme che prendano in considerazione anche quelle categorie di automobilisti che fanno tanti chilometri durante l’anno.

In sostanza, questi calcoli stanno a dimostrare una semplicissima formula matematica con rapporto di proporzionalità inversa che può essere applicata alle flotte (o anche alle formule di finanziamento con rata finale): con più il valore di un’auto si mantiene con più le rate sono vantaggiose mentre nel caso di una perdita del Vr anche le rate avranno un rialzo perdendo quindi il valore finale (dopo un tot di tempo) dell’usato sul mercato.

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