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Vaticano: chiesti in tutto 73 anni per gli imputati, 7 anni e 3 mesi per il cardinale Becciu

Il processo riguarda lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese

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2' di lettura

Sette anni e tre mesi di reclusione, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. É la richiesta di condanna del Promotore di giustizia, Alessandro Diddi, per il cardinale Angelo Becciu nell'ambito del processo per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese. In Svizzera ci furono sequestri di conti milionari dei prelati coinvolti nella vicenda dell’immobile di Sloane Avenue.

Chiesti per gli imputati 73 anni e un mese di reclusione

Il promotore di giustizia Vaticano ha complessivamente chiesto, per i dieci imputati sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, 73 anni e un mese di reclusione, più pene interdittive e pecuniarie di vario tipo.

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Le pene richieste nel dettaglio

Nel dettaglio, il pm Diddi ha chiesto per Brullhart 3 anni e 8 mesi; per mons. Carlino 5 anni e 4 mesi; per Crasso 9 anni e 9 mesi; per Di Ruzza 4 anni e 3 mesi; per Cecilia Marogna 4 anni e 8 mesi; per Mincione 11 anni e 5 mesi ; per Squillace 6 anni; per Tirabassi 13 anni e 3 mesi; per Torzi 7 anni e 6 mesi.

Legali Becciu: processo ha dimostrato la sua assoluta innocenza

«Le richieste del Promotore di giustizia non tengono conto degli esiti del processo, che ha dimostrato l'assoluta innocenza del Cardinale per l'operazione relativa al Palazzo di Londra e per ogni altra accusa», hanno scritto in una nota gli avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, difensori del Cardinale Becciu. «Sulla base di teoremi clamorosamente smentiti in dibattimento il Promotore di Giustizia ha continuato a sostenere una tesi sganciata dalle prove e ne prendiamo atto. Quanto alle richieste del Promotore - scrivono gli avvocati di Becciu - neanche un giorno sarebbe una pena giusta. Solo il riconoscimento dell’assoluta innocenza e l'assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo. Il Cardinale è stato sempre un fedele servitore della Chiesa e ha sofferto in silenzio, difendendosi nel processo e partecipando attivamente alle udienze. Sottoponendosi per diverse giornate a estenuanti interrogatori ha chiarito ogni equivoco, dimostrando assoluta buona fede e correttezza».

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