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Varato dal governo il Dpcm di riforma del Ministero della Cultura

Il Dpcm separa la tutela dalla valorizzazione, suddivide le strutture di comando del MiC in dipartimenti e aumenta il numero di dirigenti generali

di Cosenza Giuseppe

2' di lettura

Nella serata del 7 agosto il Consiglio dei Ministri ha approvato il Dpcm recante “Disposizioni urgenti in materia di processo penale, processo civile, di contrasto agli incendi boschivi, di recupero dalle tossicodipendenze, nonché in materia di personale della magistratura, del Ministero della Giustizia e del Ministero della Cultura” in cui è prevista la riorganizzazione del dicastero di via del Collegio Romano, 27.

L’art 10 prevede la ripartizione del MiC in aree funzionali secondo la seguente suddivisione: «a) tutela dei beni culturali e paesaggistici; b) gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, degli istituti e dei luoghi della cultura; c) promozione dello spettacolo, delle attività cinematografiche, teatrali, musicali, di danza, circensi, dello spettacolo viaggiante; promozione delle produzioni cinematografiche, audiovisive, radiotelevisive e multimediali; d) promozione delle attività culturali; sostegno all'attività di associazioni, fondazioni, accademie e altre istituzioni di cultura; e) studio, ricerca, innovazione ed alta formazione nelle materie di competenza; f) promozione del libro e sviluppo dei servizi bibliografici e bibliotecari nazionali; tutela del patrimonio bibliografico; gestione e valorizzazione delle biblioteche nazionali; g) tutela del patrimonio archivistico; gestione e valorizzazione degli archivi statali; h) diritto d’autore e disciplina della proprietà letteraria; i) promozione delle imprese culturali e creative, della creatività contemporanea, della cultura urbanistica e architettonica e partecipazione alla progettazione di opere destinate ad attività culturali».

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Quattro dipartimenti e 32 dirigenti

Sempre lo stesso articolo prevede la suddivisione per dipartimenti per un numero non superiore a quattro, in riferimento alle aree funzionali sopracitate e un numero di dirigenti pari a 32, inclusi i capi dei dipartimenti. Gli attuali incarichi dirigenziali generali e non generali decadono con il perfezionamento delle procedure di conferimento dei nuovi incarichi, inoltre il Dpcm salva l'unità di missione per l’attuazione del PNRR, incardinata nella struttura del Segretaria Generale del MiC che non viene intaccata dalla riforma.

Effetti

Da una prima lettura del Dpcm, il quale dovrà essere convertito in legge dalle Camere, nelle aree funzionali compare una netta separazione tra tutela del patrimonio culturale e la sua gestione e valorizzazione, compresi gli istituti e luoghi di cultura. Potenzialmente potrebbero esserci due direttori per ognuna delle due funzioni e, quindi, agire in maniera disgiunta. Le imprese culturali e creative avranno una propria specificità e saranno collegate alla creatività contemporanea. Inoltre, si allunga la catena di comando con l'inserimento dei quattro dipartimenti e i loro responsabili, tutti di nomina fiduciaria diretta da parte del Ministro della Cultura, a cui si aggiungeranno i dirigenti generali e non generali e, infine, i funzionari. È ovvio che la nomina diretta dei responsabili dei dipartimenti, influenzerà anche tutte le altre nomine compresa quella della Direzione generale dei musei dello Stato, attualmente in capo a Massimo Osanna, attualmente in regime di proroga e il cui interpello è scaduto a fine luglio scorso. Si ritorna al passato, ripercorrendo la riforma per dipartimenti voluta dal Ministro Rocco Buttiglione, in carica nel dicastero per quasi un anno dall'aprile 2005 al maggio 2006, rivelatasi un flop per poi ritornare a una struttura divisa per direzioni generali.

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