ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùSanta Sede e diplomazia

Vaticano-Cina, segnali di dialogo “a distanza”. Si va verso un disgelo?

Il Papa e il presidente cinese Xi Jinping sono passati entrambi nella capitale kazaka, ma nessun incontro (per ora). A breve il rinnovo dell’accordo sulla nomina dei vescovi

di Carlo Marroni

Kazakistan, il Papa ricevuto dal presidente Tokayev

3' di lettura

Il Papa parla (di Cina). E Pechino risponde. Dialogo a distanza, ma anche ravvicinato. Una storia politico-religiosa che dalla rottura dei rapporti diplomatici con la Santa Sede decisa da Mao nel 1951 arriva fino ad oggi, tra alti e bassi, persecuzioni e timidi passi di dialogo. Che in questi ultimi giorni sono tornati alla ribalta.

Il Papa è nella capitale Kazakhstan per congresso dei leader religiosi, e pure il presidente cinese Xi Jinping, è stato a Nur-Sultan per il summit della Shanghai Cooperation organisation, una sorta di Nato asiatica. Ma non si vedono (almeno per quanto se ne sa), un eventuale incontro chissà se mai ci sarà. Il Papa dice: «Sono pronto ad andare in Cina», dichiarazione fatta nel volo di andata. E Pechino (non era scontato) risponde: la Cina «apprezza la benevolenza e la cordialità di Francesco e continuerà a comunicare col Vaticano», assicurando la «disponibilità a dialogo e cooperazione», la detto la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning.

Loading...

Il primo messaggio per un viaggio in Cina già nel 2014

Non è la prima volta che lo dice: «Se io ho voglia di andare in Cina? Ma sicuro: domani!» aveva risposto già il 18 agosto 2014 – ricorda l'agenza Fides – di ritorno da Seul: «Rispettiamo il popolo cinese; soltanto, la Chiesa chiede libertà per la sua missione, per il suo lavoro; nessun'altra condizione». Da allora molto è accaduto: nel 2018, al termine di un lungo negoziato condotto dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, il “pivot” da molti anni dei rapporti con Pechino, è stato firmato un accordo biennale sulla nomina dei vescovi. Il protocollo, rimasto segreto, è stato già rinnovato una volta nel 2020, decisione che vide la fortissima opposizione dell'amministrazione Trump, tanto che il segretario di Stato Mike Pompeo venne a Roma praticamente a questo scopo, e naturalmente non fu ricevuto dal Papa. Dietro questa iniziativa certamente anche il mondo cattolico ultraconservatore americano – quello che attacca ora il Papa sul tema della comunione a Biden, presidente cattolico “pro-choice” sull'aborto - che in queste circostanze si salda con il potere economico repubblicano e le centrali finanziarie vicine al mondo militare.

La trattativa diplomatica gestita dal cardinale Parolin

Il Papa dice che l'accordo «Va bene. Chi porta avanti questo accordo è il cardinale Parolin che è il migliore diplomatico della Santa Sede, un uomo di alto livello diplomatico. E lui sa muoversi, è un uomo di dialogo, e dialoga con le autorità cinesi. Credo che la commissione che lui presiede ha fatto di tutto per portare avanti e cercare una via di uscita e l'hanno trovata. E Parolin – che da sottosegretario agli esteri della Santa Sede, già nel 2007 con Benedetto XVI, fu protagonista nella famosa Lettera ai cattolici cinesi, che segnò l'inizio di una svolta dopo decenni di chiusure e persecuzioni (proseguite comunque per molto tempo a venire) – discretamente commenta: «Quando si tratta con qualcuno bisogna partire sempre dal riconoscere la sua buona fede altrimenti il negoziato non ha senso»: il porporato si è detto convinto che l'Accordo con la Cina - per ottenere che tutti i vescovi siano in comunione con il Papa, pienamente cinesi e pienamente cattolici - si rinnovi. Pochi giorni fa le delegazioni dei due stati si sono incontrate a Tianjin per parlare del secondo rinnovo dell'accordo, anche se la coincidenza con l'imminente XX congresso del Pcc, che confermerà Xi per un altro quinquennio: molti osservatori ritengono improbabile che l'annuncio sul rinnovo dell'intesa avvenga in contemporanea con il congresso, che ridisegna gli equilibri interni al potere cinese.

L'assemblea dell'Associazione patriottica (organo del Pcc) a Wuhan

Di rinnovo dell'accordo non si è parlato in agosto a Wuhan invece all'Assemblea nazionale dell'Associazione Patriottica, emanazione del Partito comunista nata nel 1957 per tenere sotto controllo i cattolici (quelli fedeli a Roma per anni hanno fatto capo alla perseguitata “chiesa sotterranea”). In contemporanea si è tenuta l'assemblea della Conferenza Episcopale Cinese, anche quella non riconosciuta da Roma. Ebbene, al vertice di entrambe le organizzazioni sono stati “eletti” due vescovi in piena e pubblica comunione con il Papa. Insomma, è stato lanciato un timido segnale di pacificazione progressiva. Da quando è stato firmato l'accordo secondo le nuove procedure condivise (che restano comunque segrete) sono stati nominati sei vescovi – anche i primi due erano già stati approvati in precedenza dalla Santa Sede – e tre vescovi clandestini sono stati riconosciuti e regolarizzati secondo le norme.

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti