Santa Sede

Vaticano: Francesco abolisce un privilegio, cardinali e vescovi giudicati come tutti nel tribunale ordinario

ll Motu Proprio del Papa introduce una grossa novità, anche se resta l’autorizzazione preventiva del Pontefice per portare a processo porpore e presuli

di Carlo Marroni

Papa Francesco

2' di lettura

Basta ai privilegi, anche quelli “giudiziari”. D’ora in avanti cardinali e vescovi accusati di reati penali dai magistrati vaticani, se rinviati a giudizio, saranno processati dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano come tutti gli altri e non da una Corte di Cassazione presieduta da un cardinale, come avveniva fino ad oggi, e che dentro le mura leonine ha la denominazione di Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. È una grossa novità quella introdotta dal Motu proprio di Francesco che modifica l’ordinamento giudiziario dello Stato vaticano promulgato nel marzo 2020. Non cambia invece la necessità dell’autorizzazione previa del Pontefice per portare cardinali e vescovi a processo.

«Eguaglianza tra tutti i membri della Chiesa»

La modifica della legislazione - rileva Vatican News - arriva dopo l’intervento che lo stesso Francesco aveva pronunciato all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Vaticano, il 27 marzo scorso. Il Papa, nel Motu proprio, citando le parole pronunciate in quell’occasione, richiama la «prioritaria esigenza, che - anche mediante opportune modifiche normative - nel sistema processuale vigente emerga la eguaglianza tra tutti i membri della Chiesa e la loro pari dignità e posizione, senza privilegi risalenti nel tempo e non più consoni alle responsabilità che a ciascuno competono nella aedificatio Ecclesiae». È dunque sulla base di un principio di uguaglianza di tutti i membri della Chiesa, che Francesco stabilisce di abolire l’articolo 24 dell'ordinamento, dove si prevedeva per cardinali e vescovi accusati di reati penali nell’ambito dello Stato vaticano, il ricorso alla Corte di Cassazione. Una Corte che è costituita da tre cardinali e da due o più giudici applicati.

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Restano i tre gradi di giudizio del Tribunale

Cardinali e vescovi rinviati a giudizio per reati penali comuni (non legati alla violazione di leggi ecclesiastiche regolate dal Diritto canonico) saranno pertanto giudicati al pari di tutti dallo stesso Tribunale vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone, secondo i tre gradi di giudizio. Viene infatti introdotto un nuovo comma dell'ordinamento giudiziario: «Nelle cause che riguardino gli Eminentissimi Cardinali e gli Eccellentissimi Vescovi il tribunale giudica previo assenso del Sommo Pontefice». Ciò che resta immutata è la necessità, per cardinali e vescovi, di un’autorizzazione previa del Papa perché siano processati. «Qualcosa di simile avviene negli Stati che prevedono un’autorizzazione a procedere da parte dei Parlamenti per processare capi di Stato o ministri».

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