Vaticano: la Chiesa di Francesco, «verso le riforme» ma per ora prevale la cautela
Votata la relazione finale (prossimo round 2024). Controversi i capitoli di donne e celibato. Sparita la dizione Lgbtq
di Carlo Marroni
I punti chiave
3' di lettura
Una chiesa che si apre alle riforme e, nello spirito di Papa Francesco. Ma certamente senza strappi, che alzerebbe il rischio di rotture, anche se ormai di scismi non si parla più. E’ stata pubblicata la Relazione di Sintesi a conclusione della XVI Assemblea generale sulla sinodalità, votata nell’ultimo giorno, sabato 28 ottobre.
Su alcuni punti sono emerse delle differenze, come sui temi di apertura alle donne su maggiori ruoli (non certo le donne prete, quello è del tutto escluso, anche dal Papa), come il diaconato, o anche il passaggio di avviare una riflessione sul celibato obbligatorio dei preti. Inoltre dalla bozza iniziale è spartito prima del voto l’acronimo Lgbtq: alla omosessualità – non proprio sconosciuta dentro la Chiesa - si accenna ma in modo del tutto inoffensivo. Questa relazione conclude un mese di lavori dentro l’aula Paolo VI, e farò da base alla prossima sessione che si terrà tra un anno esatto, e quindi gli scontri e divisioni (ammesso che ci siano) si verificheranno allora, alla vigilia tra l’altro dell’apertura dell’Anno Santo, ammesso che i padri sinodali riescano ad arrivare in Vaticano visto lo stato della viabilità di Roma.
Ministero e magistero, pace e clima, poveri e migranti, ecumenismo e identità
Più in generale – scrive Vatican News, il canale digitale ufficiale – i temi trattati e messi sul tavolo, sono – oltre a donne e laici, sacerdozio e diaconato – anche ministero e magistero, pace e clima, poveri e migranti, ecumenismo e identità, nuovi linguaggi e rinnovate strutture, vecchie e nuove missioni (anche digitali), ascolto di tutti e approfondimento – non superficiale - su tutto, anche le questioni più “controverse”.
Insomma, quelle che emerge è un rinnovato sguardo al mondo e alla Chiesa e alle loro istanze. Circa quaranta le pagine del documento frutto del lavoro dell’assemblea che «si è svolta mentre nel mondo infuriano vecchie e nuove guerre, con il dramma assurdo di innumerevoli vittime. Il grido dei poveri, di chi è costretto a migrare, di chi subisce violenza o soffre le devastanti conseguenze dei cambiamenti climatici è risuonata tra noi, non solo attraverso i mezzi di comunicazione, ma anche dalla voce di molti, personalmente coinvolti con le loro famiglie e i loro popoli in questi tragici eventi», recita il documento (Premessa). A questa sfida e a tante altre la Chiesa universale ha provato ad offrire una risposta nei Circoli minori e negli interventi in Aula. Tutto è, come detto, confluito nella Relazione di sintesi, suddivisa in tre parti, che traccia la strada per il lavoro da svolgere nella seconda sessione del 2024.
Migranti, «fonte di arricchimento»
Il focus si concentra su migranti e rifugiati che «diventano fonte di rinnovamento e arricchimento per le comunità che li accolgono e un’occasione per stabilire un legame diretto con Chiese geograficamente lontane».
Di fronte ad atteggiamenti sempre più ostili nei loro confronti, il Sinodo invita «a praticare un’accoglienza aperta, ad accompagnarli nella costruzione di un nuovo progetto di vita e a costruire una vera comunione interculturale tra i popoli». Fondamentale in questo senso, dice la relazione, il senso il «rispetto per le tradizioni liturgiche e le pratiche religiose», come pure per il linguaggio. Ad esempio una parola come “missione”, in contesti in cui «l’annuncio del Vangelo è stato associato alla colonizzazione e persino al genocidio”, è carica di “un retaggio storico doloroso» e ostacola la comunione. «Evangelizzare in questi contesti richiede di riconoscere gli errori compiuti, di apprendere una nuova sensibilità a queste problematiche», afferma il documento.
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