Finanze pontificie

Vaticano: nell’immobile di Londra persi 217 milioni di euro

La cifra è emersa nel corso dell’udienza del processo sullo scandalo di Sloane Avenue, costato 350 milioni; a breve la fase del dibattimento

di Carlo Marroni

(foto imagoeconomica)

2' di lettura

Un “buco” finanziario di 217 milioni di euro. Questo (per ora) il risultato dell'operazione di acquisto dell'immobile di Londra, Sloane Avenue 60, comprato nel 2014 (prima metà, poi tutto nel 2018) dalla Segreteria di Stato, e ora in fase di cessione a Bain Capital. La perdita stimata fino a qualche tempo fa era di 100 milioni di sterline, ora decisamente più alta. La cifra è emersa durante l'udienza in Vaticano del processo che vede imputati finanzieri, monsignori, funzionari e anche il cardinale Angelo Becciu, che nel 2014 diede il via all'operazione immobiliare. Da un anno il Papa ha sottratto alla Segreteria di Stato la gestione dei fondi, concentrandoli (assieme ad altri enti) nell'Apsa e sotto il controllo della Segreteria per l’Economia, guidata dal prefetto Juna Guerrero Alves.

Il palazzo di lusso comprato (in due fasi) per 350 milioni. Vicina la vendita

La perdita di 217 milioni di euro è stata quantificata dal Promotore di giustizia (la pubblica accusa del Vaticano) Alessandro Diddi. L'immobile di prestigio di Sloane Avenue era stato acquistato per un costo indicato di oltre 350 milioni, ed effettuato in due fasi, e che ha visto coinvolti i finanzieri Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi. Il processo, avviato in luglio, è ancora bloccato su questioni procedurali: nell'ultima seduta è intervenuto il legale dello Ior, parte lesa, sostenendo le ragioni della ‘banca' per costituirsi parte civile. Lo Ior, ha ricordato il legale citando un interrogatorio agli atti del processo, ogni anno “girava” al Papa i propri utili, per diversi anni sono ammontati a 50 milioni, che poi – a detta del legale - li metteva a disposizione della Segreteria di Stato.

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Martedì 1 marzo l’ordinanza di Pignatone sulle richieste di nullità

Il presidente del Tribunale Pignatone, dopo oltre tre ore di discussione nelle quali ha ascoltato anche l'ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick che difende la parte lesa Apsa, ha rinviato l'udienza a martedì, seduta nella quale dovrebbe emettere l'ordinanza con la quale si deciderà sulle molte richieste di nullità avanzate dalle difese e quindi, eventualmente, entrare nella fase di merito del processo. Le difese di alcuni imputati, tra i quali Domenico Aiello che assiste Nicola Squillace, hanno ribadito le eccezioni di nullità del processo e stigmatizzato il modus operandi dell’ufficio del Promotore di Giustizia. Flick, difensore dell’Apsa, ha sottolineato invece la legittimazione dell’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede, guidata da Nunzio Galantino, di essere parte civile del processo. «L’investimento in un immobile viene fatto per la prima volta nel 2014 - ha affermato Flick - ma la proprietà viene schermata in una struttura finanziaria impedendo ad Apsa di svolgere le sue prerogative». La fase preliminare - ha aggiunto l’ex ministro - «dura da sette mesi e un giorno. L’Autorità vaticana è stata a disposizione degli imputati. Le parti hanno potuto presentare le loro perplessità, è tempo per andare oltre».


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